Le previsioni dei sondaggisti e politologi sul voto del 9 e 10 aprile sono state confermate, in quanto come previsto l’Unione si aggiudica il risultato, e smentite, perché nessuno aveva previsto che lo scarto fra vincitori e vinti sarebbe stato così esiguo. Prodi e l’Unione escono vincitori anche per le nuove norme elettorali che il centrodestra aveva approvato all’ultimo momento nella certezza della sconfitta per attenuarne le conseguenze e conservare una forte rappresentanza dei due rami del Parlamento. Alla fine quelle norme hanno avvantaggiato l’Unione garantendogli una solida maggioranza alla Camera dei deputati ed i numeri anche al Senato, dove il contributo degli italiani all’estero è stato determinante. | |
In primo luogo vorrei esternare la mia personale soddisfazione per il voto degli italiani all’estero. Quando negli anni che seguirono la prima Conferenza degli italiani all’estero ed io da deputato in carica cominciai a lavorare ad una legge costituzionale per realizzare il voto all’estero fui criticato da molte parti. Da un lato la destra e Tremaglia in prima persona mi accusarono di perseguire una via impossibile per le difficoltà di modificare la Costituzione e dall’altro dentro la sinistra mi bollarono come un giocatore che avrebbe segnato nella propria porta. " Porterai il fascismo in Italia" fu la frase più brutta che ho dovuto sopportare, in una campagna contro le mie proposte in cui di distinsero vari compagni alla Camera ed al Senato. Fra questi Giangiacomo Migone, Tana De Zelueta e gran parte di Rifondazione e dei Comunisti italiani. Ancora fino a poco tempo fa qualcuno si è avvicinato per dirmi scherzando: “che dici se perdiamo la maggioranza al Senato a causa del voto all’estero?". Il risultato dà soddisfazione a me, tranquillizza questi compagni e dà al Paese una stabilità che altrimenti non ci sarebbe stata. Ma torniamo all’analisi del voto. L’attesa generale di una sconfitta del centrodestra e di un ridimensionamento di Forza Italia era confermata perfino dai sondaggisti americani che prevedevano un risultato di parità ma davano ai DS la palma di primo partito italiano. Tutti nelle loro previsioni hanno indovinato qualcosa e sbagliato tanto. Intanto il risultato è contradditorio: l’Unione vince per soli 25.000 voti alla Camera e perde per 500.000 voti al Senato dove recupera una maggioranza solo grazie agli italiani all’estero. Il centrodestra ha recuperato in campagna elettorale tutto il suo elettorato, scontenti compresi, e li ha portati in massa al voto grazie ad una campagna martellante sulle incongruenze nel programma del centro sinistra e sulle mancate risposte di questi ultimi alla campagna. sulle rivalutazioni degli estimi catastali, sulla tassazione dei Bot, delle rendite oltre che sui PACS e sulle candidature di Luxuria e Caruso che hanno avuto un forte impatto elettorale. Berlusconi ha preso di petto con energia la campagna elettorale, ha oscurato gli alleati, che sono stati costretti a seguirlo anche nelle boutades dell’ultimo momento come quella di abolire l’Ici sulle prime case, ed è stato premiato con un buon risultato per Forza Italia che rimane il primo partito italiano. Buono il risultato per UDC e AN che hanno usufruito di una parziale ricaduta della iniziativa del premier. Oggi Berlusconi, che soffre della mancata vittoria per un soffio, accusa la sconfitta proprio mentre contesta il risultato e parla di brogli. Questo è il suo punto più basso, ma l’uomo è questo e non è tanto grande da accettare la sconfitta ma contemporaneamente tenta di fissare le sue condizioni per la politica italiana con una offerta di collaborazione. Mettendo in imbarazzo il suo ministro degli interni con le continue polemiche su brogli inesistenti, si offre di collaborare con i vincitori. Ma una tale proposta del dialogo non potrà essere accettata se prima la CDL non prenderà atto della sconfitta. Solo allora potrà entrare in campo con le sue proposte su tutte le scadenze a partire dalla gestione delle Camere e dell’elezione del Presidente della Repubblica. Il centro destra che rimonta da una sconfitta scontata ma non arriva al risultato, perde per la legge elettorale che doveva essere il suo paracadute e perde per gli errori commessi nella formazione delle liste. Ciascun leader ha voluto comporre le