(SA) - Nella mia lunga militanza politica, a memoria mia, è la prima volta che vedo un segretario di partito che non solo non conclude l’assemblea generale convocata per discutere di congresso e di altri problemi importanti, ma, anche se dimissionario, non piglia nemmeno parte alla riunione della direzione di quel partito, riunita per fare il punto sui lavori dell’assemblea e avviare gli adempimenti del congresso. Come se non fosse una situazione di grande emergenza, come se all’interno di quel partito non si fosse arrivati ad una scissione immediatamente successiva, che vede uscire fuori buona parte della sinistra di quel partito. E il segretario dimissionario che fa? Incurante di tutti i problemi politici in campo, incurante delle problematiche evidenziate dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia, vola in California, là dove, dice lui, ci sono quelli bravi dai quali fa bene apprendere. In America a fare formazione, allora? Nell’America di Tramp che non credo abbia molto da insegnare agli italiani. Intanto in Italia, all’interno del PD, con la solita arroganza che ormai è prassi normale in questo gruppo dirigente, si va avanti senza tenere conto dei tanti appelli per scongiurare la rottura, per tornare indietro per mettere in moto un minimo di volontà di mediazione. Appelli come quelli di Prodi, di Enrico Letta, di Fassino e tanti altri, vengono ignorati e si procede dando per scontata ormai la scissione, anzi, sembra che la si stia proprio cercando vivendola da parte di molti come una sorta di liberazione di questa sinistra ingombrante, che mette un freno ad un ulteriore spostamento al centro del PD. Per essere dirigenti, almeno una volta, voleva dire prima di tutto avere anche una grande capacità di mediazione. Perché allora si procede come se nulla fosse? Possibile che nessuno capisca che oggi nel PD impera solo l’arroganza di un gruppo dirigente che vuole liberarsi del passato? Vuole liberarsi della gloriosa, anche se travagliata, storia che ha portato alla nascita di questo PD? E’ proprio necessario applicare la formula “chi non è con me è contro di me?” E’ davvero necessario giocarsi tutto, storia compresa, come se la storia della sinistra italiana cominciasse con la nascita del PD e prima c’era solo il vuoto? Forse sarebbe bene ricordare a questo gruppo dirigente tutto appiattito su Renzi, che il PD non rappresenta certo la nascita della sinistra in Italia, ma è la fase terminale di un grande processo storico e politico che ha messo assieme tradizioni social - comuniste con tradizioni cattoliche, per rilanciare la politica in Italia, per dare vita ad una sinistra di governo che si facesse carico delle emergenze del popolo italiano e cercasse di trovare soluzioni adeguate. E’ certamente un errore politico bloccare questo percosso, questo ambizioso progetto, per il solo scopo di liberarsi della sinistra interna, che per altro viene ancora umiliata, disprezzata, non tenuta in nessun conto. I comportamenti seguiti all’assemblea generale del PD, e quelli che oggi adopera Orfini all’interno della riunione della direzione, sono solo la chiara dimostrazione di dove si vuole condurre il PD di oggi, imprimendo una notevole svolta sia al progetto politico che voleva rappresentare la nascita del PD, sia all’impostazione stessa della Repubblica ed dei valori rappresentati dalla carta costituzionale. Si vuole continuare a mortificare questa sinistra? Si vuole procedere con arroganza e disprezzo perché qualcuno si sente sicuro di avere la maggioranza per cui non è necessario dare conto a niente ed a nessuno, decretando la fine della pluralità interna? Allora è duopo sapere anche che la storia è piena di sorprese e che le cose spesso non sono come vengono percepite e raffigurate. La odierna frattura rappresenta solo una brusca frenata ad un processo che invece richiede il massimo di unità, capacità di aggregazione, rinvigorimento di tutto l’arco della sinistra italiana. In questo modo, l’unico risultato che si rischia di raggiungere, è regalare l’Italia alle destre, che sono entrate di peso per allargare la frattura della sinistra e per accelerare parallelamente un nuovo processo di aggregazione delle anime presenti nella destra. Un processo di aggregazione che comincia ad emergere anche nelle dichiarazioni di quelli che oggi sono alleati nella gestione del governo o lo sono stati, che oggi guardano con interesse alla nuova formazione della destra e che approfittano per ricattare il governo su problemi di grande valenza politica e sociale. Problemi come lo ius soli, l’aborto assistito, la salvaguardia dei diritti acquisiti nella tutela dei lavoratori. E’ bene allora pigliare coscienza di cosa accadrebbe a cascata dopo una eventuale scissione, cercare di tenere unito un partito che ancora può salvare l’Italia, può sconfiggere i populismi che avanzano sia in Italia che in Europa, mettere al sicuro il processo di unità europea che oggi corre seri pericoli di disgregazione. Per evitare tutto ciò, la soluzione è a portata di mano e si chiama “Unità”, una unità che deve essere figlia di sforzi comuni per evitare avventure di cui ci si dovrebbe poi pentire. (Salvatore Augello)