La proposta di legge elettorale, che sulla carta avrebbe dovuto avere il consenso dell'80% del Parlamento, torna in Commissione dopo un voto segreto che ha portato all'approvazione di un emendamento sul sistema di voto in Trentino-Alto Adige. La modifica può apparire marginale ma non lo è: perché riguarda un tema, quello della rappresentanza delle minoranze di lingua tedesca, di assoluta delicatezza da sempre trattato con norme speciali in ossequio della storia e dei trattati. Perché tra i contraenti dell'accordo sulla legge elettorale c'era anche SVP, partito espressione di quella minoranza. Perché, più in generale, la disinvoltura con cui alcune forze politiche, mentre dichiarano di essere parte di un accordo, si comportano da oppositori di quello stesso accordo dimostra una mancanza di serietà e di affidabilità. Il Partito Democratico ha fatto molte rinunce nel confronto in commissione approvando un testo di impianto proporzionale abbastanza distante dalla nostra proposta originaria. Il sistema elettorale portato in Aula era un compromesso non modificabile perché, come è noto, nella materia elettorale ogni dettaglio è rilevante e non si può fare il copia incolla tra modelli diversi. In particolare la questione delle preferenze - proposta legittima in caso di liste lunghe - non risulta minimamente sostenibile in un modello con collegi uninominali e liste molto corte. In questo passaggio il M5S si è trovato di fronte ad un bivio non più evitabile: comportarsi come una forza politica capace di mediazioni - e dunque in grado di candidarsi ad assumere anche responsabilità di governo se gli elettori affideranno loro la maggioranza - oppure dimostrarsi incapace di gestire una proposta che, seppure non coincidente al 100% con le proprie aspirazioni, corrisponde in gran parte ai propri principi e all'interesse generale del Paese. Alla prova dei fatti il M5S ha dimostrato di non reggere: non si può essere insieme "di lotta e di governo" se si vuole concorrere a costruire insieme le regole del gioco. Le divisioni interne al loro mondo hanno avuto la meglio e, forse al di là delle loro previsioni, si sono resi responsabili di una rottura grave. Ora la legge torna in Commissione, lì i gruppi valuteranno se ci sono le condizioni per andare oltre. Certo quanto è accaduto oggi è un brutto spettacolo, che ha nomi e cognomi precisi. Si è dimostrato una volta di più che il Parlamento non è il blog, che la democrazia nelle istituzioni richiede capacità di ascolto, di confronto e di mediazione... non farà fare il pieno di like ma è ciò che serve per dare risposte reali ai problemi reali dei cittadini. Saper scegliere, anche tra soluzioni imperfette, è parte della vita quotidiana di ognuno e anche dei compiti della politica. Gli elettori, credo anche quelli 5S, lo sanno benissimo e si aspettano che anche gli eletti siano in grado di comprenderlo.