Breve riflessione di un giovane migrante siciliano. Giovane migrante siciliano.

Così mi piace considerarmi. Si tratta di una scelta, quella della disponibilità a migrare, che molti giovani come me fanno in risposta alla precarietà che li circonda. Un fatto ben diverso dall’emigrazione dei nostri nonni che lasciavano per sempre le loro terre

 in un ‘esilio’ necessario per dare alla propria famiglia uno spazio, una possibilità. La nostra è tutta un’altra storia, è una migrazione che potremmo eufemisticamente definire anche essa precaria. È la storia di migliaia di giovani che, nel nuovo secolo della globalizzazione, di fronte alle incognite di un futuro incerto e di una Sicilia dal panorama sempre più tristemente grigio, scelgono di viaggiare, migrare appunto. Si va, si ritorna e si va di nuovo, si raccolgono esperienze, ci si arricchisce della diversità, si creano percorsi di vita. Si cresce. A volerla dire tutta, il mio è il caso di un giovane migrante siciliano stregato dal fascino sudamericano fin da piccolo e innamorato dell’Argentina sin dal primo incontro nel maggio 2006. Tornare dopo quasi due anni in un paese distante un oceano dalla tua terra madre, e sentirsi a casa è segno inequivocabile di un rapporto intimo, duraturo, che il tempo ha rafforzato. Così come quando l’avevo lasciata, nel dicembre 2006, Rosario, mia seconda casa e seconda città dell’Argentina, continua un processo di crescita virtuoso. Gli oltre venti anni di amministrazione socialista hanno, infatti, permesso uno sviluppo che, con tutti i suoi ostacoli, ha cambiato il volto della città rendendola più vivibile: le strade larghe e luminose, perfettamente ordinate in cuadras di cento metri, permettono un facile orientamento, gli ampli parchi e spazi verdi sono ideali per correre o sdraiarsi tranquillamente a bere un mate, la valorizzazione delle fonti ricche d’acqua e il lungo Paranà rendono l’ambiente fresco e godibile. Dallo scorso anno, per la prima volta nella storia argentina, anche il governo della provincia di Santa Fé, (giuridicamente le province argentine corrispondono alle nostre regioni) è andato al partito socialista lasciando presagire anche qui l’avvio di un processo di sviluppo in netta controtendenza rispetto alle città e alle province del resto del paese governate dal partito justicialista. Riccardo Coppola, corrispondente da Rosario, Santa Fè Argentina