Buenos Aires 09/05/2017 Signora Vice Presidente
Signor Presidente del Senato
Signor Presidente della Camera dei deputati,
Signore e Signori Parlamentari, Autorità,
è con sentimenti di profondo rispetto e con emozione che prendo la parola - avvertendone l'onore - in quest'Aula, simbolo della democrazia argentina. Da Presidente della Repubblica Italiana ho compiuto numerose visite all'estero. La mia visita in Argentina riveste un carattere assolutamente particolare: se ho constatato, in numerose missioni fuori dall'Unione Europea l'amicizia di tanti Paesi verso l'Italia, sono consapevole, qui, di dispormi a parlare nel Congresso di un Paese che non mi è straniero, dove avverto aria di casa. Una casa distante, in termini geografici, eppure davvero vicina, con una storia comune, fortemente intrecciata da aspettative condivise, dall'affetto di vincoli familiari e umani che resistono al tempo. Sento la consapevolezza di quanto l'Italia debba all'Argentina. Di quanto sia difficile considerarsi stranieri in un Paese in cui è impossibile tracciare confini tra l'identità nazionale e quella italiana. Desidero rendere omaggio a questi sentimenti, a questa straordinaria eredità costituita da legami che hanno unito, sin dalla loro nascita, i nostri Paesi, e che vedono tutt'ora una relazione del tutto speciale. Penso al quotidiano lavoro di numerosi migranti italiani qui accolti, in epoche diverse. Un lavoro che ha contribuito a definire la fisionomia di questo grande Paese che dalle rigogliose foreste tropicali di Misiones si estende al finis terrae della Patagonia e che - alla foce del Rio de la Plata - ha visto sorgere la più europea delle città del Nuovo Mondo, Buenos Aires. Una città che, su ogni italiano, meglio, su ogni europeo, esercita il fascino unico di una capitale lontana, eppure al contempo, domestica. Una città, Buenos Aires, divenuta ancora più legata alla città in cui vivo - la nostra Capitale -, da quando il Vescovo di Buenos Aires è diventato Vescovo di Roma con il nome di Francesco; Pontefice intensamente amato dagli argentini come dagli italiani. Ai nostri connazionali migranti sono state aperte le porte con fiducia, generosamente, dando a molti la possibilità di migliorare la propria condizione e di poter tornare in Patria o decidere di divenire parte integrante di una nuova e fiera Nazione. E' una eredità preziosa, che Argentina e Italia sanno di dover preservare e valorizzare. In primo luogo attraverso uno sforzo di salvaguardia della nostra memoria, che è autenticamente comune. Per questa ragione di autentico coinvolgimento l'Italia ha aderito con convinzione allo sforzo di ricostruzione della memoria argentina, condividendo la documentazione presente nei propri archivi. Questa memoria condivisa ci aiuta a costruire insieme il futuro. E per l'Italia - come per l'Argentina - ricordare rappresenta la base per poter guardare avanti, per non ripetere tragici errori. Signori Presidenti, Onorevoli Parlamentari, una radice familiare, un'ascendenza anche lontana, un Paese d'origine, sono tutte patrie del cuore. Dagli angoli reconditi della nostra memoria contribuiscono alla ricchezza di un'identità plurale che, rafforzando il sentimento di appartenenza alla Nazione di nascita e di residenza, lo arricchisce dei valori culturali della Nazione d'origine. Le conquiste della nostra epoca, il progresso tecnologico, la rivoluzione nel settore delle comunicazioni di cui - attraverso la rete - siamo tutti parte, ha cancellato gli ostacoli di tempo e luogo. Hanno reso vicino ciò che era lontano e, soprattutto, hanno reso non indifferente ciò che accade in una parte del mondo per chi vive in luoghi anche molto distanti. L'era della globalizzazione ha reso percepibile il comune destino dei popoli e per la prima volta ha consentito di poter parlare di "patria terrestre". Una patria, il nostro pianeta, nel quale sentiamo di condividere una