L’emigrazione siciliana all’estero rappresenta il capitolo più importante della storia dell’emigrazione italiana nel mondo. Milioni di siciliani dalla fine dell’800 hanno abbandonato la nostra isola e si sono insediati in ogni parte del mondo. Questa emigrazione mantiene i rapporti con la Sicilia ed oggi rappresenta una risorsa indispensabile per la valorizzazione della Sicilia nel mondo. La Regione, che nel 1980 con la legge N° 55 tentò una politica verso le sue comunità all'estero, non raccoglie questa opportunità che le viene dalla diffusione di milioni di siciliani nel mondo.

Non solo, dal 1980 e dopo gli aggiustamenti del 1984, non si è più tornati a legiferare per aggiornare la legge N° 55. Inoltre oggi le previsioni di spesa per il finanziamento delle associazioni che operano nel settore, sono vicine all’azzeramento così quelle per le colonie estive, per il turismo sociale e per le attività culturali. Valorizzare questi settori è fondamentale per estendere l’intervento e mantenere i legami della Sicilia con le sue comunità all’estero. Oggi si rendono necessarie politiche nuove che valorizzino il potenziale economico dei siciliani all’estero nella crescita economica dell’Isola.

Vanno stimolati e facilitati investimenti di imprenditori emigrati o figli di emigrati e va soprattutto curata la possibilità di organizzare iniziative economiche, anche con l’obiettivo di promuovere il prodotto siciliano. Questo fenomeno va incentivato attraverso contributi a fondo perduto, credito agevolato, formazione professionale, contributi alle iniziative di enti, di imprenditori e delle associazioni siciliane che operano nel settore. Casa Sicilia, nata a questo fine, nelle sue prime esperienze sembra non essere adeguata al compito anche perché scollegata dalle comunità. Il suo rilancio potrà avvenire in un nuovo quadro legislativo. Nel settore della rappresentanza, sono stati compiuti strappi gravissimi.

Il Governo Regionale non riunisce la Consulta dell’Emigrazione da più di dieci anni provocando una lesione grave al diritto di rappresentanza ed alla legge 55/80 che lo prevede. Va riformata la Consulta e vanno previsti, per legge, le funzioni dei consultori oltre che indicata tassativamente la periodicità delle riunione della consulta. Inoltre i comitati comunali per l’emigrazione, la cui istituzione è disattesa, va resa obbligatoria per tutti i comuni che hanno una emigrazione significativa.

Una attenzione puntuale va dedicata alla nuova emigrazione che in questi ultimi cinque anni ha portato via circa trentamila giovani, prima per studio e poi per lavoro. Ancora, va esaminata con attenzione l’iniziativa del Governo Regionale, anche se nata tardivamente ed in periodo elettorale, di dare vita ad un museo siciliano dell’emigrazione, che dovrebbe essere non una realtà statica o puramente illustrativa, ma anche un centro di documentazione multimediale e di iniziativa culturale.

Questa idea che ad oggi non è supportata da previsioni finanziarie e da un necessario progetto culturale, va rilanciata dal centro sinistra e resa realizzabile coinvolgendo il ruolo delle associazioni, delle università, delle comunità all’estero realizzabile e con una congrua previsione economica. Sarà un momento importante, in primo luogo per il recupero di una parte rilevante della storia della Sicilia oggi non completamente conosciuta, che rischia di finire nell’oblio; ma anche per valorizzare quanto di nuovo è venuto fuori dall'incontro all'estero tra i nostri concittadini e altre società. Sui problemi aperti dall’imponente flusso migratorio verso le nostre coste, la Regione siciliana (governo Cuffaro) è stata assente. Certo la reazione verso gli sbarchi di clandestini appartiene alla competenza dello Stato che opera in osservanza del trattato di Shengen e delle leggi nazionali.

Tuttavia, per le sue competenze statutarie speciali, la Regione Siciliana, potrebbe cooperare con lo Stato nella fase di accoglienza mettendo a disposizione, in alternativa ai CTA, una parte del patrimonio immobiliare pubblico per contribuire alla umanizzazione delle strutture di prima accoglienza. Prezioso potrebbe essere il contributo di comuni e province, se supportati anche economicamente. Ma ancora più grave è la latitanza della Regione nei confronti della immigrazione extracomunitaria che si è stabilita in Sicilia, nella piena osservanza delle leggi.

 

Non si conoscono interventi legislativi regionali in ausilio di quelli nazionali o autonomi, per fare fronte alle grandi problematiche che la convivenza con il fenomeno migratorio pone alla comunità siciliana, agli Enti Locali, agli immigrati. È urgente un’intervento nel settore della casa in cui vanno coinvolti gli IACP, nel settore della scuola, della formazione professionale, dell’insegnamento della lingua italiana. È urgente l'intervento sociale verso i bisognosi, in cui vanno coinvolte anche le associazioni di volontariato, ed una politica di integrazione con la nostra popolazione che preveda la valorizzazione del patrimonio culturale di cui gli immigrai sono portatori. Sarà necessario un intervento coordinato, con una legge quadro, di tutti gli enti siciliani con gli stanziamenti necessari per finanziarne l’opera.
Rita Borsellino