Ogni anno, in Italia, dalla fine di settembre fino a tutto dicembre, la discussione della Legge Finanziaria monopolizza l’attenzione politica e non solo. La programmazione dell’anno che verrà, muove anche le categorie sociali e le loro organizzazioni che si mobilitano per assicurarsi i vantaggi che gli investimenti in programma possono portare e per alleviare il peso dei tagli che la manovra economica di un Paese come l’Italia non può non prevedere. Quest’anno il governo di centrosinistra presenta al Paese un conto pesante con una manovra di circa 35 mld di euro seconda solo a quella che nel 1993 presentò il governo Amato (90 mld di lire), il cui impatto ha scosso e scuote la maggioranza ed ha aperto la fase di mobilitazione delle categorie sociali. All’inizio la parte più a sinistra della maggioranza governativa aveva chiesto una manovra più leggera per evitare di intaccare pesantemente la spesa sociale ed aveva proposto di spalmare gli obiettivi di risanamento in più anni invece che solo nel 2007. Ma ciò non è stato possibile per la fermezza di Prodi e di Padoa Schioppa decisi a fare fronte agli impegni europei che impongono all’Italia il rientro al di sotto del 3% del rapporto deficit/pil che allo stato si aggira attorno al 4.5%. Pesa sul governo Prodi l’eredità pesante lasciata dal governo Berlusconi che non si è curato degli impegni europei dell’Italia, anzi ha lavorato perché gli fosse consentito qualche sfondamento sui parametri, ed ora tocca al centrosinistra rimediare. L’obiettivo della manovra è di portare il deficit al 2,8% ed a questo fine vengono stanziati circa 14 mld di euro finalizzati al risanamento ed alla riduzione del debito, mentre altri 20 mld di euro vengono destinati ad una politica di rilancio economico. La misura più importante a questo fine è la riduzione del cuneo fiscale (che è la differenza tra il costo del lavoro ed il salario realmente percepito dal lavoratore) di dieci punti da destinare per un 60% all’imprese ed un 40% ai lavoratori, a cui segue una politica di completamento delle infrastrutture iniziate dal precedente governo che allo stato sono senza copertura finanziaria. Sono previste anche agevolazioni per gli investimenti nel mezzogiorno a cui è destinata una quota del cuneo fiscale che raddoppia per le imprese meridionali, una riedizione del credito d’imposta per le imprese che operano nel mezzogiorno ed agevolazioni per l’occupazione femminile. Sono, inoltre, favorite le imprese che assumono lavoratori a tempo indeterminato invertendo, con ciò, una tendenza che aveva favorito le assunzione a tempo determinato portando ad una crescita del precariato. Per incrementare le entrate il governo fa leva soprattutto sul fisco con una manovra che ribalta l’impostazione del governo Berlusconi che aveva abbassato le aliquote massime riducendo la pressione fiscale sui redditi più alti. Il governo Prodi, invece, abbassa l’aliquota sui redditi fino a 40 mila euro e la alza sui redditi oltre questa soglia. L’intento è di redistribuire ricchezza favorendo i redditi più bassi per alimentare i consumi di massa e con essi la crescita economica. Naturalmente questa parte della manovra è la più contestata soprattutto dall’opposizione di centrodestra che parla di finanziaria classista ma anche dalle associazioni dei professionisti e di quelle categorie sociali che oggi hanno redditi oltre la soglia suddetta. Si è aperto anche sulla stampa un dibattito un po’ specioso su chi si può considerare ricco, su cosa è il ceto medio ed anche su certe categorie che dovrebbero essere considerate ricche, come ad esempio i gioiellieri, che per il fisco sono povere – stando ai redditi che denunciano spesso inferiori a quelli dei lori dipendenti – pur possedendo barche, auto e case di lusso. La manovra reintroduce la tassa di successione per i patrimoni che superano il milione di euro, anche qui ribaltando le scelte del precedente governo.
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I tagli alla spesa invece sono ridotti e si limitano ad interessare la spesa sanitaria e quella degli Enti Locali, mentre è rinviato un intervento sulle pensioni su cui, si dice, il governo si prepara ad intervenire fuori dalla legge finanziaria dopo un confronto con le forze sociali; ciò per evitare quella bufera che si scatenò sul governo Berlusconi agli inizi del suo mandato di cui fu protagonista la CGIL di Cofferati. Il governo propone anche una manovra sul TFR (le liquidazione degli operai che allo stato sono trattenute dalle imprese) che per le imprese oltre i 50 dipendenti dovrebbe essere trasferito all’Inps in vista di una riforma delle pensioni integrative. |
Una riunione del Consiglio dei Ministri. |
Questa misura ha scatenato la protesta degli imprenditori ed ha portato alla soluzione concordata di escludere dal prelievo le imprese con meno di 50 dipendenti e di prevedere interventi di compensazione per le imprese più grandi. Ogni giorno si susseguono prese di posizioni da parte di forze politiche, categorie sociali, che contestano la legge finanziaria ed in questo sport di distinguono anche i rappresentanti della maggioranza che attaccano la manovra del loro governo con argomenti opposto, da Mastella che parla di manovra troppo di sinistra RC e Comunisti Italiani che contestano il peso detta stessa sulle spalle dei più deboli. Tutto ciò porta Prodi a dire che la finanziaria è giusta anche perché scontenta tutti, come deve fare una buona programmazione economica in un periodo di crescita quasi zero, mentre il peso del debito si aggrava sempre di più. Infatti l’obiettivo principale è la riduzione del debito che è tornato a salire con il governo Berlusconi e che Prodi si propone di portare, entro la legislatura, al di sotto del 100% del pil. Questo obiettivo non sembra credibile a gran parte degli osservatori che criticano la manovra per eccesso di prelievo fiscale e per mancanza di riforme strutturali. Questa critica accomuna non solo l’opposizione che pretende di scaricare sulla nuova maggioranza quello che a lei non è riuscito in 5 anni di governo e che il nuovo governo, a suo dire, dovrebbe realizzare nei suoi primi 5 mesi, ma anche le agenzie internazionali di rating che hanno, dopo avere esaminato la finanziaria, declassato il paese sul piano della sua affidabilità economica, tra l’esultanza del centrodestra e la stizza del centrosinistra che rileva che le stesse non si sono mosse quando si faceva il danno mentre si attivano quando si sta lavorando per porvi rimedio. Oggi mentre scriviamo il dibattito la legge ha già fatto gran parte del suo lungo iter parlamentare. Il governo ha fatto ricorso all’uso del voto di fiducia, che sempre produce problemi politici, ma alla fine si sta arrivando ad un approdo ed allora sapremo dire come ne esce il governo. Prodi appare indebolito più che dagli attacchi dell’opposizione dai distinguo della maggioranza che ripropongono il tema della coesione politica tra forze molto diverse e la necessità di un progetto riformatore forte che dia a tutte un unico disegno politico. Se ciò non avverrà al più presto si apriranno scenari imprevedibili. |