Al netto dell’astensione (oltre il 50% in Sicilia, oltre il 60% nel grande municipio di Ostia), la giornata elettorale di domenica 5 novembre ci pone di fronte, come già accaduto in precedenti tornate amministrative, al quadro effettivo della situazione politica nazionale. Un quadro più volte confermato e altrettante volte ignorato. Non sappiamo come andrà questa volta. La questione, come sempre, è l’interpretazione del voto. La maggioranza dei commenti verte sulla –oggettiva- sconfitta di Renzi e sulla riemersione del polo di destra a guida multipla che si contrappone ormai all’altro polo, costituito non più dal PD, ma dal M5S, primo partito in Sicilia e al ballottaggio ad Ostia. La sconfitta del PD viene addebitata dalla sua leadership alle scissioni a sinistra; qualcun altro, un po’ più consapevole, al fatto che si è chiusa anche in Italia, la fase che in Gran Bretagna, per capirci, si era chiusa con la fine di Tony Blair. Le “fasi” arrivano sempre con un attimo di ritardo dalle nostre parti…in contemporanea con l’emergere di un altro labourista, di nome Corbyn. Scandagliando un po’ nel vuoto (pardon, nel voto), sembra che, come già era accaduto a Roma, consistenti fette di elettorato di sinistra si siano spostate sul M5S e questo è anche naturale quando si tratta di contendere alla multiforme e inquietante destra la guida di una regione o di una città. Ma è anche naturale se si tiene in considerazione la scarsa credibilità del centro sinistra – sconfitto pesantemente al Referendum del 4 dicembre del 2016 – o della presunta, quanto inafferrabile alternativa a sinistra del PD, che, con tutta la buona volontà di chi, come me, vi è (ancora per poco) sentimentalmente legato, non offre, al momento, alcuna sensibile concreta prospettiva di alternativa, dilaniata com’è tra letture del mondo e del futuro decisamente differenti, contraddittorie, distanti e difficili da ricomporre se non per via di sbarramento elettorale. Cosa che amplifica ulteriormente la sua scarsa credibilità. Il quadro che ci è di fronte e che appare oggi, credo, con lampante evidenza, è lo stesso quadro che ci stava di fronte anni fa. Anzi, in alcuni momenti di attraversamento dei questa crisi decennale ed epocale che non accenna a ridursi, era stato anche più chiaro. Ma si sa che gli spettri devono essere allontanati finchè si può e ciò è quello che è avvenuto in questi anni, nel PD (grazie anche all’invenzione di Renzi, ma anche ben prima di lui) e purtroppo, io credo, anche in molte delle forze che oggi si propongono come polo alternativo a sinistra del PD: lo spettro era costituito ed è costituito dalla condizione del digiuno, che, come dice un intellettuale intelligente di destra (Buttafuoco, guarda chi ci tocca citare), il sazio – a meno di uno spossante sforzo delle meningi – non sa e non può comprendere, a prescindere, aggiungo io, se sia un sazio di destra, di centro o di sinistra. Quanto appunto a questa sinistra-sinistra, purtroppo in alcuni ambiti irreparabilmente impellicciata, stando a quest’ultimo responso elettorale, non appare in particolare sintonia né con la penuria, né con il freddo che in questo inverno attanaglierà i 5 milioni di italiani in povertà assoluta e gli altri 15 milioni in povertà relativa (che insieme fanno il 30 e passa per cento della popolazione totale). Questo 30% non li vota, piuttosto che votarli si astiene. Bisognerà farsene una ragione ? Ecco dunque: al netto dell’astensione, il quadro è ormai chiaro. Al lordo dell’astensione, invece, il quadro è più che limpido. Se ci fosse una forza politica, un movimento, un gruppo di persone, (un’avanguardia, si diceva una volta), in grado di interpretare correttamente questo quadro – cioè semplicemente di vederlo – , forse, interventi esterni a parte, conquisterebbe il Parlamento nel prossimo marzo. Dice: ma come si fa ? Basterebbe aprire gli occhi, cioè togliersi la pelliccia e digiunare una settimana. E vedere l’effetto che fa. (Inviato da cambiailmondo)