(Salvatore augello) Anche a Palermo, si parla da un canto di dismissione di imprese a capitale pubblico come l’Azienda Siciliana Trasporti (AST), che evidentemente pesa sul bilancio della Regione, per cederla ai privati. Ma anche qui, come a Roma, si invoca la “cordata siciliana”, che pare esista in qualche modo, visto che società come la SAIS, Interbus, Etna, Salemi, Prestia e Comandè Salvatore Lumia, pare abbiano dichiarato la loro disponibilità a rilevare la proprietà e quindi la gestione dell’azienda regionale. Certo, questo sarà il frutto di una trattativa che deve vedere coinvolti anche i sindacati, se è vero come sembra essere vero, che le cause del deficit dell’AST è da addebitare ad un eccesso dei costi di gestione. Questo, detto in soldini, significherà discutere di questi costi di gestione e quindi anche di eventuali esuberi, cercando di rendere il meno indolore possibile questa operazione. Si tratta solo di capire, se le ditte che oggi si dichiarano disponibili, lo fanno per razionalizzare il settore del trasporto su gomma, o solo per eliminare una concorrente, acquisendo la gestione delle linee di cui oggi l’AST è concessionaria, a scapito del personale oggi impegnato nella società. Palermo, come Roma, quindi parla di cordata locale, solo che Roma ne parla per ALITALIA, e si comincia a fare la notevole cifra di 5.000 esuberi, a fronte di quella contestata ad Aer France che allora era esattamente della metà. Oggi, mentre la compagnia di bandiera corre verso una cordata nazionale che non farà altro che ridimensionarla, altre compagnie aeree meno campanilistiche ma più calate nel mercato ed in quello che oggi lo stesso richiede, marciano speditamente verso fusioni che le rendano più adeguate a fronteggiare le difficoltà che il mercato presenta. Palermo ne parla per l’Azienda di pullman, discorso che potrebbe anche essere giusto ed opportuno, se questo, aprisse, come sarebbe giusto, un discorso su una politica regionale dei trasporti, che ancora oggi fa acqua da tutte le parti. Le ferrovie, ad esempio, ancora impiegano tempi biblici per collegare le città dell’interno come Caltanissetta, Enna ed Agrigento, a Palermo e Catania. Città che garantiscono il collegamento con la capitale, la prima e quello con il continente la seconda. Non parliamo se dobbiamo esaminare i tempi per collegare Gela e Trapani. Nel resto del territorio nazionale si parla di alta velocità, mentre in Sicilia ci siamo fermati al binario unico e solo il doppio binario, resta ancora un miraggio, un binario unico che permette tempi di percorrenza,nella migliore delle ipotesi, che non superano i 60 Km ora. Che dire del collegamento con le isole minori che peggiora sempre più, mettendo in discussione la stessa sicurezza dei loro abitanti e rendendo critica la stessa economia, dal momento che la scarsità di collegamenti incide notevolmente sia sui flussi turistici che quelli delle merci e degli approvvigionamenti. Su questo terreno, vedremo cosa succederà ad ottobre, quando saranno bandite le gare d’appalto per collegare via aliscafo le isole Eolie e le Egadi, per realizzare i quali, la commissione bilancio ha inserito una somma di 57 milioni di euro. Potremmo continuare, inserendo il discorso delle strade interne insufficienti, per lo più fare da inadeguate strade iterprovinciali, dove spesso manca anche la manutenzione, o del fatto che manca ancora un’autostrada che chiuda l’anello costiero ed altre che facciano uscire dall’isolamento le città dell’interno come Agrigento, che per arrivare all’autostrada più vicina, deve percorrere oltre 70 Km di strade (la SS 640) chiamata comunemente la strada della morte. Intanto, nella sua bontà infinita, il governo Berlusconi ci regala la società marittima SIREMAR, che essendo in rosso, ha pensato bene di farla gravare sul bilancio della Regione, operazione, che a detta dell’On. Franco Mineo, (PDL) sulla quale, non solo la Sicilia non ha mai dato la propria disponibilità, come vorrebbe dire il Ministro Matteoli, ma ha espressamente detto di non essere minimamente interessata.