1Oramai da più di un mese si è insediato il nuovo Presidente della Repubblica al quale formuliamo i più sinceri affettuosi e cari auguri di buon lavoro. Tornare a riprendere come e chi e con quanti voti di maggioranza è stato eletto mi pare tempo perso. È un tornare a rifriggere la frittata: tutti voi lo avrete appreso dai quotidiani e dalla televisione. Vale la pena, tuttavia, ricordare e sottolineare tre punti che hanno, a mio avviso, caratterizzato questa elezione. Il valore umano, culturale e politico del personaggio a prescindere dalla sua storia di appartenenza politica; la dignità del suo ruolo costituzionale che ha caratterizzato, in questi ultimi anni, la sua attività politica – ministro degli interni, presidente della Commissione Costituzionale del Parlamento Europeo, nomina di Senatore a vita – da tutti riconosciuto; l’indiscussa onestà intellettuale e personale mai macchiata in ottanta anni di vita. Bene, tutto questo non è valso a farlo votare dal centro-destra. Né è valso il rifiuto di D’Alema perché considerato, sempre dal centro-destra, troppo politicamente definito, né sono valsi i tentativi di accordo per un voto concordato, né quelli sulla candidatura di Napolitano unanimemente riconosciuto perfetto, ma non votabile. Il centro-destra si è trincerato su un “niet” profluendo innumerevoli considerazioni negative fino, come è solito fare, all’offesa maliziosa ed alla minaccia di piazza. A prescindere dai toni violenti usati e dalle strumentali valutazioni politiche e dal giudizio personale che ognuno può farsi, c’è una valutazione che vorrei riprendere e sottolineare perché mi sembra tocchi il giusto rapporto tra eletto ed elettore, tra voto e partito. L’argomentazione principe del centro-destra e soprattutto dell’UDC di Casini e di AN di Fini per non votare Napolitano è stata: “il nostro elettorato non comprenderebbe il nostro voto favorevole”. E qui tutta una serie di considerazioni positive sul candidato. Tutta questa argomentazione prefigura un atteggiamento irrispettoso nei confronti del proprio elettorato considerato una specie di “popolo bue”, incapace di giudicare uomini e fatti della politica nazionale da una parte e dall’altra un venir meno al dettato costituzionale della libertà ed insindacabilità del voto dell’eletto. Due contraddizioni in termini.

2I nostri auguri al Presidente Napolitano sono veramente di cuore e sincere le nostre felicitazioni. Napolitano rappresenta certamente una garanzia di serietà e di assoluta onestà politica e costituzionale. Già le sue dichiarazioni, dal suo discorso inaugurale ad oggi, giugno inoltrato, fanno testo su questa linea. Gli stessi suoi primi atti vergono verso un superamento di ogni divisione nel Paese ed un colloquio tra le parti politiche e sociali. La grazia a Bompressi da una parte e l’insistenza sul parlarsi e sul confrontarsi seriamente dall’altra ne sono una precisa e chiara testimonianza. Il Presidente Napolitano lo ricordiamo come un politico attento a non superare certi limiti di decoro, non solo politico ma anche umano che non servono a crescere e ad ottenere consensi duraturi. Se permettete ricordi personali di antica conoscenza, posso testimoniare come nel suo lungo percorso politico e partitico si è sempre attenuto a non rompere l’unità e ad indebolire il peso del suo partito, pur sostenendo con forza le sue opinioni, tante volte difformi da quelle generalmente convenute.

 

Giorgio Napolitano era oggetto di affettuosi sfottò come “il cardinale rosso” per certi suoi atteggiamenti super partes e benedicenti e portati alla universale pacificazione, o come il “il principe rosso” per la sua somiglianza fisica al Principe Umberto di Savoja e per il suo atteggiamento un po’ sofisticato, elegante e fascinoso. Questo non vuol dire che non facesse le sue battaglie politiche, che non avesse i suoi amici di cultura e di corrente, che non conducesse le sue battaglie politiche e soprattutto che non si sporcasse le mani nel lavoro di partito.

Io ne ho un ricordo molto vivo e mi sovviene in mente particolarmente un comizio fatto assieme, nel 1964, a Licata in una manifestazione cittadina con più di dieci mila cittadini e con parecchie difficoltà di controllo per l’esasperazione della gente. Giorgio Napolitano è stato sempre vicino alla Sicilia: a Palermo aveva fatto il militare, alle Eolie andava a villeggiare quasi ogni anno, aveva amici e compagni a lui politicamente vicini, era lieto quando aveva occasione di partecipare alla vita politica dell’isola.

 

3A conclusione di questo augurio vorrei chiudere con alcuni auspici. Cosa ci aspettiamo dalla Presidenza di Giorgio Napolitano: innanzitutto che rimanga se stesso, con i suoi pregi ed i suoi difetti, vogliamo che rimanga così com’è stato – anche serioso e con la mosca al naso qualche volta – in tutta la sua carriera politica e come personaggio che abbiamo tanto stimato e a cui siamo affezionati; che porti avanti la linea del confronto politico, anche dello scontro se necessario, ma con onestà politica e decoro e per il bene del Paese, uno sforzo che emargini da ogni confronto politico e sociale odi, isterismi, rotture, violenze; un suo impegno per il Mezzogiorno e la Sicilia per superare difficoltà economiche e differenze sociali, per migliorarne le condizioni economiche di vita; che si ricordi di essere il Presidente di tutti gli italiani, compresi quelli residenti all’estero e che quindi sia sollecito ed aiuti a portare avanti soluzioni a loro favore.

4Ancora auguri, Presidente