volantino che circolava ieri mattina in Piazza Università parlava chiaro. Nel capoluogo etneo, infatti, le circa cinquemila persone che hanno risposto positivamente all’appello/manifestazione della Cgil “Diritti in piazza†hanno protestato per quattro ore con tanto di bandiere, volantinaggi, e visite ai gazebo d’informazione per almeno due motivi: per esprimere il loro dissenso alle scelte del governo Berlusconi e per sottolineare che “la crisi finanziaria del Comune ormai palesemente conclamata dopo anni di governo del centrodestra, sta determinando la scomparsa dei servizi, l’aumento esponenziale delle tasse, la svendita del patrimonio immobiliare, una crisi occupazionale e salariale senza precedentiâ€. Particolarmente folto il gruppo formato da insegnanti che per tutta la mattinata hanno rivendicato il diritto ad una scuola pubblica, e che valorizzi il sistema della conoscenza, senza dimenticare ovviamente il “nodo†più doloroso: quello dei precari.Nella scuola solo a Catania, secondo la Cgil, si perdono quest’anno 650 posti di cui 241 per il sostegno; perdite che saliranno a quota 1446 l’anno prossimo. Soddisfatto della risposta dei cittadini il segretario generale della Camera del lavoro di Catania Francesco Battiato: “Il Governo nazionale non tiene conto dei risvolti che le sue scelte possono avere sulla vita sociale degli italiani. Italiani che non arrivano più a fine mese. Il potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni è ridotto, così come ridotti sono i diritti sul mercato del lavoro, gli orari e le contrattazioni. Siamo di fonte a scelte che tagliano le risorse per la sanità , gli investimenti e le infrastrutture, penalizzando così anche il Sudâ€. Per quel che riguarda il “caso Catania†Battiato ha sottolineato che “i catanesi si ritrovano un Comune sull’orlo del dissesto finanziario, una Provincia in crisi, una Regione che arranca e conquista le pagine dei giornali per le continue clientele della classe politica di governo. La nostra Catania rappresenta oramai uno spazio aperto per l’illegalità diffusa e si trova agli ultimi posti per la qualità della vita. Senza contare che si stanno ponendo le basi della scomparsa dell’industria nella nostra città e nella provincia: la St, che sta rinunciando a ben 430 milioni di euro previsti dall’accordo di programma, e la Numonyx disinvestono sul sito di Catania con la conseguente crisi dell’indotto già in atto. Intanto, non vengono rispettati i protocolli sindacali che prevedono la ricollocazione dei lavoratori colpiti in questi anni dalle crisi industriali (Cesame, Coem, Marketing sud). E’ tempo che tutti questo cambi davvero