Promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune e realizzata a cura di Eidos, “Il Potere delle Cose: magia e religione nelle collezioni del Museo Pitrè” – questo il titolo – consente di ammirare circa centocinquanta fra reperti e documenti della tradizione magico-religiosa siciliana, frutto di un’accurata selezione in base a criteri d’interesse etno-antropologico ed estetico. | |
IIl filo sottile che passa tra magia e religione negli oggetti della cultura popolare siciliana risalenti al periodo compreso tra l’800 ed il ’900 è il tema di una curiosa e originale mostra che, dal 3 febbraio al 9 maggio 2006, è possibile visitare nelle sale Almeyda e Pollaci Nuccio dell’Archivio storico comunale di via Maqueda a Palermo, diretto da Eliana Calandra. L’idea di allestire una mostra dedicata al potere delle “cose” materiali e immateriali – oggetti, immagini, suoni, parole – scaturisce, come sostiene la Direttrice Calandra, da una considerazione molto semplice: in ogni tempo, eventi negativi come epidemie, guerre, terremoti, catastrofi naturali o dovute alla violenza dell’uomo fanno emergere timori ancestrali e ataviche insicurezze. “Quando la realtà quotidiana lascia emergere con violenza una negatività alla quale l’uomo non ha forze per opporsi, ci si avvale di poteri più alti. Un oggetto, una formula, un talismano – continua Calandra – divengono la chiave per intervenire sugli eventi, per arginare sfortuna e destino”. La magia, senza potersi dire una religione (da “re-ligare”, il che presuppone elementi distinti e non ancora confusi come nell’accezione primitiva di sacro), prepara la strada alla religione, cioè a un’accezione distinta della nozione di divinità in senso trascendente: ben diversa cioè dalla natura, anche se a essa comunque collegata. La magia infatti ha a che fare non con personalità divine vere e proprie, ma con spiriti, geni, entità anonime sempre caratterizzate da una grande mobilità, sempre pronte a dissolversi nell’elemento che rappresentano, e di cui sono costituiti. La stessa idea di “spirito” non ha nulla che evochi qualcosa di permanente o costante (come è invece per il concetto di “anima”), o di separato dalla materia, ma vive con quest’ultima in uno stretto rapporto di fusione; oppure è concepito come un fluido vitale che scorre incessantemente in tutte le cose. La magia e la religione continuano dunque a confrontarsi nella nostra società e insieme a lei mutano e si arricchiscono di significati più o meno positivi, oggi come ieri: oggi, nella società opulenta del benessere, della tecnologia, dell’immagine e della comunicazione di massa, come ieri, nel contesto storico vissuto e studiato dal Pitrè, dell’economia agricolopastorale e della cultura popolare siciliana di fine Ottocento Di questa cultura popolare il museo Pitrè conserva numerose testimonianze nella sezione intitolata, per l’appunto “Magia e religione”. Nella Maestosa sala Damiani Almeyda trovano posto, dunque, 150 oggetti “magici-religiosi” provenienti dalle collezioni del Museo, in parte mai esposti prima, in un percorso espositivo ricco di fascino e di suggestioni. La mostra è curata da Ignazio Buttitta, mentre l’allestimento, realizzato dall’architetto Antonio Di Lorenzo, consente ai visitatori di osservare gli oggetti lungo un percorso espositivo contrassegnato da ambienti labirintici e suggestive penombre, che ne esaltano il significato misterico. In esposizione: alambicchi, amuleti, maschere di carattere apotropaico (per scacciare il male), collari, gioielli, chiavi di carretto e cilici. Tra le curiosità: una mezza arancia in creta con all’interno un bambino in cera, simbolo di fertilità; un sacchetto di stoffa colmo di grano, segno dell’abbondanza; o ancora, una cordicella con “i nodi d’amore”, per tenere stretto a sé l’innamorato restio. Nel settore della magia nera, figurano: “un uovo con spilli”, in cui il simbolo della vita veniva usato per colpire la persona che si voleva danneggiare, ed ancora fatture, filastrocche, simboli e strumenti esoterici. Una mostra che, nel complesso tocca le corde più intime della nostra interiorità e ci coinvolge non solo intellettualmente ma anche emotivamente permettendoci di riscoprire “nuovi anelli della ininterrotta catena che lega il presente al passato”. |
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Maschera di carattere apotropaico |
Uovo con spilli |