Le panoramiche sale delle Scuderie del Quirinale riuniscono per la prima volta le opere di Antonello da Messina, uno dei più grandi artisti del Quattrocento e di tutta la storia dell’arte, in una mostra che si preannuncia come un evento unico e probabilmente irripetibile. Mai prima d'ora, infatti, era stato possibile riunire quasi tutto il corpus antonelliano. “Grande e immortale è la sua pittura”: purtroppo solo una cinquantina di quadri sono sicuramente autografi secondo il parere di critici e storici dell'arte, si ipotizza appena il 20% della produzione del grande maestro.

C'è da chiedersi allora quali aggettivi si dovrebbero usare se di Antonello ci fosse tutto noto, opere e dati biografici, anziché avvolto tutto nel mistero. Le sue opere, 45 più precisamente, quelle riconosciute, sono sparse per tutto il mondo e, per ogni museo, istituzione o privati che le possiedono, sono di importanza strategica. Convincerli a privarsene, anche se per pochi mesi, è stata impresa ardua, portata a termine grazie ad un lavoro costante da parte del prestigioso comitato scientifico internazionale e grazie alle garanzie di conservazione delle opere che le Scuderie del Quirinale possono assicurare.

 

La mostra, e qui sta tutta la sua straordinarietà, si configura come la sintesi di anni di studio in cui si è cercato di rintracciare notizie sulla vita di Antonello, i cui documenti, già peraltro scarsi, andarono per lo più smarriti durante il terremoto di Messina del 1908. Studi sulla vita del maestro siciliano, ma soprattutto, studi critici sulle sue opere e sulle attribuzioni. La rassegna presenta la quasi totalità rimanente del corpus pittorico del messinese che coniugò lo spirito del Rinascimento italiano con l'amore tardogotico per il dettaglio dell'arte Fiamminga che crebbe in lui durante il suo apprendistato presso il pittore napoletano Colantonio.


Vergine Annunziata di Monaco 1473.

Proprio per la sua conoscenza dei fiamminghi, secondo la tradizione, Antonello fu il primo pittore italiano ad usare la pittura ad olio e, soprattutto da essi prese l’attenzione per la luce. Fu, in pratica, un artista straordinario proprio per le sue capacità di sintetizzare le maggiori novità pittoriche del XVI secolo: la costruzione volumetrica e prospettica degli italiani, con la capacità di rendere gli effetti atmosferici di luce e colore dei fiamminghi.

Il percorso espositivo dedicato ad Antonio De Antonio, a tutti noto come Antonello Da Messina vissuto, secondo il Vasari, appena 49 anni (1431-1479 circa), si apre sul “San Girolamo nello studio”, un piccolo prezioso dipinto di alta qualità luminosa, ricco di particolari minutamente descritti con una chiarezza spaziale tutta italiana, per proseguire, attraverso una selezione di rara e stupefacente bellezza, con la serie delle «Annunciate» - tra cui quella di Palermo del 1475 -, fino ai celeberrimi «Ecce Homo», le «Crocifissioni », e l'altissima poesia dei volti a tre quarti, in un confronto con quelle di altri artisti del tempo, come Jan van Eyck, Giovanni Bellini e Alvise Vivarini, il maestro Colantonio, e il figlio Jacobello, Antonello da Saliba, Giovan Battista Cima da Conegliano, Petrus Christus, Francesco Laurana, Jacometto Veneziano: 60 dipinti in tutto.

Quei volti che, nei dipinti di Antonello hanno tutti le stesse sembianze, sono i volti che l'artista incontra nella sua Isola: popolani o nobili fieri o contadini "che veramente sanno di chiostro e d'ovile" secondo l'efficace immagine di Leonardo Sciascia. Passano in rassegna la bellissima «Madonna Salting » della National gallery di Londra, così come il «San Sebastiano » di Dresda, la «Crocifissione » di Anversa, il «Cristo alla Colonna» del Louvre.

E ancora i suoi ritratti più conosciuti, con le tavole già presenti sul territorio italiano, come l'enigmatico «Ritratto d'uomo» di Cefalù; quello dall'impenetrabile sorriso affine al kouros greco. La “mostra impossibile”, così definita per la rarità e la preziosità delle opere di cui i principali musei di tutto il mondo si sono dovuti privare, ha fornito non solo l’occasione per uno studio sulla tecnica del pittore siciliano, ma anche la rara opportunità di far vivere in maniera diretta quella sua miracolosa capacità di restituire l’emozione di un momento attraverso le sue straordinarie qualità pittoriche.
San Gerolamo nello studio.