Il nuovo libro di Pasquale Hamel “Il Mediterraneo da barriera a cerniera” è uscito recentemente in libreria per i tipi degli Editori Riuniti. Dall’introduzione, curata dallo stesso autore è tratto l’articolo che segue.

Il mar Mediterraneo, una sorta di grande lago salato sul quale si affacciano tre continenti, è stato fin dai primordi un luogo della storia, le terre che si prospettano sui suoi circa 2.500.000 kmq di superficie – escludendo, naturalmente, il Mar Nero che del Mediterraneo, tuttavia, costituisce una naturale appendice – hanno infatti conosciuto la nascita, la maturazione e la fine delle civiltà fra le più importanti che hanno segnato la storia dell’uomo.

Le sue coste, dal variegato profilo, hanno attratto da sempre popoli provenienti da terre lontane che si sono, nelle stesse, insediati portando i loro costumi, le loro tradizioni, i loro idoli ed i loro dei, il modo di rapportarsi fra loro e con gli altri, ma, anche con la natura che li circondava, in sintesi, portando le loro culture.

Questa peculiare, ma anche fortunata, condizione ha consentito la nascita di civiltà ma, anche, l’affinamento di quelle esistenti costruendo, anche laddove la cultura dei nuovi arrivati cercava di imporsi in forma totalizzante e con strumenti violenti, quasi sempre il miracolo di un sincretismo virtuoso del cui risultato sono manifestazioni i resti di stupefacenti opere che segnano molta parte dei territori che si affacciano sulle sue sponde.

Un sincretismo virtuoso che ha dato una ulteriore spinta al cammino dell’uomo. Ma il Mediterraneo è stato soprattutto una grande strada sulla quale, dal momento in cui l’uomo apprese l’arte della navigazione, e per millenni, si sono spostate genti e merci ciò che ha permesso di realizzare un grande mercato di scambio commerciale ma anche di generare contaminazioni che, nel tempo, hanno dato vita a grandiose civiltà, imperi e regni talora millenari.

Ma il Mediterraneo è stato, soprattutto, la culla del pensiero, della speculazione dell’uomo sull’uomo e sulla natura, il luogo dove le domande primordiali che assillano da sempre l’uomo quale essere pensante hanno cercato di trovare una risposta. Di questo Mediterraneo è Ulisse, il mitico eroe del poema omerico – protagonista di un favoloso viaggio attraverso le sue turbolente acque – il simbolo più significativo.

Ulisse emblematizza l’uomo mediterraneo, un essere assetato di conoscenza, roso dal demone del sapere che non si rassegna all’ignoranza, che corre il rischio del salto nel buio – “il folle volo“ secondo la felice definizione di Dante – che sfida le forze di una natura troppo spesso ostile perché spinto dal desiderio infrenabile di sapere. Un uomo che non si accontenta del presente ma che ambisce al futuro. “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza“.

Ancora i versi di Dante, messi in bocca all’eroe omerico, rappresentano meglio che ogni altra descrizione questa tensione che anima Ulisse, appunto, l’uomo mediterraneo. E proprio quest’uomo che – nel Mediterraneo e in nessun altro luogo, con la profondità con cui il mondo classico lo identifica – scopre se stesso divenendo il centro della speculazione filosofica, in poche parole, un uomo che si riconosce “misura di tutte le cose”.

La storia del Mediterraneo è stata dunque storia di pensiero, storia di grandi intuizioni, oltre che storia di scambi, di contaminazioni, di scontri ed incontri, quindi di intenso movimento e rimescolamento, un rimescolamento che ha permesso una ossigenazione fra quelle culture che germogliavano sulle sue coste, un’ossigenazione che ha prodotto il meraviglioso progresso sociale e tecnico che oggi viviamo.

“Sulle rive del Mediterraneo, che Una nuova centralità di Pasquale Hamel Mediterraneo mitico e Mediterraneo di oggi Il nuovo libro di Pasquale Hamel “Il Mediterraneo da barriera a cerniera” è uscito recentemente in libreria per i tipi degli Editori Riuniti. Dall’introduzione, curata dallo stesso autore è tratto l’articolo che segue. per secoli è stato uno degli spazi più trafficati del mondo, le livree culturali e le identità religiose sono state sempre messe alla prova…

Conquistatori, soldati, mercenari avventurieri, pirati, mercanti esuli, rinnegati, pescatori – perfino in epoche in cui fedi e appartenenze erano più feroci di oggi – finivano per creare mondi culturali ibridi, di cui restano tracce nelle usanze, nei dialetti, nella cucina, oltre in quelle che la storiografia francese di qualche decennio fa avrebbe chiamato mentalità”.

Quando infatti questi scambi e queste contaminazioni si sono, per le regioni più varie, interrotte proprio allora le culture hanno sofferto e, in qualche caso, sono state soffocate lasciando dietro di sé solo nostalgie e rimpianti. Ed il Mediterraneo è stato ancora la culla delle grandi religioni universali – Ebraismo, Cristianesimo e Islam – tutte e tre figlie dello stesso albero, religioni monoteiste dominate dalla esclusività del rapporto con Dio e, nello stesso tempo, portatrici di quelle che si considera unica e sola verità.

Unicità ed esclusività della verità che ha comportato, soprattutto fra cristiani e musulmani – nonostante il riconoscersi in un unico riferimento – ad una cronica conflittualità di cui sono figli i cruenti conflitti nel corso dei secoli nello stesso Mediterraneo e non solo. Mediterraneo, dunque, come spazio della storia, luogo che, per millenni, ha prodotto storia.

Ma come spesso accade, la continuità non dura all’infinito, interruzioni più o meno vistose possono bloccare i processi e, perfino in qualche caso azzerarli, e così anche questo spazio baciato dagli dei all’improvviso ha rallentato i suoi ritmi.

Soprattutto nel secolo passato con picchi raggiunti dopo il secondo conflitto mondiale, questo Mediterraneo, come estenuato dal lungo corso della storia, sembrava avere esaurito le sue spinte vitali ed appariva quasi destinato ad un inesorabile destino che lo confinava nella marginalità nel contesto planetario. Una sensazione che, però, si è dimostrata profondamente errata perché oggi, nonostante tutto, proprio il Mediterraneo sembra rivivere una nuova stagione che lo fa tornare al centro della storia. Di