LIBIA: LIBERI I PESCATORI DI MAZARA DEL VALLO

Roma - Dopo 106 giorni di prigionia, i 18 pescatori della flotta peschereccia di Mazara detenuti in Libia dal regime della Cirenaica sono finalmente liberi, e possono tornare in Italia.

Che la liberazione fosse nell’aria si era capito fin dalla mattina del 17 dicembre, quando il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio avevano cancellato gli impegni istituzionali (tra cui il vertice con i capo-delegazione sul Dpcm natalizio) per volare a Bengasi con un Aereo Falcon 900 dei servizi. “I nostri pescatori sono liberi - esulta il titolare della Farnesina - Potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all’Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo”. Di Maio ha poi spiegato che “il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. È ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi”. Anche il premier Conte ha poi ufficializzato la liberazione dei pescatori con una tweet in cui ha pubblicato una foto corredata dalla semplice scritta “Buon rientro a casa”. I diciotto pescatori, di cui sei italiani e gli altri tunisini, indonesiani e senegalesi divisi su due navi, erano stati fermati dalle autorità di Haftar (dunque non del governo di Tripoli) lo scorso 1° settembre, e da allora tenuti prigionieri con l’accusa di aver violato le acque territoriali libiche, ma anche di traffico di droga, accusa poi rivelatasi palesemente infondata. (NoveColonneATG)

L’AGROALIMENTARE ITALIANO PER LA THAILANDIA E IL SUDEST ASIATICO: IL WEBINAR DELLA TICC

ROMA - Presentare le opportunità per in Thailandia e nel sudest asiatico per l’agroalimentare italiano, con focus sugli alimenti preconfezionati e pronti da mangiare. Questo l’obiettivo del webinar in programma domani, 18 dicembre, dalle 16.00 (le 10 in Italia), organizzato dalla Thai-Italian Chamber of Commerce. Il seminario – in diretta sulla pagina facebook della camera di commercio - rientra nell’ambito del Progetto SEI, Sostegno all’Export dell’Italia - e del progetto “Stay Export” promosso e finanziato da Unioncamere e Assocamerestero. (aise)

ACCORDO ITALIA-CANADA, VIGNALI (MAECI): NUOVE OPPORTUNITA’ PER I GIOVANI

Roma - Il Direttore Generale per gli italiani all’estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali, interviene sul nuovo accordo italo-canadese in materia di mobilità giovanile sottoscritto venerdì 11 dicembre scorso dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e dal Ministro canadese per l’Immigrazione, i Rifugiati e la Cittadinanza Marco Mendicino, di origini italiane. “L’accordo colma incongruenze e passaggi poco chiari della precedente intesa e segna una tappa fondamentale per rafforzare gli ottimi rapporti bilaterali tra Italia e Canada - spiega Vignali -. Abbiamo lavorato per potenziare lo scambio di esperienze tra i cittadini dei due Paesi e creare nuove opportunità di formazione professionale per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Seguiremo ora da vicino la fase applicativa dell’accordo, occupandoci anche dei visti necessari ai giovani canadesi per lo scambio in Italia”. Le trattative con la controparte canadese, iniziate già nel 2017, sono frutto di un lavoro di squadra tra Ministeri (oltre al MAECI, che ha guidato l’esercizio, sono stati infatti coinvolti il Ministero dell’Interno, del Lavoro e dell’Istruzione). L’accordo sostituisce il Memorandum d’Intesa fra l’Italia ed il Canada in materia di scambi giovanili (vacanze-lavoro) firmato ad Ottawa nel 2006 e offre anche ai giovani italiani (come già avviene per altri giovani europei) la possibilità di fruire delle opportunità fornite dal Programma “International Experience Canada”. Le principali novità introdotte riguardano l’estensione della possibilità di lavorare nel Paese ospitante a due nuove categorie di giovani italiani e canadesi, oltre a quella della “Working-Holidays” già presente nella precedente intesa. Trattasi degli “Young Professionals”, giovani professionisti già in possesso di un titolo di studio post-secondario, e degli “International Co-op”, vale a dire studenti che, al fine di completare il proprio corso di studi universitario, possono effettuare un tirocinio curricolare presso un'azienda del Paese ospite. In tutte e tre le fattispecie (vacanza-lavoro, giovani professionisti e tirocini curricolari) il giovane partecipante allo scambio deve avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni e svolgere attività lavorativa nel Paese ospitante per un periodo complessivo non superiore a 12 mesi (per un massimo di due partecipazioni autorizzate), presso uno o più datori di lavoro. Oltre alle opportunità di lavoro, i giovani dei due Paesi potranno così apprezzare la cultura ed i costumi reciproci e acquisire o perfezionare le loro conoscenze linguistiche, attraverso un’esperienza a trecentosessanta gradi di viaggio, di lavoro e vita all’estero. (NoveColonneATG)

