Da parecchi mesi è cominciata la nuova legislatura all’Assemblea Regionale. Certo ci sono state le ferie estive, i problemi della formazione del nuovo governo Cuffaro ed il suo insediamento, la struttura delle Commissioni e le Presidenze, quelle dei Gruppi Parlamentari e la scelta di Miccichè a Presidente dell’Assemblea. Tutto lavoro e fatica importanti, ma tutto interno ai rapporti politici e tutto alieno dai problemi dell’Isola, interessante solo per pochi iniziati disponibili a farsene carico intellettuale, a seguirli, a rendersi conto delle varie posizioni politiche e personali.

 

In questo mondo astratto e lontano dai comuni mortali siciliani la Borsellino viene proposta a Presidente dell’Ars da alcuni gruppi del centro-destra e finisce capogruppo dell’Unione, non si capisce bene il rapporto politico tra i vari gruppi parlamentari della sinistra, non si afferrano con chiarezza come e su quali argomenti l’Unione svolge il suo compito di Opposizione. Un rimestìo infinito che occupa fogli interi di giornali, appassiona solo gli interessati, non coglie l’attenzione della popolazione.

C’è un distacco profondo tra le urgenze e le difficoltà dei siciliani e le istituzioni che dovrebbero rappresentarli, tra il loro fare ed il loro dire. A lume di naso ci si rende conto che qualcosa non funziona. Intanto saremmo curiosi di sapere che cosa ha prodotto il famoso Cantiere messo su dalla Borsellino: quali sono state le scelte politiche e quelle economiche, le priorità previste, il tipo di intervento sociale ed economico scelto per affrontare i nodi della crescita della società siciliana, le richieste e le lotte proposte per risolvere i problemi dell’Isola, quelli immediati e quelli strutturali e storici.

Finite le elezioni ci appare tutto rientrato e silente e che si sia persa memoria dell’iniziativa. Domanda d’obbligo; ma il Cantiere è stato chiuso o no? Mi dispiace dirlo, ma si coglie un diffuso senso di ripulsa tra la gente. A parte le proposte stravaganti di alcuni parlamentari, le aperte lotte interne nei partiti, soprattutto nella maggioranza, le vicende di Miccichè per la Presidenza, le prediche di Alfano in Forza Italia, le vicende di Nania contestato segretario regionale di AN, non è che compaiono passioni e idee nel dibattito pseudo-politico regionale. Per giorni Cuffaro ha polemizzato con Prodi sul Ponte e sulle tasse promettendo di trovare lui i finanziatori del Ponte e di risolvere il problema delle tasse: voce isolata in un sordo silenzio generale.

Faccio modestamente osservare che c’è da stupirsi di tanto silenzio a fronte di problemi economici e sociali di dimensioni epocali e planetarie… e non scherzo! La Sicilia al centro del Mediterraneo e ponte dell’Europa verso l’Africa e l’Oriente: che vuol dire? Cosa c’è da proporre, da chiedere, da realizzare. Da almeno due mesi arrivano in Sicilia centinaia e centinaia di emigrati: che facciamo? Come affrontiamo politicamente e con fatti concreti tale emergenza? Non mi viene in mente, e me ne scuso, il nome di alcun deputato regionale o segretario di partito che abbia visitato i centri di accoglienza, che se ne sia occupato e preoccupato.

Scrivo in questo giornale dell’Emigrazione Siciliana e sono dirigente dell’Usef e vorrei capire le scelte politiche del Governo della Regione per i Siciliani all’estero e vorrei anche capire quelle dell’opposizione, della Sinistra Radicale o Democratica che sia. Sull’argomento, a suo tempo, abbiamo presentato un documento, certo finito tra gli atti del Cantiere. Dagli atti ai fatti come si passa? Vorremmo che qualcuno ci desse chiarimenti. Ho fatto due esempi elementari che si richiamano alla natura della nostra Associazione – Emigrazione ed Immigrazione – per far capire e rendere tangibile il distacco tra politica ed esigenze, tra politichese e dialetto, tra necessità reali della popolazione ed attività di governo e parlamentare.

 

Il discorso si fa più grave per la sinistra nel suo complesso dove appare sbiadita ogni scelta di cambiamento, affannata solo a districarsi in un guado maleodorante e malsano. Fare una politica di sopravvivenza significa scegliere di stare ai margini: noi siamo per una sinistra di lotta, di cambiamento, democratica e capace di scelte coraggiose soprattutto in tempi così difficili. È necessario passare dalla tattica alla strategia… e subito. Io sono alieno di lamentele e piagnistei, ma la verità è la sofferenza di gran parte del popolo di sinistra per una politica solo autoreferenziale che dimentica assai spesso quello che la circonda. Credo che il Cantiere se c’è ancora deve produrre qualcosa di tangibile, credo ancora nella forza della politica come proposta e lotta per scelte di crescita sociale. È questo quello che mi auguro, meno che mai la scrittura di un altro articolo di critica.
Palermo. Particolare di Piazza Pretoria.