“...Quanto più lontano vai più devi ricordare certo che ci sono molte cose che si possono dimenticare, però alcune sono oblii e altri sono mai più e se senti tristezza quando guardi indietro, non dimenticarti che quel cammino è per colui che viene e per colui che va” Alfredo Zitarrosa (da “Antologia, vol. II” 1936-1989)

 

“Darsena Norte” o “Molo Nord Sicilia - Buenos Aires”, come da traduzione italiana, è un omaggio dell’arte alla storia, un tributo del sentimento alla memoria. Il progetto “Molo Nord”, in programma per il 22 agosto al teatro antico di Taormina, rientra tra le manifestazioni di Taormina arte che sono iniziate il primo giugno e si concluderanno il 23 agosto e che prevedono anche vari appuntamenti teatrali e iniziative di vario prestigio. Il progetto intende raccontare, attraverso la via del ricordo, la comunità siciliana emigrata in Argentina e più precisamente a Buenos Aires.

Un fenomeno universale, quello dell’emigrazione, che ha coinvolto popoli di ogni tempo e ogni luogo, a volte accompagnandosi a storie liete, altre volte a tragedie. Il molo Nord è proprio quello dove, nel porto di Palermo, all’inizio del secolo scorso, migliaia di siciliani si imbarcavano per raggiungere continenti lontani, nella stragrande maggioranza dei casi diretti esattamente verso l’ignoto. Il concetto del “viaggio”, appunto come sublimazione del concetto di emigrazione, viene proposto e rivissuto in questo progetto tramite i racconti di sette testimoni attraverso la fotografia, la scrittura e la ripresa videodocumentale.

L’occhio della macchina fotografica di Ernesto Bazan interpreta luoghi e volti della comunità siciliana a Buenos Aires dipingendone un quadro commovente, a tratti nostalgico. Il DVD di Sandro Dieli e Gaetano Calà, direttore del Dipartimento Politiche Migratorie dell’A.N.F.E. Sicilia, documenta la storia dei sette personaggi rappresentativi comunità siciliana in Argentina, così come i testi dello scrittore e critico teatrale Roberto Alajmo, un prezioso cofanetto che custodisce momenti di riflessione sull’emigrazione per le generazioni che l’hanno subita e di conoscenza di questo fenomeno per chi, invece, non l’ha vissuta. Le sette storie selezionate, per questa rassegna, raccontano di Antonino Casella, 76 anni, imprenditore; di Alberto Materia, 79, imprenditore; di Ada Lattuca, 63, docente universitaria; di Gaetano Masso, 76, imprenditore; di Pino Grillo, 66, operaio meccanico e tassista; di Olga Casentino, 42, giornalista del Clarin; di Nestore Restivo, 43, intellettuale e docente alla facoltà di giornalismo.

 

Ai protagonisti, il regista ha chiesto di indicare un luogo della città che avesse valore simbolico per la loro vita e poi li ha seguiti con la telecamera attraverso questo percorso. La storia è quella comune di un abbandono, di un lutto, uno strappo che non si ricuce. Storie personali che però diventano universali. Si tratta di un espediente narrativo che darà allo spettatore il “senso del viaggio”, elemento che contraddistingue la vita di un qualsiasi emigrato.

Sarà così tracciata una rete, una traiettoria che ingloba quei percorsi, i tanti percorsi che pur avendo allontanato inesorabilmente ognuno di loro dalle proprie origini, hanno anche contribuito a dare loro una nuova definizione di esistenza e di precisa identità in terra lontana che è diventata propria. Perché l’identità di una persona non è il nome che porta, il luogo dove è nata, né la data in cui è venuta al mondo. L’identità di una persona consiste, semplicemente, nell’essere e l’essere non può essere negato.


Un angolo del Centro Storico di Ortigia.