Galantino (Cei) : siamo alla centoquattresima giornata mondiale. È bene sottolineare questo perché ci evita di costringere i contenuti del messaggio del Papa all’interno degli angusti confini del dibattito nostrano. Non è da oggi che la Chiesa si interessa di questo De Robertis (Migrantes): Dal 2006 al 2017 la mobilità italiana è aumentata del 60% passando da poco più di due milioni a quasi 5 milioni di iscritti all’Aire Dal messaggio di Papa Francesco del 15 agosto 2017: “al riguardo, desidero riaffermare che la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare” ROMA- È stata presentata a Roma, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018 che si celebrerà domenica 14 gennaio presso le migliaia di parrocchie italiane. Il Messaggio di Papa Francesco (Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati) e le iniziative della Chiesa italiana sono state presentate da Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, Mons. Guerino Di Tora, Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, e da Don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Il dibattito è stato moderato dall’autrice e conduttrice di Tv2000 Monica Mondo. Il messaggio del Papa è incentrato su quattro verbi che derivano dalla parola di Gesù e prima ancora dall’antico testamento. Questi verbi non sono quindi solo una conseguenza di un’esigenza attuale. Questo impegno della Chiesa trova continuità in tutti i suoi ambiti, come ha sottolineato la moderatrice dell’incontro, ed è per questo che durante la conferenza è stato inoltre presentato il programma “Italiani anche noi”, dello scrittore e insegnante Eraldo Affinati, che racconta l’Italia dell’accoglienza in un viaggio in dieci tappe alla scoperta delle Penny Wirton, le scuole di italiano per stranieri, gratuite, fondate da Affinati e dalla moglie Luce Lenzi, che partirà da domenica su tv 2000 a partire dal 14 gennaio, la domenica alle 19.30, per dieci domeniche. L’intervento di Mons. Nunzio Galantino ci permette di entrare subito nel cuore del messaggio del Papa, scritto proprio in occasione di questa giornata. “Il messaggio è introdotto da un’espressione dell’antico testamento, in particolare del libro del Levitico, e da un rimando al famoso brano di Matteo 25 ‘ero forestiero e mi avete accolto, ero forestiero e non mi avete accolto’- sottolinea Galantino- e questi riferimenti ci aiutano a chiarire il motivo che spinge da sempre il singolo credente e la comunità cristiana a farsi carico del migrante e del rifugiato. Mettere in capo al messaggio queste frasi vuol dire guardare in un’unica direzione. È il Vangelo che ci interessa e le sue realtà. La Chiesa non intende sostituirsi alla politica e alla responsabilità di chi governa. Sono livelli di intervento diversi”. Galantino ha poi posto una domanda provocatoria e importante che, secondo lui, tutti dovrebbero provare a porsi. “Quale risposta saremmo in grado di dare a chi tra dieci anni dovesse chiederci: ‘mentre era in atto il drammatico evento di flusso di profughi e rifugiati, mentre la gente moriva, non solo nel Mediterraneo, la Chiesa dove stava, cosa faceva?’. Per fortuna la risposta che si potrebbe alla fine formulare, sulla base dei dati che emergono, non è del tutto negativa. Ha infatti sottolineato ancora Galantino che, per quanto riguarda l’andamento delle offerte per la giornata del migrante e del rifugiato i dati sono rassicuranti: nel 2014 siamo a 475.000, 2015 a 497.000, 2016 a 543.162, per il 2017 abbiamo ancora i dati parziali ma pare che si proceda ancora meglio. “Se questi sono i fatti dobbiamo farcene una ragione: è evangelico spendersi per questo e il nostro compito è quello di avere gli occhi e il cuore aperto verso questo tema” afferma Galantino. A entrare poi nel merito del messaggio e dei quattro verbi su cui il Papa si sofferma, in questa descrizione dell’accompagnamento ideale del migrante, ci aiutano le parole di Mons. Guerino Di Tora: “il messaggio del Papa inizia proprio con la parola eterna e salvifica di Dio in due punti fondamentali. Tutto porta a questo senso di accoglienza. Ma prima ancora del semplice accogliere è fondamentale creare una cultura dell’accoglienza, un senso comune del pensare, del ragionare, del porsi nei confronti dell’altro- afferma Di Tora- in questo contesto Papa Francesco declina la sua sollecitudine in quattro verbi. Il primo è accogliere, cioè offrire ai migranti possibilità più ampie di un ingresso sicuro e legale, come quella dei corridoi umanitari, quindi prospettando un contesto di sicurezza