Si vota domenica 28 maggio per il rinnovo dell’ARS. L’Unione, la Borsellino, l’Autonomia malata. Liste e Programmi: pronostici, sicurezze e speranze. Il voto degli emigrati italiani all’estero determinante. Augurio: l’Unione vincerà ancora.

 

Da una settimana sono in giro e sui muri i manifesti dei candidati all’Assemblea Regionale Siciliana. Da pochissimi giorni sono stati depositati i contrassegni di lista, parecchie e parecchie diecine; le liste con i nomi dei candidati – circa un migliaio – per tutti collegi in Sicilia e le liste –una novità per queste elezioni – personali dei candidati Presidenti a cui la stragrande maggioranza delle liste dei Partiti e dei movimenti si rifanno. Questo è previsto dalla legge elettorale scelta dalla maggioranza di destra nella passata legislatura: un po’ confusa ed un po’ farraginosa, una novità assoluta a cui rifarsi e rispettare comunque. La campagna elettorale è già cominciata, anzi, per la verità era cominciata mesi addietro con la scelta dei Presidenti e per la concomitanza con quella nazionale per la nuova legislatura di Camera e Senato.

Da allora tutto il dibattito politico si è centrato sui nomi, poco sui programmi. Da più di un mese, poi, un' alluvione di altri nomi, nuove polemiche, di accordi visibili ed invisibili, di impegni più o meno certi,di promesse più o meno personali: candidature vaganti tra regionali e nazionali, tra presidenti graditi e non, tra accordi e patti decisi, disdetti, riconfermati. Da questo turbinìo ce ne siamo usciti con Cuffaro eletto senatore, ma candidato a Presidente, con Miccichè già segretario regionale di Forza Italia e ministro che si candida a Presidente dell’Assemblea (leggete bene: non solo a deputato regionale, ma a Presidente dell’ARS), con una lista per Presidente di Nello Musumeci, profugo di una faida interna di Alleanza Nazionale e che si propone come vittima e come alfiere degli interessi dei siciliani, una fazione sicilianista del suo vecchio partito AN. Alcune considerazioni vanno fatte, senza con ciò volere fare il moralista di turno o l’eterno scontento.

Io mi rendo conto del momento particolare che stiamo attraversando nel Paese ed in Sicilia, e so benissimo come ci si prepara e come sia difficile il momento preelettorale e la scelta dei candidati, ma almeno tre rilievi vanno fatti: primo, il ricambio dei candidati, il ringiovanimento, il maggiore spazio ai giovani e alle donne, ad una lettura dei nomi delle liste, non mi pare che c’è stato. E non si tratta di percentuali, ma di politiche andate a ramengo. Non parliamo poi dell’utilizzo o dell’ingresso dei cosiddetti appartenenti alla società civile in ruoli di rappresentanza politica. Anche se a me questa teoria non mi è mai piaciuta né convinto, tuttavia se ne parla come di impegno e di necessità. Bene, non mi pare che siamo davanti a molte novità e a scelte stupefacenti. Secondo, il centro del dibattito politico è stato….il personale politico, pochissimi accenni ai programmi, ai bisogni, alle difficoltà economiche della gente. Si vota per scegliere chi deve governare, ma di come si intende governare pochi ne parlano e questa è una distorsione che va sottolineata. Terzo, sono nati movimenti autonomisti e sicilianisti, da Lombardo a Musumeci, sigle che hanno fatto rumore e personaggi che hanno avuto ed hanno in Sicilia un ruolo: sindaci, deputati, consiglieri comunali, assessori.

C’è stato un accordo Bossi Lombardo che annunciava iniziative, scelte nuove, grandi difese dell’Autonomia Siculo-Lombarda: ebbene, dove sono andati a finire tutti questi programmi e scelte ideali ? Quasi tutti nel Centrodestra, nell’ospitalità interessata della destra e di Forza Italia in particolare? A prescindere dal nostro tifo per la Borsellino, proveritate bisogna dire che almeno Lei ha messo su un “cantiere per il programma”. Non si è capito bene se questo cantiere è eterno o se finirà per costruire un programma di governo chiaro e non proiettato per un futuro da cannocchiale.

