La storia di un’associazione come la FILEF, non può non fare riflettere in un momento come questo, ricco di avvenimenti importanti: l’elezione diretta dei rappresentanti dell’emigrazione al Parlamento nazionale; le difficoltà in cui il passato governo ha cacciato le associazioni; la necessità di avviare un grosso processo di unificazione dell’associazionismo. L’elezione diretta dei parlamentari, ha messo a nudo i ritardi dei partiti che pur affannandosi a creare all’estero delle strutture di riferimento, non riescono certo ad essere presenti in maniera organica come lo sono le associazioni. Anzi questo modo di procedere ha solo aumentato la confusione riguardo l’emigrazione. Negli ultimi anni, il passato governo, dopo avere tagliato i contributi alle associazioni, ha anche manovrato quest’ultime in modo tale che le stesse fossero estromesse dalle graduatorie dei progetti di formazione rivolti agli italiani all’estero.

 

Misura, questa, che ha colpito anche le associazioni regionali. Il ruolo che le associazioni hanno avuto in questa passata elezione, debbono portare a riflettere sul grande ruolo che esse hanno avuto per avviare un importante processo unitario che deve poggiare su tre gambe ben distinte: le associazioni in tutte le proprie espressioni sul territorio, i partiti politici che debbono pigliare atto della realtà associativa, gli eletti all’estero che debbono curare i propri collegi e lo possono fare stipulando un patto di collaborazione con le associazioni. Cosa certo non difficile, se si pensa a quanti degli eletti vengono dal mondo delle associazioni. La FILEF è la prima associazione che si interroga su queste novità, mentre si dibatte in grosse difficoltà.
Veduta di Cefalù: terra e mare.

 

Ma la voglia di salvaguardare il patrimonio umano e politico che fin qui la FILEF ha rappresentato e continua a rappresentare è grande nelle varie associazioni. Questo è quanto venuto fuori in una riunione fatta a Liegi presso la “Leonardo Da Vinci”, sollecitata dalla FILEF locale, alla quale hanno preso parte il sen. Angelo Lauricella Membro dell’Ufficio di Presidenza ed il Segretario Generale dell’USEF Salvatore Augello. Una riunione che lascia intendere quanta voglia c’è di ricostruire antichi punti di riferimento, ridare contenuto ad antiche strutture, valorizzando un lavoro di parecchi decenni che rischia di essere perduto o peggio ancora di diventare appannaggio di mestieranti dell’emigrazione che cercano di sfruttare questo momento di difficoltà.

 

La FILEF ha una storia troppo antica e troppo piena di contenuti per essere abbandonata a se stessa o per restare in mano a singole persone che ritengono di rappresentare l’universo. La voglia di non disperdere questo patrimonio, la volontà di ricostituirlo e di valorizzarlo è grande, si tratta solo di lavorare in questa direzione, cominciando da un coordinamento migliore e più costante delle varie associazioni regionali che si richiamano alla FILEF. Il lancio di una grande campagna di riorganizzazione, dove i dirigenti siano eletti per meriti politici ed organizzativi, per la loro capacità operativa e non per la possibilità di disporre o meno di mezzi finanziari. A questo punto, si impone una ricerca di mezzi finanziari che in qualche modo evitino che la FILEF diventi o resti ostaggio di quanti possono disporre di fondi.
Vista del lungomare di Cefalù.

 

Un discorso chiaro va fatto con le strutture regionali, che non possono trasferire soldi alla FILEF, ma possono mettere a disposizione le attività che vanno a fare all’estero, per rilanciare il processo unitario, per parlare anche in nome della FILEF, avendone la legittima rappresentanza. Un discorso va fatto anche con i partiti d’area, con l’UNIONE, che non può solo utilizzare il patrimonio umano ed organizzativo della FILEF, tralasciando un discorso di sopravvivenza della struttura. Un discorso chiaro, che non può certo significare soggezione della struttura, ma il riconoscimento di un ruolo che la stessa da sempre ha avuto e che sarebbe sbagliato non agevolare. Una ripresa di contatti e di attività che vanno nel senso sopra accennato, debbono mettere la FILEF in condizione di essere rilanciata, di ritornare ad assolvere l’importante ruolo che fino ad ora ha assolto, di rilanciare il processo di aggregazione all’estero ed in Italia delle varie associazioni che ad essa si riferiscono.

 

Il tutto teso ad una valorizzazione del patrimonio umano e politico che in tutti questi anni con il sacrificio di tanti lavoratori si è riuscito a costruire, a rilanciare il ruolo dell’organizzazione, anche attraverso un migliore utilizzo degli organi di stampa di cui essa oggi dispone. È necessario porre la premessa per avviare un processo di rinnovamento dei quadri dirigenti, scelti per merito, per capacità politica e non per altri motivi, che in questi ultimi anni hanno portato ad un impoverimento del quadro dirigenziale e ad una cristallizzazione dello stesso, cciò infatti, sta bloccando il processo di crescita e di rappresentanza di cui la FILEF, nell’interesse di tutto il movimento, oggi ha bisogno.
Caratteristico vicolo di Cefalù.