identica sorte, che sta al di là di ciò che determina il divenire dei nostri singoli Paesi. Nella nostra storia si concretizza il concetto di umanità quale comunità legata da un medesimo destino. I sistemi locali, nella loro diversità, si trovano a interagire con un sistema globale, al quale tutti siamo chiamati a prestare una maggiore e sempre nuova attenzione. L'avventura che ci ha legato, ci ha anche insegnato, in anticipo rispetto all'epoca della globalizzazione, come colmare le distanze geografiche, costruendo sensibilità comuni sulla base di valori condivisi che sono alla base delle nostre società. Si tratta di valori di tolleranza, di democrazia, di inclusione sociale, di rispetto dei diritti umani, di fiducia nella mediazione e nel dialogo, che rendono il nostro agire nei grandi consessi internazionali parallelo e sinergico nelle modalità con le quali guardiamo ai grandi temi dell'agenda internazionale e alle sfide epocali che l'umanità si trova ad affrontare. Non a caso Argentina e Italia condividono il medesimo approccio riguardo la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che i nostri Paesi auspicano possa assumere connotati di sempre maggiore rappresentatività ed efficacia di azione. La continuità si riscontra anche nei contenuti che i nostri Paesi si impegnano a promuovere in ambito multilaterale. In questo senso, abbiamo un'opportunità assai rilevante: quella di poter sostenere insieme le nostre comuni visioni - quasi passandoci idealmente il testimone - con la Presidenza italiana del G7 di quest'anno e quella argentina del G20, nel 2018. Valori di apertura e accoglienza ci accomunano, altresì, su temi complessi quali quelli dei rifugiati e dei migranti, ai quali non singoli Paesi ma l'intera comunità internazionale è chiamata a dare risposte soddisfacenti e lungimiranti. L'apertura con la quale da questo Continente - e da questo Paese in particolare - si è guardato al fenomeno migratorio quale fonte di opportunità, di progresso, di crescita sociale, rappresenta un esempio che dovrebbe illuminarci anche oggi. Questi valori, queste sensibilità condivise costituiscono, infine, il fulcro della nostra risposta a fenomeni che chiamano in causa, nel profondo - e impongono di preservare - la stessa ragion d'essere delle nostre società: radicalismo, criminalità organizzata, terrorismo. Minacce contro le quali, non a caso, Argentina e Italia collaborano sempre più intensamente, nella consapevolezza che soltanto risposte transnazionali possono essere realmente efficaci nella difesa delle nostre società, del pluralismo, dello Stato di diritto, del rispetto - sempre e comunque - dei diritti di ciascun essere umano e di ciascun popolo. Signori Presidenti, Onorevoli Parlamentari, l'Italia ha fatto dell'apertura al mondo, non soltanto in ambito economico-commerciale, ma scientifico e culturale, una delle direttrici della sua azione in ambito internazionale. Crediamo infatti che in un contesto sempre più globalizzato occorra mettere a fattor comune le informazioni, le competenze, i successi, rifuggendo dalle tentazioni del protezionismo, dalle involuzioni nazionalistiche, da artificiose chiusure in se stessi, che appaiono oggi antistoriche oltre che contro la logica e contro l'interesse della comunità mondiale. Nessun Paese - per quanto ricco o potente - è in grado, da solo, di risolvere anche soltanto una delle grandi sfide con le quali l'umanità, oggi, si confronta. E' sulla base della ferma convinzione che vi sia necessità di unire invece che dividere, di aprire piuttosto che chiudere, che consideriamo, quindi, una priorità condurre a conclusione dei negoziati tra Mercosur e Unione Europea. Un "cantiere aperto" nel quale dobbiamo impegnarci con convinzione nella certezza dei vantaggi futuri. Per questo apprezziamo fortemente la spinta costruttiva impressa in proposito dall'Argentina. Ciascuna delle parti può