Si è concluso con una doppia manifestazione, una a Colfontaine in Belgio ed una a Serradifalco in Sicilia, la lunga storia di un gemellaggio cominciata nel lontano 1988, quando una delegazione guidata dall’allora sindaco Michele Turrito, per ricambiare la visita di una delegazione del Comune Belga guidata dall’allora sindaco e deputato Ivon Biefnot.

Serradifalco
e Colfontaine
gemelle per progredire
ed avanzare
socialmente

Era quasi un atto dovuto nei confronti di circa 1.500 Serradifalchesi che nel corso di lunghi anni di emigrazione avevano fissato la loro dimora in Belgio nella zona mineraria del Borinage, spesso passando dalla miniera di zolfo del proprio paese a quella di carbone.

Fu quello il primo rapporto, preceduto da una lunga serie di sollecitazioni che sarebbe lungo riportare, che segnò l’inizio di un percorso, che in futuro, molto sporadicamente per la verità, ebbe anche altri momenti di contatto, qualche scambio in famiglia, la firma di un primo patto di amicizia nel 1989. La politica nostra, purtroppo, spesso non è né costante né coerente, per cui il processo subì lunghi inspiegabili ritardi, vuoti, fino a quando non si riaccese, dopo l’ultima visita del 1996 e dopo un'altra lunga assenza, un nuovo interesse sull’argomento gemellaggio, una nuova positiva attenzione.

Si riaprono i contatti, si procede a qualche scambio ed a qualche visita propedeutica, fino a quando, finalmente, si arriva all’atto finale, il 19 settembre a Colfontaine, alla presenza di una folta rappresentanza della comunità Serradifalchese, una delegazione guidata dal Sindaco di Serradifalco On. Bennardo Alaimo, nel corso di una solenne seduta del Consiglio Comunale e dopo breve ma significativi discorsi, si ratifica il gemellaggio tra Serradifalco e Colfontaine.
La stessa cerimonia, si ripete il 25 settembre a Serradifalco, dove si è portata una delegazione dell’Amministrazione comunale di Colfontaine, guidata dal sindaco Patrick Pierart e dove alla presenza di una sala gremita di folla, si è pervenuti alla controfirma dell’atto di gemellaggio, che in questo modo rendeva giustizia a tanti giovani e meno giovani che spinti dal bisogno avevano dovuto scegliere la dura e difficile strada dell’emigrazione. Testimoni d’eccezione i due sindaci che avevano iniziato il percorso: Ivon Biefinot a Colfontaine e Michele Turrito a Serrradifalco.

Pregno di significato un atto di tale importanza, che non può certo essere scambiato per un normale atto burocratico. Dietro di esso stanno le sorti din un paese : Serradifalco, che dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi ha perso qualc’osa come il 40% della propria popolazione, ha cambiato volto alla propria economia, ha attinto anche alle rimesse degli emigrati per il proprio sviluppo edilizio ed a supporto della scarsa economia che c’era subito dopo la guerra.
Pregno di significato se si pensa alla strada fatta dalla comunità emigrata, che oggi in una amministrazione comunale come quella di Colfontaiene, vede la presenza di tre assessore oltre ad una presenza in consiglio comunale, segno di una integrazione che permesso la crescita sociale ed economica della nostra comunità, che si è sviluppata di pari passo con lo sviluppo che la stessa comunità contribuiva a determinare nel paese di accoglienza.

Quella dei gemellaggi, è certamente una strada da percorrere nell’Europa dei popoli che tende sempre più alla necessaria unità politica, una strada che da un canto riconduce alle radici le comunità emigrate, aiutando le giovani generazioni a ritrovarsi ad appropriarsi della loro storia e della loro cultura e dall’altro canto crea la premessa perché riparta una politica di collaborazione tra popolazioni che può portare a positive incentivazioni e crescite economiche. Il segreto dei gemellaggi sta nel sapere tenerli sempre vivi, sempre produttivi attrae iniziative continue, scambi culturale non necessariamente solo tra giovani, perché no, scambi economici.

Un via vai continuo, costante, pregno di significati e di contenuto sempre nuovi, utili alla crescita dio due popolazioni uniti da un patto di gemellaggio che non può certo essere e restare un freddo atto burocratico e politico, ma che deve sempre più trasformarsi in un vero e proprio contenitori di iniziative che deve accomunare le comunità interessate facendole crescere entrambi, determinando in questo modo anche la crescita del progetto di unità europea, a cui l’emigrazione ha certamente ed enormemente contribuito.