Un omicidio feroce, secondo il medico legale e i carabinieri del Ris, che hanno effettuato i rilievi scientifici sul luogo dell'assassinio, commesso tre giorni fa all'interno dell'abitazione, in cui la donna viveva a Licodia Eubea, piccolo centro del catanese. I sospetti degli inquirenti si sono subito concentrati sul ragazzo, che ha fatto perdere le sue tracce dal giorno del delitto. Oggi, la svolta nelle indagini, condotte dai carabinieri, e coordinate dalla procura di Caltagirone: La Rocca è stato rintracciato nella campagne del paese e portato in caserma. Secondo quanto si è appreso, durante l'interrogatorio del sostituto procuratore Eliana Dolce, Paolo La Rocca avrebbe reso un'ampia confessione. Il movente dell'assassinio sarebbe da ricercare in contrasti che da anni aveva con la madre. Al culmine di una violenta lite il giovane avrebbe avuto un raptus e l'avrebbe accoltellata accanendosi, poi, sul cadavere: 80 coltellate che hanno sfigurato la donna. Gli inquirenti avevano escluso da subito la premeditazione e il coinvolgimento di personaggi legali alla criminalità: le modalità dell'omicidio avevano fatto pensare immediatamente a un delitto d'impeto. Al termine dell'interrogatorio, il giovane è stato portato in carcere. Il corpo di Lina Miano era stato trovato tre giorni fa in un lago di sangue nel soggiorno di casa, in via Vittorio Veneto, nel centro del paese etneo, dal marito appena rientrato dal lavoro. La coppia ha un altro figlio, con problemi di salute, che è da tempo ricoverato in un casa di riposo. Quando i sospetti degli inquirenti si sono concentrati su Paolo, il padre ha escluso, con forza, che potesse essere coinvolto nell'omicidio. L'uomo, un bracciante agricolo, l'ha sempre difeso. E perplessi si sono mostrati i vicini di casa, interrogati dai carabinieri che hanno parlato di una famiglia tranquilla e senza problemi.