per la persona che fugge; all’accogliere segue il proteggere, cioè la difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati. Proteggere anzitutto dall’autorità del paese di provenienza con informazioni certe e certificate prima della partenza, poi da quella del paese di arrivo onde prevenire sfruttamento, tratte e quant’altro offende la dignità umana; il terzo verbo è promuovere, cioè favorire lo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati, a cominciare dal benessere e dell’integrità della famiglia. La famiglia è sempre il punto fondamentale dell’evangelizzazione, di una società che sia veramente portatrice di benessere. Questo discorso deve poter valere anche per le nuove famiglie; al promuovere segue infine l’integrare. Ogni integrazione comporta delle difficoltà ma è un’opportunità per tutti di crescere insieme. Questa è l’ottica: un’opportunità di mutuo arricchimento delle diverse culture. Dobbiamo entrare nell’ottica che le migrazioni non sono la fine del mondo ma l’inizio di un mondo nuovo”. A conclusione di questo viaggio all’interno delle parole del Papa, che ci aiuta a entrare nel vivo dell’ormai imminente giornata dedicata alla sensibilizzazione su questo tema, è intervenuto Don Giovanni De Robertis che si è soffermato sul discorso i numeri e le statistiche che, come egli stesso ha affermato, “ci danno le dimensioni di questa realtà di cui parla il Papa nel suo messaggio”. “Innanzitutto le persone in movimento in questo nostro mondo sono circa un miliardo, quindi uno su sette, se teniamo presenti anche i 700 milioni di migranti interni, oltre i 250 milioni di migranti esteri e i 68 milioni e oltre di richiedenti asilo e rifugiati, un numero quest’ultimo che mai nella storia dell’umanità è stato così alto; ed è proprio quest’ultimo numero che ci dà la percezione del dramma che l’umanità sta vivendo oggi, questa terra mondiale a pezzi di cui parla spesso il Papa.” Don Giovanni ha affrontato poi il tema da un punto di vista inverso rispetto a quello da cui siamo soliti partire, quello degli italiani all’estero. “Quando si parla di migranti in Italia si pensa subito a quanti sbarcano sulle nostre coste o sono presenti nelle nostre città. Io invece vorrei cominciare con qualche numero relativo agli italiani all’estero: dal 2006 al 2017 la mobilità italiana è aumentata del 60% passando da poco più di due milioni a quasi 5 milioni di iscritti all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Il Regno Unito, con 24.771 iscritti, registra il primato assoluto tra tutte le destinazione degli italiani, oltre 50% in più rispetto all’anno precedente, seguito dalla Germania, dalla Svizzera, dal Brasile e Stati Uniti. Partono da tutte le regioni d’Italia, ma soprattutto dal nord. La Lombardia, con quasi 23.000 partenze nell’anno passato, si conferma la prima regione da cui gli italiani hanno lasciato l’Italia alla volta dell’estero, seguita da Veneto, Sicilia, Lazio e Piemonte. Chi parte oggi si trova ad affrontare le stesse difficoltà (sfruttamento, lavoro nero) le stesse accuse che gli immigrati devono affrontare nel nostro Paese. Il coordinatore dei nostri missionari in Gran Bretagna mi raccontava qualche settimana fa che a Londra ogni mese c’è in media un suicidio di un italiano e che lui conosce italiani che vivono in baracche e container”. Quando si parla di migranti quindi si parla prima di tutto di figli della nostra stessa nazione, spesso dimenticati anche da noi. Alla fine dell’incontro lo scrittore Eraldo Affinati, che ha fondato una serie di scuole in Italia, nate per contagio e che sono scuole gratuite fatte da volontari per insegnare italiano, ha presentato il programma dal titolo “Italiani anche noi”. “Il programma tenta di raccontare la realtà delle Penny Wirton, scuole di italiano per immigrati, basato sul rapporto uno a uno, senza classi, senza voti, senza burocrazia- racconta Affinati- abbiamo pensato di raccontare queste Penny Wirton, che significa anche raccontare un’altra Italia, un’Italia che si mette in gioco, da Milano a Roma, da Bari a Lucca; dieci puntate in cui si racconta l’incontro tra un italiano e un immigrato attraverso una modalità che sia in grado di far scaturire tutta l’energia di quest’incontro. C’è un lavoro umano da fare in questo Paese e una trasmissione come “Italiani anche noi” è proprio questo. Non possiamo delegare ai politici il problema dell’immigrazione. Fare accoglienza non vuol dire solo dare il servizio a chi arriva, ma anche dare il sorriso”. (Maria Stella Rombolà- Inform)