Con i primi freddi invernali arriva il Natale. L’atmosfera che si respira nelle città, nei piccoli paesi, nei parchi e nei boschi della Sicilia è davvero unica al mondo. È una terra che raccoglie e conserva diverse culture e tradizioni, soprattutto a Natale.

Viviamo nel tempo della società complessa caratterizzata da mutamenti e da effimere quanto inconsistenti forme di memoria individuale e di gruppo. Comportamenti in rapida evoluzione, disancorati dal peso delle tradizioni, connotano il vissuto sociale della nostra Isola, anch’essa segnata da processi storici travagliati nei diversi ambiti economico, sociale, etnico, politico.

Nei suoi contesti tradizionali tuttavia si manifestano momenti di consapevole resistenza a una “modernità” che, per essere consumabile, ha bisogno di negare immagini troppo forti o durature della propria identità. In tale orizzonte ideologico, del resto, il folklore è stato fatto oggetto di una crescente promozione turistica.

Di segni invece radicati e tenaci, perché elaborati collettivamente in tempi lunghi e atti a sfidare i cambiamenti, è composta la cultura dei siciliani che vivono e lavorano nei rioni e nei mercati popolari delle città o dei piccoli centri. Se complesso è l’universo delle feste nel suo impianto generale, non meno complesso è il carattere dei singoli elementi che le costituiscono. Non diversamente da altre feste il Natale è caratterizzato da aspetti liturgici, ludici e da fatti alimentari.

Ancora oggi in Sicilia momenti salienti di questa occorrenza festiva sono la cena e la messa notturna del 24 dicembre. Il carattere eccezionale dell’avvenimento è anche segnato da altre pratiche e credenze, di cui alcune, per esempio l’albero, di recente diffusione. Presepi, passeggiate, musica, fiaccolate e dolci, in un intrecciarsi di sacro e profano, di devozione religiosa e peccati di gola.

Quasi tutti i paesi rientranti nella provincia di Agrigento sono in fermento durante il periodo natalizio per commemorare degnamente la nascita di Gesù Cristo. I festeggiamenti che si attuano in queste zone sono suddividibili in due momenti distinti.

Le “Novene” si effettuano dal sedici al ventiquattro dicembre e prevedono il coinvolgimento diretto delle presone che si riuniscono presso la casa di colui che ha commissionato la novena. Il secondo evento è la “Pastorale”, una rappresentazione comica che prevede la partecipazione di tre personaggi, Nardu e Mirtiddru, due pastori pigroni, e “U Curaduru”, il padrone del gregge, nonché titolare dei due pastori appena citati.

La rappresentazione si conclude con l’avvistamento di una luce misteriosa da parte dei due pastori, luce che li condurrà presso la grotta dove assisteranno alla nascita di Gesù Cristo. In provincia di Messina, ed esattamente nel cuore dei Nebrodi, il Natale si celebra con la tipica processione dei pastori che, nel cuore della notte della Vigilia, attraversano i boschi e le vie di montagna muniti di torce accese e cantando inni per giungere presso la Casa della Natività.

Il tutto si svolge subendo delle temperature proibitive, ma sempre con la stessa alta intensità della fede. A fare da cornice antiche melodie, i canti della Novena, il suono caratteristico delle zampogne. Ad Erice (Trapani), incantevole cittadina medievale, numerosi zampognari (cantori) giungono da tutta Italia per aggiudicarsi la “Zampogna d’oro”.

E nei dintorni di Palermo, precisamente a Ciminna le sere della Novena, in attesa della Natività, tutto resta illuminato solo da innumerevoli falò. Ma in Sicilia non è Natale se non c’è il presepe. Infatti, il Presepe ha sempre occupato un posto d’onore nelle rappresentazioni sacre dell’isola. Domestico, vivente o artistico, fatto con i più svariati materiali, dalla cera al corallo, è la nota dominante, il simbolo più rappresentativo di queste feste.


Il presepe...

 

La tradizione ci tramanda che la prima rappresentazione italiana del Presepe si ebbe grazie a San Francesco d’Assisi lo stesso anno che ottenne dal Papa Onorio III l’approvazione della regola francescana, cioè il 1223, mentre i diffusori di questa tradizione in Sicilia furono i Gesuiti. Ogni elemento costitutivo del Presepe ha un valore simbolico, a partire dalla ricostruzione del villaggio agro-pastorale povero e della grotta in cui nacque il Redentore.