MIGRANTI: L’EUROPARLAMENTO VUOLE SUPERARE IL TRATTATO DI DUBLINO ATTUANDO MECCANISMO DI SOLIDARIETÀ

BRUXELLES - Secondo il Parlamento europeo, l'attuale legislazione non garantisce un'equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri né un rapido accesso alle procedure di asilo. Il regolamento Dublino III del 2013 attribuisce "una responsabilità sproporzionata su una minoranza di Stati membri, soprattutto nei periodi di grande afflusso di migranti". Per questo, in una risoluzione per valutare il funzionamento della legge che determina lo Stato membro che deve occuparsi di una domanda d'asilo, il Pe ha chiesto l’introduzione di un meccanismo di solidarietà che garantisca la continuità del diritto fondamentale di asilo nell'Unione e la ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri. Il testo non legislativo è stato approvato con 448 voti favorevoli, 98 contrari e 149 astensioni. L'inadeguata applicazione della gerarchia dei criteri, in particolare l'uso eccessivo del criterio del paese di primo ingresso, e l'inefficace attuazione dei trasferimenti, hanno aumentato la pressione su alcuni paesi, ovvero Grecia, Italia, Malta, Cipro e Spagna. Gli eurodeputati si sono detti contrariato dal fatto che il Consiglio, contrariamente al Parlamento, non abbia preso posizione sulla proposta di riforma del regolamento di Dublino del 2016, bloccando così il processo e lasciando che l'Unione disponesse dello "stesso insieme di norme che si sono dimostrate inefficaci nella gestione di un numero elevato di arrivi”. Inoltre, gli accordi ad hoc sulla ricollocazione non sostituiscono un sistema europeo comune di asilo armonizzato e sostenibile. I deputati chiedono maggiori risorse e capacità per gli Stati membri in prima linea, finché il sistema di Dublino non sarà riformato. Lacune e carenze nella direttiva sul rimpatrio L’europarlamento ha adottato, con 512 voto favorevoli, 134 contrari e 49 astensioni, una seconda risoluzione sull'attuazione dell'attuale direttiva sui rimpatri. I deputati hanno sottolineato che "una politica di rimpatrio efficace è uno degli elementi fondamentali di una politica dell'UE in materia di asilo e di migrazione ben funzionante" e che dal 2015 il numero di decisioni di rimpatrio eseguite è in diminuzione, non necessariamente a causa della diminuzione degli ingressi irregolari. Tuttavia, l'efficacia della politica UE di rimpatrio non dovrebbe essere misurata solo in termini di tassi di rimpatrio, ma anche in base alla sostenibilità degli stessi e all'attuazione delle garanzie dei diritti fondamentali, al rispetto delle garanzie procedurali e all'efficacia dei rimpatri volontari. I Paesi UE sono quindi stato invitati dal Pe ad assegnare capacità adeguate e una formazione sufficiente alle autorità responsabili. Ove possibile, i rimpatri volontari dovrebbero avere la priorità, ma i minori non accompagnati non dovrebbero essere rimpatriati a meno che non si possa dimostrare che sia nel loro interesse. La commissione parlamentare per le libertà civili (LIBE) sta attualmente esaminando la proposta della Commissione europea del 2018 che modifica l’attuale direttiva sul rimpatrio. (aise)

"Un quarto degli Stati membri ha fornito un sostegno al reddito minimo o nullo per i lavoratori autonomi o precari durante la crisi Covid, nonostante l'UE abbia messo a disposizione fondi per tale sostegno. Le misure di sostegno al reddito e al lavoro, realizzate con l'aiuto del programma SURE da 100 milioni di euro dell'UE, hanno sostenuto 42 milioni di lavoratori nel pieno della crisi a maggio. La Commissione Europea ha dichiarato esplicitamente che i prestiti d'emergenza "aiuteranno gli Stati membri a coprire i costi direttamente legati al finanziamento dei programmi nazionali di lavoro a tempo ridotto e altre misure simili ... in particolare per i lavoratori autonomi". Ma i lavoratori non standard sono stati lasciati senza sostegno sufficiente in sette Stati membri: Bulgaria, Croazia, Cipro: non hanno incluso il sostegno ai lavoratori autonomi nella richiesta di fondi SURE. Germania: i lavoratori subordinati e autonomi non hanno accesso alle indennità di lavoro a tempo ridotto né alle indennità di disoccupazione. Ungheria: indennità solo per i lavoratori autonomi nel settore della ristorazione e del turismo. Italia: indennità una tantum di 2-3 mesi durante la prima ondata per i lavoratori autonomi, stagionali e atipici. Durante la seconda ondata, solo categorie limitate di lavoratori vengono supportate in un minor numero di settori. La maggior parte dei lavoratori autonomi, stagionali e non standard non riceve alcun sostegno. Spagna: Non includeva il sostegno ai lavoratori autonomi nella richiesta di fondi SURE. I contratti a tempo determinato, i lavoratori domestici, i lavoratori atipici e i lavoratori autonomi non sono coperti da alcuna compensazione di reddito né sussidi, ad eccezione del settore turistico. Le informazioni sono state raccolte dalle affiliate nazionali della CES e sono incluse in un nuovo briefing sulle misure adottate per proteggere i posti di lavoro e i redditi durante la pandemia. La CES e le associazioni europee dei datori di lavoro hanno inviato una lettera congiunta ai ministri delle finanze dell'UE e alla Commissione europea per chiedere di colmare le lacune a sostegno dei lavoratori non standard. Il segretario generale della CES Luca Visentini è intervenuto affermando: “Milioni di posti di lavoro sono stati salvati durante la pandemia grazie a programmi di lavoro a breve termine vinti dai sindacati, ma troppi lavoratori hanno visto peggiorare la loro condizione a causa delle lacune lasciate nel sostegno. “Quest'anno molti lavoratori autonomi e precari sono stati lasciati con un sostegno finanziario minimo o nullo, il che è completamente inutile quando l'UE ha offerto denaro agli Stati membri specificamente per aiutare questi lavoratori. “Queste lacune nel sostegno hanno contribuito all'aumento della disoccupazione nell'UE di 2 milioni nell'ultimo anno, con i giovani e le donne le più colpite. "I regimi di lavoro a tempo ridotto devono essere estesi fino a una reale ripresa economica, non solo nella durata ma anche nella portata, in modo che coprano i lavoratori autonomi e precari in tutti i paesi".(14/12/2020 -ITL/ITNET)