Il Comune di Vita deve divenire una “piazza (anche virtuale) come spazio privilegiato” dove l’insieme della comunità vitese, in loco e residente all’estero (così lontano e così vicini), possa ogni qualvolta che lo desidera, incontrarsi e ritrovarsi” | |
Nel mese di dicembre del 2005, a Vita, piccolo comune del trapanese, nella Valle del Belice, è stata costituita, su iniziativa di un gruppo di cittadini vitesi di buona volontà, l’associazione socio-culturale denominata “Centro Studi, Documentazione e Promozione socio-culturale ”Vitesi nel Mondo”. È stato chiamato a presiederlo il sociologo Dino Bellafiore, storico locale e giornalista nonché esperto della Consulta regionale per i siciliani all’estero. Vice presidente è stato nominato Filippo Marsala e tesoriere Salvatore Leo. Il Centro studi ha sede centrale a Vita, in via dei Mille n. 99. L’Associazione conta di cominciare la sua attività a breve termine, con un programma di iniziative in via di definizione e di particolare rilievo che saranno rese note al più presto alla comunità e agli organi di informazione. L’associazione è apartitica e non ha scopo di lucro. S’ispira ai principi di solidarietà, di libertà, di giustizia e democrazia. Gli scopi principali che l’associazione si propone sono di mantenere saldi i legami e i collegamenti con i vitesi nel mondo e di svolgere attività a sostegno e per la salvaguardia della cultura di tutta la comunità. Tra i tanti obiettivi previsti ci sono: la salvaguardia e il recupero della storia, la cultura e la memoria dei vitesi e loro discendenti mediante l’istituzione e la gestione di centri studi, documentazione e promozione che riguardano i complessi aspetti della vita della comunità tanto in patria che all’estero, così nella realtà presente come in quella che si è manifestata nel passato. La promozione, la creazione di un archivio delle memorie dei vitesi in tutte le sue forme possibili; l’istituzione e la gestione di un museo dell’emigrazione e di un osservatorio sulle migrazioni(con i vari collegamenti e una rete interna- zionale); la realizzazione di opere in miniatura e/o modellistica della vita comunitaria e il recupero di forme di memoria e della ricostruzione della storia dalle origini ai nostri giorni; la promozione di iniziative per la celebrazione dei quattrocento anni di fondazione del comune di Vita (1607-2007); di attività di raccordo e/o coordinamento atte a favorire, migliorare forme di cooperazione tra gli enti pubblici e associativi esistenti in loco ed altrove; creazione di forme di turismo sociale e gemellaggi; la possibilità di collaborazioni con istituti di alta cultura, università, centri studi e organizzazioni di particolare rilevanza; forme di cooperazione con gli italiani nel mondo; la creazione di un sito e pagine web; la realizzazione di un periodico “Vitesi nel Mondo”; la raccolta e la valorizzazione di un patrimonio di esperienze e sentimenti che hanno segnato una pagina di storia, una ricchezza comune anche attraverso le testimonianze orali, la narrazione, il racconto degli eventi, dei vissuti e dei saperi di coloro che sono partiti; catalogare e conservare i documenti di questo spaccato di storia di vita; la promozione, la gestione e la creazione di rassegne d’arte, letteratura, fotografiche, teatrali, documentazione cinematografica, storia municipale ed eventi eno-gastronomiche. “C’è l’interesse – come afferma Dino Bellafiore – di poter realizzare un Centro di ricerca permanente per ricostruire una storia dell’emigrazione vitese e della Valle del Belice con l’obiettivo di evidenziarne gli aspetti sociali, politici, economici e antropologici. I quattrocento anni di storia di questo piccolo centro di Sicilia devono segnare un momento di riflessione; di impulso e anche di orgoglio per tutta la “comunità vitese”, di input per ogni suo figlio che vive magari altrove, in un punto sperduto del globo. L’emigrazione vitese deve trasformarsi in vera risorsa per il presente e il futuro della comunità.
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Questa data deve servire come punto non di arrivo ma di partenza. Non semplice e mera celebrazione. Ma punto di programmazione, di pianificazione e rilancio di attività socio-produttive per questo centro, onde prevenire nuovi massici esodi. Bisogna aprire le porte alla speranza, alla cooperazione e a ogni forma di serena collaborazione tra tutti i figli e i discendenti di questa terra, che è rimasta, nonostante tutto e i lunghi quattrocento anni, una verde collina chiamata in onore al suo fondatore, Baronìa, e – “…che fruisce di aria saluberrima, e l’acqua vi è di fonte, copiosa ed ottima…” – che ha un nome ricco di significato: “Vita”. | Centro Studi Vitesi nel mondo |