MUOS, IL 30 MARZO MANIFESTAZIONE NAZIONALE A NISCEMI

Manifestazione nazionale a Niscemi. Il Coordinamento regionale dei Comitati ‘No Muos’ ha indetto, infatti, per il 30 marzo prossimo una manifestazione nazionale a sostegno della lotta per la revoca definitiva immediata dell’installazione del Muos e lo smantellamento delle 46 antenne Nrtf per la smilitarizzazione della base americana di Sigonella,

da riconvertire in aeroporto civile internazionale e di tutte le basi militari in Sicilia. Dopo alcuni mesi di manifestazioni attuate dagli attivisti No Muos e dai cittadini di Niscemi attraverso il presidio permanente e i blocchi ai cancelli della base della Marina militare statunitense, che hanno costretto il governo della Regione a revocare ufficialmente le autorizzazioni a suo tempo concesse dalla precedente amministrazione, si va sviluppando un’esperienza di autogestione e di democrazia diretta che ogni giorno coinvolge sempre più persone. “La lotta contro il Muos – si legge in un comunicato della Federazione anarchica siciliana – può ormai considerarsi, a pieno titolo, uno dei principali movimenti di resistenza dal basso contro le politiche di dominio e di devastazione in Italia, e il contributo degli anarchici in questo senso è stato, ed è, fondamentale”. L’appuntamento è a Niscemi, in contrada Apa, alle ore 14,30, per il corteo fino alla base Nrtf. Un secondo corteo si svolgerà in città alle ore 19,30. Seguiranno interventi e concerto finale. (fonte: blogsicilia)

CALTANISSETTA, MUORE DI STENTI TRA GLI ESCREMENTI IN UN TUGURIO

Nel giorno di festa dell’8 marzo, una donna di circa 40 anni, che viveva per strada, è morta di stenti, probabilmente colpita da un malore. Il corpo di Francesca è stato trovato in un tugurio, nel quartiere Provvidenza, a Caltanissetta, tra escrementi di animali e alcuni gatti che forse erano i soli a tenerle compagnia. Soccorsa e trasportata nell’ospedale Sant’Elia è morta poche ore dopo il ricovero. A dare l’allarme sono stati gli abitanti della zona. (fonte: blogsicilia)

CRISI EDILIZIA, DENUNCIA ANCE: I COSTI DELLE GARE “SCARICATI” SULLE IMPRESE

Costa oltre 900 mila euro l’anno di cancelleria per contenziosi legali e spese simili senza contare locali e personale. Un costo gravato sulle aziende che per partecipare alle gare pubbliche devono pagare consistenti diritti di segreteria destinati proprio al suo funzionamento. E’ l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Un organismo che costa ma non produce. La denuncia viene dall’Ance Sicilia, il collegio dei costruttori che riunisce le imprese edili siciliane. “Decine di imprese edili siciliane – denuncia l’Ance – pur partecipando ad una media di dieci gare d’appalto al mese, da tre anni non ne vincono una. Il risultato è che, avendo comunque versato la tassa di partecipazione ad ogni gara, finalizzata a coprire una parte dei costi di funzionamento dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, hanno speso in media 30 mila euro l’anno senza potere produrre nulla”. Una tassa modulata sull’importo a basa d’asta della gara a cui si partecipa e che va, in media da 140 e 500 euro. Adesso al danno rischia di unirsi la beffa. Si pensa, infatti, di aumentare questa tassa per coprire i maggiori costi dell’Authority, “ma le condizioni di crisi e di mercato – ricordano i costruttori – non sono cambiate. Attualmente tutto ciò si traduce solo in un costo a vuoto per le imprese siciliane senza una nuova prospettiva di lavoro”. Costi a parte esiste anche un problema organizzativo. L’autorità, infatti, da anni non risponde alle insistenti richieste dei costruttori di trasparenza delle gare. “Basterebbe – dice l’Ance – che l’Authority producesse un solo atto atteso da anni, ossia la pubblicazione dei bandi-tipo (mettendo a sua volta la Regione siciliana nelle condizioni di emettere i propri), per far sì che non vi siano più ricorsi e per abbattere in un colpo solo i costi dell’Authority di questi 900 mila euro”. Infatti, se tutte le stazioni appaltanti pubblicassero bandi con un unico testo-tipo (coerente con la norma, corretto, esente da discriminazioni, discrezionalità e problemi interpretativi), verrebbe meno per le imprese partecipanti o escluse l’odierna necessità di sopportare ulteriori spese per presentare ricorsi. Ciò, di conseguenza, ridurrebbe anche i costi dell’Autorità di vigilanza che, secondo il Sole 24 Ore, spenderà quest’anno 200 mila euro per attività legali (+150% rispetto al 2012), 250 mila euro per cancelleria, 100 mila euro per acquisto libri, 286 mila euro per spese telefoniche e 73 mila euro per formazione (totale 909 mila euro). Ma i bandi-tipo abbatterebbero anche il carico di lavoro della giustizia civile e amministrativa. Oggi persino presentare ricorso è diventato un lusso, dato che a partire da questo mese il solo contributo unificato di iscrizione a ruolo è stato aumentato a 1.466 euro, mentre è salito a 300 euro il contributo al Tar per ciascuna azione (accesso agli atti, avverso il silenzio, esecuzione della sentenza) e a 6.000 euro quello per i ricorsi avverso le stazioni appaltanti. Il bilancio totale delle perdite per un’azienda che partecipa a dieci gare al mese e che, senza vincerne una sola, presenta almeno due ricorsi al mese, è di 223.584 euro l’anno: 30 mila euro per il contributo fisso all’Authority, 35.184 euro per il contributo unificato e 158.400 per i contributi fissi al Tar. Una pastoia non più sopportabile soprattutto in tempi di crisi (fonte: blogsicilia)