Le 286 pagine del programma Prodi non è che hanno avuto grande fortuna e suscitato entusiasmi incontenibili: mi auguro per la Borsellino qualcosa di diverso. Io credo che noi tutti, in Sicilia, abbiamo bisogno di chiarezza, di mete certe e raggiungibili, di scadenze precise. È passato il tempo del Sole dell’Avvenire che ci ha tanto entusiasmato in gioventù e ci ha spinto a scelte politiche e militanza. La presidenza Borsellino ha suscitato entusiasmi e partecipazione, consensi ed aspettative. Non per il nome, quanto per la persona in sé, aperta al nuovo, vicinissima al volontariato, modesta nell’atteggiamento: un caso unico di carisma per non avere carisma. Ma passata la buriana delle liste bisognerà chiedere consensi su cose concrete, entrare nel merito delle questioni aperte nella società siciliana, così drammaticamente divisa tra “vecchio vecchio” e nuovo rampante, tra economie povere e disfatte come la chimica ed un nuovo che non appare certo, tra anziani impauriti e giovani disoccupati, tra cervelli sul piede dell’emigrazione e cultura stantia gabellata come novità.

Gli anni di strapotere di questa destra forzista e di una UdC così controversa e con tanti legami non totalmente nobili e cristiani, con una Alleanza Nazionale forte ma ubbidiente e prona al punto di far nascere il caso Musumeci, questi anni di governo Cuffaro ci lasciano una Sicilia più povera, più decaduta, più arretrata. Altro che faro del mediterraneo, solo una piccola lampadina capace di far luce solo sugli amici molto prossimi. E c’è stata una sinistra scombussolata della sconfitta del 61 a 0, in grande difficoltà di ripresa, senza una vera ed aggiornata cultura autonomista e senza grandi progetti. Io credo che bisogna guardare avanti con coraggio, senza illusioni, ma senza recriminazioni o allarmi. Io ritengo che innanzi tutto bisogna parlare chiaro ai siciliani e non solo sul piano della critica, ma soprattutto sul futuro. Niente promesse, ma impegni certi e fattibili.

Mi auguro un programma di una pagina con alcune indicazioni chiare: la sorte dello Statuto Siciliano e la difesa dei poteri autonomistici della Regione e della sua costituzionalità; la indicazione dei bisogni sociali da risolvere ed in particolare la sanità e l’occupazione giovanile; la volontà di affrontare e superare i problemi di vita civile come l’ambiente, la cultura, la formazione professionale, la scuola e l’università. Il problema non è quello dei primi cento giorni, quanto quello di aggredire e dare soluzioni ad arretratezze e di costruire certezze e stabilità sociale. Certo mi rendo conto che scrivere un articolo è cosa diversa di costruire politiche, di confrontarsi con la complessità dei problemi dell’Isola, ma è questo il cimento che va affrontato. E non ultimo il potere della mafia. Il nome della Borsellino è già di per sé una indicazione precisa, ma non basta.

È necessario proporre interventi precisi, possibili con grande forza con i poteri statutari siciliani. Bisogna fare della lotta alla mafia un dato imprescindibile per assicurare all’isola libertà economica e sviluppo, una burocrazia coraggiosa ed impenetrabile, una forza politica senza infiltrazione di prima o di seconda mano ovunque sul territorio, bisogna rafforzare ed esplicitare con grande impegno una “cultura” della libertà antimafiosa. Noi dell’USEF sulle questioni aperte per l’Emigrazione Siciliana e per l’Immigrazione in Sicilia ci riteniamo interlocutori privilegiati ed in un incontro della nostra presidenza con la Borsellino abbiamo presentato ed illustrato un documento che pubblichiamo in altra parte del giornale. Alla cortese attenzione e simpatia mostrataci dalla candidata Presidente speriamo un seguito concreto ed un impegno reale, specie se eletta. Il documento è reso pubblico come contributo per tutti sulle politiche delle migrazioni per la nuova legislatura e per il nuovo governo: speriamo in una attenzione più larga e vedremo chi darà risposte.