CAMERA, TACCONI PASSA AL PD: DA M5S DISINTERESSE PER ITALIANI ESTERO Roma - “Il Pd, con il suo segretario nonché presidente del Consiglio Matteo Renzi, sta cercando quotidianamente di riportare crescita economica e fiducia nel futuro attraverso un deciso cambiamento in tutti i settori della politica e della società italiana. Voglio sottolineare la ritrovata credibilità internazionale del nostro Paese nel corso degli ultimi due anni: noi che viviamo all’estero sappiamo quanto sia importante. È fondamentale agli occhi dei nostri connazionali tornare ad essere fieri di chi li rappresenta e orgogliosi di essere italiani”: così l’ex deputato M5S Alessio Tacconi – eletto all’estero nella Circoscrizione Europa - che ha lasciato il movimento oltre un anno fa per aderire al gruppo misto e lo scorso 13 aprile ha annunciato la sua adesione al Pd nel corso di una conferenza stampa alla Camera. “Nel Movimento5 Stelle – ha aggiunto il deputato - non c’è mai stata una politica sui temi degli italiani all’estero e non c’è mai stata neanche la volontà di svilupparla e di concretizzarla. Al contrario, mentre il M5S ha dimostrato in questo periodo di tempo la sua inconsistenza, c’è stato un serio e costante tentativo di stabilizzazione del difficile contesto politico del nostro Paese da parte delle forze politiche che rappresentano la maggioranza che sostiene l’attuale governo. Allo stesso modo, c’è stato un convinto ed efficace percorso di riforme, prime fra tutte quella costituzionale e una nuova legge elettorale, fino ad arrivare alle altre riforme su lavoro, giustizia, fisco, pa, scuola”. Tacconi – accompagnato in sala stampa da un’altra parlamentare del Pd eletta all’estero, Laura Garavini - non lesina critiche verso il M5S che definisce “una gigantesca farsa, che ha tradito le aspettative di chi l’ha votato. Tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale si sono rivelate nel migliore dei casi parole al vento, molto più spesso sono stati slogan per lucrare sulle difficoltà del Paese e dei cittadini per puro calcolo elettorale”. Nello specifico dei temi legati agli italiani all’estero, Tacconi ha sottolineato “la considerazione quasi nulla che il Movimento 5 Stelle ha sempre rivolto e continua a rivolgere alle comunità italiane all’estero”. “Ho depositato – aggiunge il deputato - proposte di legge in materia di revisione dell’esercizio di voto per gli elettori all’estero, sulla riforma degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero, in materia di Istituti italiani di cultura e infine in merito al pagamento dell’Imu sulla prima casa per i pensionati italiani all’estero”. “Molte di queste iniziative – sottolinea ancora Tacconi - sono state condivise e sottoscritte in maniera trasversale dai miei colleghi eletti all’estero, mentre sono state snobbate se non boicottate dai miei ex colleghi del Movimento”. L’ex grillino denuncia inoltre da parte del Movimento la volontà di “minare alla base la struttura di rappresentanza delle nostre comunità all’estero, di cui la cosa più grave è stata il tentativo di abrogazione della circoscrizione estero stessa, in occasione del recente passaggio alla Camera della riforma costituzionale, che aveva la volontà di privare gli italiani all’estero dei loro rappresentanti in Parlamento”. Al contrario, aggiunge Tacconi, “l’attuale maggioranza e l’attuale governo hanno dimostrato una grande attenzione verso le nostre comunità nonostante i tagli del budget”, difendendo “l’esistenza della circoscrizione estero, introducendo l’esenzione del pagamento dell’Imu sulla prima casa per i pensionati italiani residenti all’estero, indicendo nuove elezioni per i Comitati degli italiani all’estero dopo un’attesa di undici anni, procedendo a una forte riduzione dei tagli dei contributi ai patronati, dimostrando grande sensibilità verso le criticità derivate dalla riduzione del numero delle sedi consolari”. Laura Garavini dà il suo “sincero benvenuto” a Tacconi: “Credo che questa scelta – afferma la deputata del Pd eletta all’estero - oltre che meritare grande rispetto, esprima una grande coerenza” e “testimonia la decisione di chi non può più stare al margine della politica”, ma ha “voglia di rimboccarsi le maniche all’interno di un gruppo e di un partito che, anche in qualità di forza di governo, si sta rivelando particolarmente attraente nella misura in cui sta riformando il Paese, sta dimostrando che un altro Paese è possibile”. (NoveColonne ATG)
 
