Tra i milioni di pizzini meschini e gretti che, ahimè, circolano in Sicilia ce ne uno di cui vale davvero la pena di parlare. Questo è un pizzino irriverente, scoppiettante, provocatorio ma soprattutto davvero esilarante. È il “Pizzino” giornale di Gianpiero Caldarella, suo direttore responsabile, di Francesco Di Pasquale e Leonardo Vaccaro, tutti meglio detti “scomunicatori”, bla-sfemi e callografici, che, stanchi di aspettare che le cose buone accadano da sole e indispettiti dalla riverenza di troppi, hanno gridato per la prima volta la loro idea. E da allora chi li ferma più? Il loro “Pizzino” infatti, ha presto spiccato il volo. E non si può dire che stampa italiana e d’oltrealpe e istituzioni accademiche di tutta l’isola non abbiano parlato di loro. Il fenomeno è rimbalzato sui media con l’impatto meritato, alla collaborazione del giornale si sono uniti personaggi come Biagi e Staino, convinti della solidità del progetto. Apprezzamenti, applausi.. e qui? In Sicilia i politici come l’avranno presa? Come fa sapere Gianpiero Cladarella, “le istituzioni lo hanno ignorato, non reagendo mai alle provocazioni. Così fino a questo momento – dice – navighiamo tranquilli con il vento a prua”. “Pizzino” non ha una matrice politica e non riceve finanziamenti né da gruppi politici né da parte di privati. Si fonda esclusivamente sul rappporto di fiducia con gli abbonati, che sono circa seicento, e con i lettori. Sbeffeggiare la mafia, o quantomeno parlarne senza peli nella lingua, negando l’ossequio, il rispetto, che in una terra come questa, spetta a chi ha in mano le fila dei consensi, dell’economia: questo è l’obiettivo principe del giornale. “Oggi più che mai la mafia è in una zona fluida che sconfina dal lecito all’illecito, – dice il direttore del giornale –. Chi fino a ieri era rispettabilissimo, oggi è considerato mafioso. E quel che è peggio è che questo non genera più scandalo. Quelle persone a cui ieri abbiamo dato il voto e che oggi si scoprono sotto misure cautelari non mettono neanche più in crisi la nostra coscienza di cittadini. Questo fa parte di un sistema che digerisce consensi, come se l’importante fosse non essere beccati, piuttosto che non comportarsi male e allora se questo succede, pazienza! Noi vorremmo scardinare tutto questo, esagerare sin dall’inizio presentando anche realtà che ancora non esistono ma che a distanza di mesi vediamo verificarsi. E la satira ci serve per non cadere negli inghippi dell’autorevole denuncia e aspettare che i colpi magari arrivino sui fianchi piuttosto che sul petto. Per fortuna fino ad ora non abbiamo mai ricevuto minacce, solo qualche telefonata anonima.. ma sarà stato qualche sbadato. Comunque se dovessero arrivare sarà dedicato loro una bella rubrica!”. La “convenzionalità da giornale” c’è.. certo, l’editoriale classico del giornale si chiama “screditoriale”, “editroiale” o “fetidoriale”, in cui un boss parla con il suo gerarca e gli racconta quello che accade sempre con la stessa formula di apertura “Voscienza ‘bbenedica” andando avanti con un misto di italiano e siciliano. Non manca neanche la classica rubrica di cultura e società solo che è “Cottura e società”, poi “Lecca la sarda in siculo centrico” la rubrica di lavoro, quella di cucina: “Spamming con sarde”, e ancora il sondaggio che sarebbbe “Ogni testa è tribunale”, e che poi viene ripreso sul sito www. Scomunicazione.it , che è anche il nome dell’associazione culturale editrice di “Pizzino”. Poi la rubrica dedicata alle illustrazioni d’epoca: “Lustri di illustri illustratori”, quella sullo sport “Sport e spart la meglio part”, “Cacchiosello”, la naturale evoluzione del carosello in cui riviste poco convenzionale come l’“Orinale di sicilia”, “Le Fighetton” commentano dei film poco casuali, o anche lo spazio dedicato a pubblicità abbastanza discutibili ma certamente divertenti, e ancora uno “strano” oroscopo dal titolo “Pinnole a strali” in cui spesso e volentieri ci sono scritte cose del tipo: “Marte garantirà i voti, Saturno la protezione e Venere la latitanza”. E poi lo spazio dedicato alla retorica dove non si fa satira. L’unico momento dove si riflette sull’allucinazione collettiva: cioè la realtà. “Pizzino” – spiega ancora Caldarella – è un poster in cartoncino rigido piegato in quattro e funziona più o meno come una collana di libri. Comunque ogni numero, che è tematico affronta un argomento da più lati e cerca di chiuderlo restando lì come una pietra cioè ancorato più al tema che all’attualità dei fatti”. “Abbiamo fatto una campagna sul Ponte sullo Stretto – racconta Caldarella –, uno sulla privatizzazione delle coste, sulla riforma della scuola, – che avremmo voluto far fare a Mike Bongiorno visto che ci ha insegnato che non serve studiare se non si vincono i milioni, – un numero sul calcio “Ball e futt”, uno sulle regalie che funzionano meglio della lupara come strumento di corruzione e che specialmente sotto Natale è molto usato. Poi un numero su Bernardo Provenzano che abbiamo immortalato su uno zerbino e abbiamo chiamato “affetti collaterali”. E tanto altro ancora. E allora diciamo: “Voscienza ‘bbenedica Pizzino” ! Solo quello però. E che la satira seppellisca la paura, la riverenza, e quindi la schiavitù. Perché “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, come dicono gli amici attacchini di “Addio pizzo”, un movimento parallelo formato da donne, uomini, ragazzi, ragazze, commercianti e consumatori che si riconoscono nella frase in questa frase. Un’associazione di volontariato apartitica il cui scopo è la lotta alla mafia, e in particolare al racket delle estorsioni..Insomma tra quelli di “Addio pizzo”, “pizzino”, e tutte le altre piccole grandi lotte, di parole e di fatti, qualche buona notizia possiamo darla a chi non vive più quotidianamente questa Sicilia con noi. Forse qualcosa sul fronte antimafia sta cambiando. |