nutrire, legittimamente, dubbi e preoccupazioni legati a singoli comparti produttivi, ma tali interessi possono trovare, nell'ambito di un dialogo attento, rispettoso, franco e approfondito, un punto di equilibrio, nell'ambito dei grandi benefici che l'accordo assicurerebbe a entrambe le comunità. Dobbiamo sforzarci di lavorare per non perdere di vista le opportunità, straordinarie, che una vasta area di libero scambio tra regioni economicamente complementari e fra Paesi amici può creare, in termini di crescita, di rafforzamento delle nostre società solidali, soprattutto in termini di prospettive per le nuove generazioni. America latina ed Europa, in un mondo che si pretenderebbe sempre più frammentato e preda di guerre - se non in armi almeno economiche-commerciali -, insieme possono assolvere al ruolo di Continenti di pace, di aree di stabilità, di aree di assenza di conflitto: il dialogo tra sistemi continentali, uniti da medesimi valori, può dare nuovo slancio a quel "multilateralismo efficace" che tante prove positive ha fornito nel passato. Signori Presidenti, Onorevoli Parlamentari, le radici del nostro partenariato economico ed imprenditoriale sono solide e offrono eccellenti prospettive di ulteriore sviluppo, come conferma la cospicua delegazione economica italiana - la seconda in poco più di un anno - giunta in questi giorni a Buenos Aires, a testimonianza del grande interesse che l'imprenditoria italiana nutre per l'Argentina, non soltanto come partner bilaterale ma anche per iniziative dirette verso altri Paesi. Un'attenzione che guarda alle opportunità di lungo periodo che questo mercato può offrire, seguendo il filo di una tradizione consolidata del sistema imprenditoriale italiano, non orientato a investimenti di carattere puramente finanziario. Gli investimenti reciproci sono fecondi, infatti, se sanno radicarsi, contribuire alla crescita del territorio in cui si effettuano, se sono capaci di portare - e acquisire - conoscenze, nel quadro di uno scambio virtuoso all'insegna del reciproco arricchimento e della creazione di nuove opportunità per i nostri Paesi. E questa è una caratteristica riconosciuta, un "valore aggiunto" dell'imprenditoria italiana. Gli importanti accordi economici, raggiunti in occasione di questa Visita di Stato, nel settore infrastrutturale, dei trasporti e della meccanica, sono testimonianza dell'impegno dei nostri Paesi per un "nuovo rinascimento" nella dinamica bilaterale. Una dinamica che non si limita certo a settori economici maturi ma si estende ai comparti dell'alta tecnologia e della ricerca. A San Carlos de Bariloche, domani, avremo modo di sottolineare, presente anche il presidente della Agenzia Spaziale Italiana, il significato che riveste per il futuro la cooperazione industriale e scientifica: ambiti di eccellenza nei quali i nostri ricercatori, i nostri scienziati, argentini e italiani, dimostrano quotidianamente il loro valore, nella realizzazione di una rete di conoscenza e di ricerca che sta dando risultati straordinari. Penso alla costellazione di satelliti del Sistema italo-argentino per la gestione delle emergenze. Si tratta non soltanto di un sistema avanzatissimo, e unico al mondo, per l'osservazione della terra e per la prevenzione di catastrofi naturali, ma anche di una collaborazione, che esprime bene il carattere della nostra amicizia. Un'amicizia che guarda al nostro pianeta come ad una "casa comune", che tutti siamo chiamati a salvaguardare. Signora Vice Presidente Signori Presidenti, Onorevoli Parlamentari, Argentina e Italia rinnovano oggi la loro fratellanza nella condivisione di una biografia che rimane scolpita nei nostri cuori, che si attualizza nel guardare al futuro, che si mette al servizio delle nuove generazioni. La Repubblica Argentina e la Repubblica italiana hanno molto da offrire al mondo, oltre che a se stesse, e possono farlo, convintamente, insieme. Vi ringrazio.