Alle 8 del mattino di lunedì 2 aprile di quel lontano 1787, il piroscafo proveniente da Napoli, dopo lunga e perigliosa navigazione, avvistava finalmente Palermo. Sul piroscafo un illustre passeggero, Johan Wolfgang Goethe, il sommo poeta e scrittore tedesco, accompagnato dall’amico pittore Cristoph Heinrich Kniep. La Sicilia costituisce l’ultima, e la più significativa tappa, del suo Italienische Reise, un viaggio da tempo pensato il cui percorso segue razionalmente un preciso disegno. Goethe attribuisce infatti una grande importanza alla conoscenza della Sicilia al punto che, con un’enfasi che si ripeterà via via che incontrerà le bellezze dell’Isola, da farlo affermare che senza avere conosciuto la Sicilia non si possa avere un’idea complessiva dell’Italia. “L’Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell’anima: qui è la chiave di tutto.”

La Sicilia per Goethe è infatti il luogo dove la classicità – le espressioni più pure di dell’equilibrio cosmico e formale che la cultura greca ha potuto elaborare – ha raggiunto i vertici della perfezione. La Sicilia è, quindi, per Goethe il luogo ideale per intraprendere un cammino di purificazione, purificazione dalle scorie della decadenza, che l’avrebbe portato a penetrare ed essere compenetrato dallo spirito della classicità per potersi librare verso la vertigine della perfezione.

Dicevo disegno razionale, lo mostra la sua ferma volontà di non distrarsi, di non avere occhi se non per le meraviglie di un territorio assolutamente ineguagliabile e per le vestigia imponenti di una civiltà immortale le cui tracce ne segnano il paesaggio. Solo tenendo presente questo disegno si può comprendere come, uno spirito così raffinato e carico di curiosità intellettuali, quale quello del poeta tedesco, si dimostri assolutamente insensibile di fronte alle stupefacenti tracce del passato gotico normanno né provi fascinazione per le ridondanti espressioni del barocco che, anche questo, in Sicilia si era manifestato in forme originali di altissimo significato artistico.

In Sicilia Goethe segue un percorso ben preciso le cui tappe, sono tutte legate alla classicità e quasi sembra provare fastidio per tutto quello che possa in qualche modo risucchiarlo lontano dai suoi obiettivi. In oltre un mese, avrebbe lasciato l’isola il 13 maggio successivo, Goethe, oltre Palermo, visita il monastero di San Martino delle Scale, Alcamo, Castelvetrano, Girgenti, Caltanissetta, Enna, Catania, Taormina ed infine Messina. Tutte tappe dove salvo qualche sporadica digressione, la presenza della classicità è testimoniata da imponenti opere architettoniche.

Unica distrazione a Palermo, la curiosa visita ai parenti di Giuseppe Balsamo, sedicente conte di Cagliostro, sicuramente dettata, oltre che dalla comune appartenenza alla Massoneria, dal fascino che questa straordinaria e misteriosa figura di questo personaggio che aveva acquistato fama, in tutta Europa, di saggio e guaritore. Un percorso che, tuttavia, lascia nel viaggiatore Goethe un velo di tristezza: “…tutto ciò che avevamo veduto erano stati i vani sforzi del genere umano per difendersi dalla violenza della natura, dalla perfida insidia del tempo, dall’infuriare di accanite discordie intestine”.

Selinunte, i Templi. Uno scorcio delle campagne siciliane.