Di seguito facciamo il punto dello stato attuale del dibattito sul Ponte, dopo l’incontro avvenuto lunedì 2 ottobre a Palazzo d’Orleans tra la Regione e il Ministro dei LL.PP. Per far questo ci pare illuminante l’opinione di Francesco Attaguile, direttore dell’Ufficio di Bruxelles della Regione Siciliana e, come tale, oltre che per sensibilità personale, attento osservatore della questione*

Pochi ricordano un giovane Modugno cantastorie, che narrava l’incontro di una notte fra due innamorati di Messina e Reggio, su un ponte nato nel sogno e svanito all’alba. La vicenda è tornata d’attualità, solo che il sogno era diventato progetto, c’erano i soldi, la gara aggiudicata e stavano per aprire i cantieri, ma sul più bello qualcuno ha posto il veto: “Niet”, come dicevano i sovietici quando volevano bloccare senza motivare. “Niet” hanno detto due o tre ministri e il sogno, il progetto, i soldi, la gara, i cantieri e tutto quello che sarebbe seguito in termini di occupazione, sviluppo e innovazione, in Sicilia, in Italia, nel Mediterraneo ed in Europa, tutto è svanito all’alba della nuova legislatura.

 

 

È paradossale che in una democrazia decentrata e nella nuova governance europea questo possa ancora avvenire, come nelle satrapie medievali dell’Oriente. Per evitarlo esiste una sola via, peraltro già da noi indicata come ipotesi subordinata in un precedente articolo (La Sicilia del 27/05/2006, pag. 2): l’iniziativa delle Regioni e delle popolazioni interessate. Se il Governo italiano – come ha promesso solennemente a Palermo il ministro Di Pietro – non ostacolerà l’opera e cederà il progetto esecutivo (del valore di 90 milioni) a costo zero insieme alla Società concessionaria, allora la delusione e la rabbia si possono trasformare in un grande successo e nell’accelerazione del processo di sviluppo indotto.

Se infatti (ma occorrerà monitorare assiduamente questi se) i 2,6 miliardi destinati al ponte – come ha altresì promesso solennemente il ministro Di Pietro – verranno utilizzati solo per infrastrutture in Sicilia (prevalentemente) e Calabria (beneficiata già di altri 2 miliardi per l’autostrada), allora si potranno realizzare subito anche la ferrovia veloce Messina-Catania- Palermo, nell’ambito del Corridoio europeo n. 1, e i terminali portuali collegati al centro-nord Europa da quell’Asse prioritario.


Manifestazione contro il Ponte.

 

Quanto risparmiato dalla Regione per queste opere (fondi strutturali europei 2007-13) potrà essere concentrato per far partire il ponte, come ha già annunciato il presidente Cuffaro. “Così la Sicilia viene trasformata”, proha affermato l’amministratore delegato delle Ferrovie, Moretti.

 

Per questo però occorre prima trasformare scetticismo, delusione e rabbia in lucida determinazione strategica di tutte le classi dirigenti e fare subito, entrando massicciamente nella Società concessionaria (proprietaria del progetto esecutivo) per gestire una grande operazione finanziaria internazionale, basata su un pool di banche e sulla più grande rete promozionale del mondo: i milioni di siciliani e calabresi pronti a collaborare.

Cuffaro, Lombardo, Misiti e gli altri leader siciliani e calabresi (compresi i tanti favorevoli del centrosinistra) si ispirino a Napoleone, che trasformava le sconfitte in vittorie, ribaltando la mortificazione subita ad opera di un anacronistico rigurgito di centralismo statale, in un’affermazione concreta della sussidiarietà e dell’autonomia regionale nel quadro delle priorità europee. Dopo sessant’anni di rivendicazioni verbali e di occasioni mancate, è la volta di realizzarla davvero. Ed è quella decisiva per il destino della Sicilia.


Manifestazione a favore del Ponte.

 

* da “La Sicilia” del 3-10-2006