RISOLUZIONE UE SUL GENOCIDIO DEGLI ARMENI
 
Il Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzione sul genocidio armeno per ricordare i cento anni di quella tragedia. Forte anche l’esortazione alla Turchia di continuare i suoi sforzi per il riconoscimento di quel massacro, avvenuto a conclusione dell’Impero Ottomano. Il servizio di Giancarlo La Vella: Bruxelles sottolinea che quello compiuto fra il 1915 e il 1917 nell'Impero ottomano contro un milione e mezzo di armeni è un genocidio e si chiede che Ankara apra i propri archivi per fare i conti col passato. Inoltre si auspica che Turchia e Armenia normalizzino le proprie relazioni. L'Aula ha auspicato che si affermi uno spirito europeo di solidarietà e di giustizia e ha approvato anche un emendamento al testo che elogia il recente messaggio di Papa Francesco. Rispondendo ad una domanda di un giornalista sull’utilizzo del termine genocidio, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha spiegato che le parole del Papa si inseriscono in una linea precisa già tracciata da Giovanni Paolo II: “Quello che ha detto il Papa mi sembra chiaro come il sole. Ha usato il termine “genocidio”, mettendosi in continuità con un uso già compiuto di quella definizione, di quella parola. Dice anche generalmente ritenuto il primo del secolo”. (Giancarlo La Vella)
 
LE “5 SORELLE” NEL MIRINO: INTASCANO I TRIBUTI, MA LA SICILIA LI RECLAMA…
 
Per tanti anni le “sette sorelle” sono state sinonimo di strapotere, ricchezza, petrolio. Il governo del mondo. Oggi le sorelle sono cinque e con il petrolio non c’entrano niente. E nemmeno con lo “strapotere”. Le cinque regioni a statuto speciale dell’Italia repubblicana, e cioè la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia, le Province di Trento e Bolzano, la Sardegna e la Sicilia, sono il simbolo di privilegi perché godono di una legislazione “di favore”. Il “j’accuse” viene da chi meno te lo aspetti, il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, il cui cognome sembra evocare l’uomo comune italiano, che non sopporta i privilegi, ovunque si siano annidati. Il signor Rossi, però, non è una persona qualsiasi, è un autorevole rappresentante delle istituzioni e la sua requisitoria contro le “speciali” ha provocato reazioni disparate. A rispondergli, per le rime, è Debora Serracchiani, vice segretario nazionale del Pd, che non ha affatto gradito. Enrico Rossi sostiene che la spesa pro capite annua dello Stato per i cittadini che risiedono nelle “speciali” è di 480 euro contro i 2700 delle altre regioni. Scendendo nei dettagli, Rossi riferisce che il Friuli trattiene l’80 per cento dei tributi erariali e il Trentino il 100 per cento. Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli, fa notare che ci sono regioni virtuose ed altre affatto virtuose. E il suo rilievo è un assisti imperdibile per Enrico Rossi, il quale sposta il tiro dalle speciali alla Sicilia, la quale trattiene il 100 per cento dei tributi, a suo avviso, e riceve finanziamenti ad hoc. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, probabilmente, non è stato informato della contesa “in famiglia” fra Rossi e Serracchiani. Meglio così, altrimenti sarebbe uscito al naturale, perché da tempo su questo argomento non riesce a trattenere la bile. Nel corso di un convegno dedicato alla legalità, Ardizzone ha sparato a zero sullo Stato proprio a causa dei trasferimenti, in particolare sulle accise, i tributi che lo Stato dovrebbe riconoscere alla Regione siciliana a statuto speciale. “Ci sono regioni indebitate fino al collo”, ricorda Ardizzone, “come la Campania, il Piemonte, il Lazio, ma è la Sicilia a rimanere sotto torchio per il debito accumulato, tre miliardi. Che è però niente se si tiene conto che ne dovrebbe ricevere otto per le accise, i tributi che per Statuto dovrebbero andare alla Sicilia”. Enrico Rossi, insomma, ha torto marcio, secondo Ardizzone. La Regione siciliana è speciale, ma è come se non lo fosse. (fonte: siciliainformazioni)