Nell’isola tale rappresentazione si discosta in parte da quella tradizionale presente ad esempio a Napoli – le figure che lo compongono sono di dimensioni inferiori rispetto alla classica unità di misura napoletana e molto spesso il paesaggio che lo accoglie è quello montano, differente da quello urbano riscontrabile nel Presepe Napoletano –, ha tra i suoi elementi costitutivi un forte senso del drammatico e presenta delle caratteristiche tipiche come le decorazioni che sfruttano rami d’arancio e di mandarino e fichi d’india.

A Scicli (Ragusa), nella Chiesa di San Bartolomeo, è custodito uno dei più antichi. Purtroppo oggi possiamo ammirare solo alcune sculture in legno alte circa un metro e mezzo, il resto è stato irrimediabilmente danneggiato da un terremoto. Altro esempio suggestivo della Natività è rappresentato dal presepe settecentesco costituito da una trentina di personaggi presente ad Acireale.

I personaggi sono realizzati a grandezza naturale ed indossano dei costumi curati; i loro volti di cera colorata lasciano trasparire chiaramente i loro sentimenti nell’accostarsi all’evento sacro. Caltagirone si pregia di presepi in ceramica realizzati dagli artisti Bongiovanni e Vaccaro che nel 1700 resero la cittadina celebre.

A Modica, in provincia di Ragusa, se ne conserva uno di dimensioni monumentali, fatto con rocce calcaree, legno di quercia e carrubo presso la chiesa di Santa Maria di Betlem. In provincia di Trapani i presepi sono fatti soprattutto di corallo, a Catania esiste un presepe particolarissimo in cui i personaggi sono fatti di una “pastiglia”, un impasto particolare rivestito di pittura resinosa.

A Custonaci, in provincia di Trapani, il Natale è festeggiato con un evento molto suggestivo: la realizzazione di un Presepe vivente che ha il suo scenario naturale nella vastissima grotta Mangiapane di Scurati. L’evento prevede l’allestimento di vari ambienti come quello in cui si raccolgono i pastori e le loro pecore, quello in cui si può assistere alla preparazione dei formaggi locali, quello che raccoglie esempi dell’allevamento dei maiali e quelli che raccolgono varie botteghe artigiane come quella del falegname.

Ma addirittura interi paesi si trasformano in presepi dal vivo, gli abitanti si vestono di abiti antichi, le botteghe riscoprono antichi mestieri, le donne preparano il pane e la pasta o filano la lana con i fusi. A tal proposito rientra a pieno titolo nelle caratteristiche tradizioni popolari natalizie della Sicilia anche la secolare tradizione culinaria.

Per l’occasione l’estro culinario siciliano si esplica nella realizzazione di ricchi piatti. Tra i dolci tipici natalizi realizzati in Sicilia non si può fare a meno di citare la “cobaita” prodotta con l’utilizzo principale del miele al quale possono esser aggiunti semi di sesamo, noci oppure mandorle, le così dette sfinci assai gradite al popolino, sono delle paste frolle fermentate, che si friggono e spargonsi di zucchero o miele; i “Nucatoli” – dei biscotti contenenti un impasto costituito da mandorle e pistacchi tritati uniti alla cannella – altri tipici biscotti come i “Cosi Chini”, contenenti un ripieno di fichi secchi e mandorle, il “buccellato”, altro tipico dolce natalizio siciliano contenente un ripieno composto da fichi secchi, uva passa, mandorle, noci, pinoli, bucce d’arancia candite e zucchero ed il classico torrone.

 

La Sicilia ha paesi che fanno inarcare le ciglia, direbbe il Chiabrera, per certi dolci natalizi. Noto, per esempio, è celebre per la sua cutugnata, Modica per la petrafennula, Piazza pel turruni, Borgetto per la pignulata, Cammarata per le paste di vinu cottu, Corleone pe’ dolci di miele, Salaparuta pe’ lavori di rabesco sopra dolci pieni d’impasto di fichi secchi; ed anche nel Cinquecento erano celebri le mustazzoli di Missina, cuddureddi di Catania, nucatuli di Palermu.

La cena della notte di Natale che vede, almeno per una volta l’anno riuniti tutti i membri di una famiglia in senso esteso, è un’ultima trincea di vita contro certi meccanismi disgreganti della civiltà del nostro tempo, il cui effetto visibile è proprio quello di privare ognuno di referenti sociali, dotati di una forte carica simbolica identificante. Attraverso questa via pertanto, anche se non in modo evidente, il Natale riesce ancora oggi a conservare il suo arcaico valore di festa della vita.


...la realtà, Castelbuono