Il Perù continua ad essere escluso dal quadro di tutela pensionistica, fiscale e sanitaria che regolamenta i rapporti con la stragrande maggioranza dei Paesi di emigrazione italiana con i quali l’Italia ha stipulato specifiche convenzioni. E’ per questa illogica e incomprensibile esclusione che il Presidente del Comitato italiani nel mondo della Camera dei Deputati, eletto nella Ripartizione America meridionale, annuncia una serie di iniziative, legislative e politiche, volte a sbloccare una situazione che continua a ledere i legittimi interessi dei nostri connazionali che vivono nel Paese sudamericano e le decine di migliaia di peruviani residenti in Italia. Secondo l’On. Porta il danno maggiore lo subiscono gli italiani che vivono in Perù ai quali viene negata sia la possibilità di far fruttare i contributi versati in Italia prima dell’emigrazione (contributi che non vengono restituiti e vanno quindi persi), sia la possibilità di avvalersi delle detrazioni per carichi di famiglia che vengono concesse agli italiani i quali producono reddito in Italia 8anche pensionistico) e residenti in Paesi con i quali l’Italia ha stipulato accordi fiscali, sia dell’assistenza sanitaria garantita spesso dagli accordi di sicurezza sociale a coloro i quali si spostano temporaneamente nei Paesi contraenti. L’assenza di accordi con il Perù è una delle storiche ”dimenticanze” dello Stato italiano che per negligenza, mancanza di visione geopolitica e per apparenti più che reali ragioni economiche continua ad ignorare le pressanti richieste del Governo del Perù (molto interessato agli accordi) e della comunità italiana residente nel Paese latino-americano. Certamente l’Italia deve ancora e soprattutto onorare gli impegni formalmente presi con Cile, Filippine e Marocco con i quali già è stato firmato un accordo ma sinora mai ratificato. Ma queste inadempienze – che ledono la credibilità negoziale del nostro Paese – non giustificano l’inattività con il Perù. Come rilevato dagli stessi ministeri competenti, i benefici che deriverebbero dalla vigenza degli accordi di sicurezza sociale e contro le doppie imposizioni fiscali con il Perù sarebbero fruiti non solo dai lavoratori interessati ma anche dalle imprese italiane che sono interessate ad evitare possibili confusioni a causa di eventuali richieste di doppia contribuzione e tassazione (in Italia e all'estero), al fine di migliorare la propria competitività sul piano internazionale rispetto alle imprese di altri Paesi che invece beneficiano di analoghe convenzioni. Dalla vigenza di accordi fiscali e previdenziali con il Perù deriverebbero quindi benefici, in termini di reciprocità, calcolabili sotto il profilo della tutela pensionistica e sanitaria dei lavoratori, dell’eliminazione della doppia imposizione nonché di aumento dei redditi e della competitività delle imprese. Per quanto sopra rappresentato, l’On. Fabio Porta ha chiesto al Ministero degli Affari esteri, al Ministero del Lavoro e al Ministero dell’Economia e delle Finanze di avviare trattative e negoziati con il Governo e le competenti istituzioni peruviane per verificare la disponibilità del Governo peruviano alla stipula degli accordi, per individuare il numero dei potenziali beneficiari e stabilire i benefici da concedere, e soprattutto per quantificare i costi che, siamo certi, sarebbero compensati dalla qualità e dalla quantità delle tutele garantite.