liste con i propri fedelissimi e regolare alcuni conti interni escludendo il dissenso. Il caso di Nello Musumeci, uscito da AN, e del suo Movimento Autonomista rifiutato dalla CdL , che ha ottenuto 40.000 voti in Sicilia che non sono stati conteggiati alla CdL perché rifiutati, la dice lunga su questo e su altri fatti determinanti per l’esito elettorale nazionale. L’Unione, invece, ha vinto, ma a guardarli in faccia , così come sono sembrati alla fine della maratona dello spoglio quando il risultato è stato certo, i leaders dell’Unione sembravano come coloro che hanno camminato tranquilli e felici verso la meta che era all’orizzonte a all’ultimo secondo si sono visti arrivare addosso un tir che per loro fortuna si è bloccato a qualche millimetro da loro lasciandoli impauriti, ma illesi. Lo scarto che i sondaggi assegnavano all’Unione era ampio, dai quattro ai cinque punti di vantaggio sulla CdL ed ai tanti che stavano lavorando alla campagna elettorale sembrava che lo scarto potesse anche essere più ampio. Ma ci sono stati alcuni errori che hanno consentito alla CdL ed a Berlusconi di condurre una campagna efficace contro l’Unione ed il suo programma, senza rendere conto di cinque anni di governo. In primo luogo un programma di 281 pagine, illeggibile per la massa degli elettori, strumento in mano degli avversari per speculare sulle virgole, sulle mancanze e sulla sostanza di alcune proposte. In campagna elettorale si comunica meglio lanciando alcune idee forza e rinviando al poi la loro definizione. Certo, la distanza delle opinioni fra i partiti alleati imponeva di mettere nero su bianco tutto quanto si era d’accordo magari non citando i punti di disaccordo. Quella malaugurata idea di introdurre nel programma il tema delle coperture finanziarie, parlando di estimi catastali, BOT , CCT, plusvalenze di borsa è diventata l’arma più grande nelle mani del centrodestra; altro che pericolo comunista agitato in precedenza ! Si è sbagliato ad accettare uno scontro sul proprio programma lasciando che andasse in secondo piano la verifica di cinque anni di governo del centrodestra. Le riposte difformi dei vari leaders del centrosinistra ai problemi posti nella campagna elettorale, hanno forse suscitato preoccupazioni in ambienti incerti. Per finire la stessa formazione della liste confezionate dalle segreterie nazionali spesso con criteri non sempre accettati in particolare dagli esclusi ma anche dalle strutture periferiche non ha prodotto una totale mobilitazione di tutte le forze. Anzi un certo quadro, sicuro della vittoria, ha preferito seguire i propri leaders in televisione piuttosto che girare casa per casa a parlare con la gente. In questo quadro ha fatto gioco anche l’assenza del voto di preferenza abolito dalla legge. Malgrado tutto ciò l’Unione ha vinto ed ha il diritto-dovere di formare un governo in grado di affrontare e risolvere i gravi problemi del Paese. In primo luogo la grave situazione economica, lasciata in eredità al centrodestra, impone misure immediate che debbono essere finalizzate alla riduzione del debito ma anche al rilancio economico e produttivo del paese.
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In questo quadro la necessità della ripresa della concertazione
con le forze sociali, sindacali e datoriali, interrotta dal Governo Berlusconi
e che va subito ripresa. In ultimo, la gestione della situazione politica:
i rapporti tra le forze della maggioranza, spesso dissonanti, vanno ricondottI
ad unità di disegno politico, se non si vuole finire come nel 2001,
sconfitti perché divisi, poi i rapporti con l’opposizione che
va coinvolta nel gioco democratico, nel rispetto dei ruoli, ma fuori da
ogni tentazione compromissoria che nessun elettore capirebbe. Oggi assecondare Berlusconi che chiede il governo di grande coalizione "alla tedesca" sarebbe un tradimento del risultato elettorale ma seguirlo in una rincorsa allo scontro sarebbe fatale per il Paese. Il centrosinistra unito deve dare alla politica regole certe e accettate da tutti perché decise assieme ma anche deve venire fuori la differenza dei valori in una trasparente competizione politica mentre si affronta ogni argomento. Nei prossimi mesi ed anni sarà il Paese a decidere chi opera nell’interesse generale. |
Sampieri, veduta della tonnara. |