Le vignette satiriche di un giornale danese su Maometto sono diventate il più importante avvenimento di politica internazionale dopo la guerra in Irak. Dalla loro pubblicazione sì è sviluppata una reazione che si è allargata a macchia d’olio per tutto il mondo musulmano con scontri e manifestazioni di intolleranza arrivati al culmine di assalti alle sedi diplomatiche danesi nel mondo e delle bandiere bruciate nelle piazze durante la manifestazione. Le mancate scuse del giornale che li ha pubblicate e del governo danese hanno prodotto un aggravamento della situazione ed un peggioramento dei rapporti tra la Danimarca ed i paesi arabi alcuni dei quali hanno interrotto le relazioni diplomatiche con la Danimarca ed hanno dichiarato l’embargo ai suoi prodotti. La pubblicazione delle stesse vignette ad opera di altri giornali europei in solidarietà con i colleghi danesi è arrivata come benzina sul fuoco. L’editore di origine araba del giornale France Soir ha licenziato il direttore del giornale responsabile della pubblicazione mentre grandi manifestazioni si sono tenute ancora in tutti i paesi arabi, ma stavolta anche nelle principali piazze europee da Parigi, a Londra, a Roma con una tensione che ha messo a dura prova la politica di buon vicinato tra l’Europa e i paesi arabi e le politiche che hanno caratterizzato la ricerca della integrazione degli emigrati arabi nei paesi occidentali. Milioni di persone di fede islamica si sono sentiti offesi dalle vignette nel loro sentimento religioso ed hanno dato vita anche a gravi manifestazione di violenza. In questo quadro si colloca la birichinata del Ministro Calderoli che in una trasmissione televisiva della Rai ha messo in mostra la sua maglietta in cui erano riprodotte le vignette contestate da mezzo mondo. Gli effetti si conoscono. A Bengasi viene assaltato il Consolato italiano da masse di persone che manifestavano contro il ministro italiano e quindi contro l’Italia, a stento gli addetti consolari e il personale vengono tratti in salvo dalla polizia libica, ma la repressione della manifestazione provoca la morte di undici manifestanti. Undici morti sulla coscienza del ministro biricchino ed un danno enorme al ruolo dell’Italia nella zona ed ai nostri interessi commerciali. Berlusconi stavolta non può fare finta di niente e chiede le dimissioni al suo ministro delle riforme che suo malgrado è costretto a darle tra i mugugni della Lega e nello sdegno dell’Italia intera. Narrare i fatti, così come si sono svolti credo che basti a dare l’idea della gravità del gesto di Calderoli che non ha niente a che vedere con la libertà di coscienza e con la libertà di stampa in Italia e in Danimarca. Il suo comportamento è censurabile per un ministro che prima di compiere qualsiasi gesto ha il dovere di riflettere sulle conseguenze che ne possono derivare al suo Paese ed a ogni singolo cittadino del suo Paese o anche a cittadini di altri paesi come quei poveri undici libici rimasti uccisi perché manifestavano il loro sdegno verso il rappresentante di un governo che li aveva offesi scherzando sulla loro religione. Ma anche un semplice parlamentare, un politico ha il dovere della prudenza perché la vita politica deve essere sentita da chi la fa come il bisogno di contribuire al bene del proprio Paese e dell’umanità intera. Per questi motivi c’è materia di riflessione su un governo in cui si straparla di tutto. Non era stato lo stesso Presidente del Consiglio ad aprire nel 2001 la sua stagione di governo, subito dopo l’attentato alle Torri ge-melle con una intervista con cui aveva bollato l’Islam come una civiltà inferiore attirando su di sé e sul nostro Paese una enormità di polemiche e di ritorsioni che certo non hanno fatto bene all’Italia e al suo ruolo nel Mediterraneo. C’è quindi materia di riflessione sulla Lega e sugli effetti della sua politica e dell’operato dei suoi esponenti. Ancora oggi la Lega difende Calderoni ed ancora oggi nella Casa della Libertà non si dice una parola chiara su questo partito. Speriamo che gli elettori la sappiano dire il 9 aprile. |
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Sopra
e sotto: manifestazione di musulmani all’Aia (Olanda). |