Era
quasi un atto dovuto nei confronti di circa 1.500 Serradifalchesi
che nel corso di lunghi anni di emigrazione avevano fissato
la loro dimora in Belgio nella zona mineraria del Borinage,
spesso passando dalla miniera di zolfo del proprio paese a
quella di carbone.
Fu quello il primo rapporto, preceduto da una lunga serie
di sollecitazioni che sarebbe lungo riportare, che segnò
l’inizio di un percorso, che in futuro, molto sporadicamente
per la verità, ebbe anche altri momenti di contatto,
qualche scambio in famiglia, la firma di un primo patto di
amicizia nel 1989. La politica nostra, purtroppo, spesso non
è né costante né coerente, per cui il
processo subì lunghi inspiegabili ritardi, vuoti, fino
a quando non si riaccese, dopo l’ultima visita del 1996
e dopo un'altra lunga assenza, un nuovo interesse sull’argomento
gemellaggio, una nuova positiva attenzione.
Si riaprono i contatti, si procede a qualche scambio ed a
qualche visita propedeutica, fino a quando, finalmente, si
arriva all’atto finale, il 19 settembre a Colfontaine,
alla presenza di una folta rappresentanza della comunità
Serradifalchese, una delegazione guidata dal Sindaco di Serradifalco
On. Bennardo Alaimo, nel corso di una solenne seduta del Consiglio
Comunale e dopo breve ma significativi discorsi, si ratifica
il gemellaggio tra Serradifalco e Colfontaine.
La stessa cerimonia, si ripete il 25 settembre a Serradifalco,
dove si è portata una delegazione dell’Amministrazione
comunale di Colfontaine, guidata dal sindaco Patrick Pierart
e dove alla presenza di una sala gremita di folla, si è
pervenuti alla controfirma dell’atto di gemellaggio,
che in questo modo rendeva giustizia a tanti giovani e meno
giovani che spinti dal bisogno avevano dovuto scegliere la
dura e difficile strada dell’emigrazione. Testimoni
d’eccezione i due sindaci che avevano iniziato il percorso:
Ivon Biefinot a Colfontaine e Michele Turrito a Serrradifalco.
Pregno di significato un atto di tale importanza, che non
può certo essere scambiato per un normale atto burocratico.
Dietro di esso stanno le sorti din un paese : Serradifalco,
che dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi ha perso
qualc’osa come il 40% della propria popolazione, ha
cambiato volto alla propria economia, ha attinto anche alle
rimesse degli emigrati per il proprio sviluppo edilizio ed
a supporto della scarsa economia che c’era subito dopo
la guerra.
Pregno di significato se si pensa alla strada fatta dalla
comunità emigrata, che oggi in una amministrazione
comunale come quella di Colfontaiene, vede la presenza di
tre assessore oltre ad una presenza in consiglio comunale,
segno di una integrazione che permesso la crescita sociale
ed economica della nostra comunità, che si è
sviluppata di pari passo con lo sviluppo che la stessa comunità
contribuiva a determinare nel paese di accoglienza.
Quella dei gemellaggi, è certamente una strada da percorrere
nell’Europa dei popoli che tende sempre più alla
necessaria unità politica, una strada che da un canto
riconduce alle radici le comunità emigrate, aiutando
le giovani generazioni a ritrovarsi ad appropriarsi della
loro storia e della loro cultura e dall’altro canto
crea la premessa perché riparta una politica di collaborazione
tra popolazioni che può portare a positive incentivazioni
e crescite economiche. Il segreto dei gemellaggi sta nel sapere
tenerli sempre vivi, sempre produttivi attrae iniziative continue,
scambi culturale non necessariamente solo tra giovani, perché
no, scambi economici.
Un via vai continuo, costante, pregno di significati e di
contenuto sempre nuovi, utili alla crescita dio due popolazioni
uniti da un patto di gemellaggio che non può certo
essere e restare un freddo atto burocratico e politico, ma
che deve sempre più trasformarsi in un vero e proprio
contenitori di iniziative che deve accomunare le comunità
interessate facendole crescere entrambi, determinando in questo
modo anche la crescita del progetto di unità europea,
a cui l’emigrazione ha certamente ed enormemente contribuito.
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