“La crisi è ormai alle nostre porte e l’Italia come reagisce? Rapina i fondi Fas che sono Fondi per le Aree Sottosviluppate e con la complicità del ministro Fitto, che sembra ormai essere vittima delle sindrome di Stoccolma, li utilizza per le opere da realizzarsi al Nord del Paese”. Questo l'esordio dell'intervento dell'assessore all'Industria della Regione siciliana, Pippo Gianni, al convegno organizzato dalla UIL «Io sud, tu sud, noi... L'Italia».

Il convegno, che ha come tema centrale “Nuove politiche, nuova etica, il coraggio nelle scelte”, è stato organizzato dalla Uil Campania insieme alla Uil Sicilia per fare il punto sulle condizioni economiche, occupazionali e sociali del Mezzogiorno che già risente della crisi, soprattutto degli effetti di quella internazionale, in tutti i settori. “Non solo - afferma l'assessore all'Industria - ci rapinano dei fondi che erano destinati a rilanciare le nostre infrastrutture, ma pretenderebbero anche un grazie per “l’elemosina” di un milione di euro per il Ponte sullo stretto”. “Io voglio il Ponte - precisa Gianni - ma la somma indicata è appena sufficiente all’esproprio delle aree, non certo all’0apertura dei cantieri. Quindi, si tratta di sabbia negli occhi dei siciliani per distrarre l’attenzione dalla rapina di ben altre somme. Quelle che servono a realizzare strade, autostrade e linee ferrate, da noi ferme alla fine dell’ottocento”. “Ora - prosegue Gianni - il ministro Sacconi minaccia di commissariare la sanità siciliana, ma noi al massimo possiamo accettare mezzo commissario perché, sarebbe bene spiegare a Sacconi, che la Sicilia, unica regione in Italia, compartecipa alla spesa sanitaria con il 50% di risorse proprie”. “Vorrei ricordare al ministro – afferma Gianni - che tale imposizione era subordinata al contestuale trasferimento di parte delle accise sui prodotti petroliferi prodotti nella nostra regione. Ed invece, la quota di compartecipazione ci è stata aumentata a livelli che nessuna altra regione “virtuosa” sopporta e del trasferimento di fondi nessuno ne parla più, nonostante sia stato approvato con la medesima legge”. “Ed allora – aggiunge Gianni - è bene che la Sicilia reagisca. Ora diciamo basta, non tolleriamo più di essere trattati come “figli di un Dio minore”. Il nostro territorio, da oltre cinquanta anni, ospita le più grandi raffinerie per il trattamento dei prodotti petroliferi che contribuiscono per oltre il 40% al fabbisogno nazionale. Ciò ha determinato, da un lato, una significativa risposta occupazionale ma, nel lungo periodo, le attività esercitate hanno determinato la compromissione spesso irreversibile di interi territori, coinvolgendo suoli, falde acquifere, coste, atmosfera e soprattutto minando la salute dei siciliani. Ormai i dati sulle patologie oncologiche e genetiche in interi territori sono arrivati ad un livello di gravità tale che, difficilmente, potranno più essere ignorati. Di contro, il nuovo indirizzo politico a livello nazionale ed europeo, in materia di ambiente e di tutela della salute, non ritorna di alcuna utilità per recuperare ed alleviare il deterioramento già causato, ma si limita ad una generica prevenzione contro ulteriori devastazioni della salute collettiva e del territorio”. “Quindi – secondo Gianni - non solo il governo nazionale non sta garantendo alla Sicilia, in rapporto al contributo energetico fornito al sistema paese, alcuna compensazione ma addirittura impone maggiori e ulteriori oneri sanitari che impediscono alla regione di far fronte alle emergenze sociali e ambientali. Di più, paradossalmente, i cittadini e le aziende che operano in Sicilia pagano l'energia ad un prezzo più alto del resto d'Italia. E come se non bastasse ora viene approvato un emendamento della Lega che, dividendo l'Italia in tre macro aree, ci costringerà ad un ulteriore salasso per pagare il costo energetico. La giustificazione di ciò sarebbe data dal fatto che alla Sicilia mancano le infrastrutture”. “ Ed allora – prosegue Gianni - come ho avuto modo di dire qualche tempo fa: “Cornuti e mazziati...” perché i cittadini siciliani, come tutti gli italiani, negli anni hanno pagato in bolletta la quota che serve al rifacimento delle reti. Questi soldi sono stati utilizzati per dotare di infrastrutture energetiche moderne il nord Italia mentre noi dovremmo pagare il conto di una inadempienza dei gestori delle reti”. “Basta, abbiamo raggiunto un livello che non è più tollerabile. Bisogna invertire questa tendenza. La Sicilia deve avere un ritorno dalle produzioni che hanno causato questo deterioramento. Non accettiamo più di essere una “terra a perdere”. Ho già presentato all’assemblea regionale siciliana - annuncia Gianni - un emendamento alla finanziaria regionale che prevede una tassa di concessione posta in capo alle aziende che operano nel settore della produzione di energia e del correlato fondo per il finanziamento della sottrazione energetica. L’imposizione tributaria, che rientra nella potestà statutaria della Regione, e le maggiori entrate sono a finalità vincolata, avendo contestualmente previsto un fondo che servirà ad abbassare il costo dell’energia nel nostro territorio per i cittadini e le imprese siciliane”. (Santina Scolaro)