di Marina Sereni - Sconcerto, rabbia, preoccupazione. Le ragioni della scissione decisa da Matteo Renzi in questo momento sono del tutto incomprensibili, ancora meno il tentativo di far passare questo strappo come una separazione indolore. Nessuna rottura è senza conseguenze, nessuna divisione è un fatto positivo.

Da agosto ad oggi il Pd, tutto il Pd, ha lavorato per impedire a Salvini di precipitare il Paese al voto e di continuare a spargere paura e odio tra gli italiani. Da agosto ad oggi il Pd, tutto il Pd, si è impegnato per costruire una nuova proposta politica – un programma e una maggioranza parlamentare – imperniata sul rapporto tra noi e con il M5S e su una netta discontinuità con il recente passato. Il Governo Conte II nasce sulla base di un forte impegno per cambiare l’Europa e ridare al nostro Paese il ruolo che merita nell’Unione, per impostare una nuova stagione di investimenti verdi e avviare una seria transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, per ridurre le tasse ai lavoratori, per dare maggiori opportunità e sicurezza alle fasce più deboli, per sostenere le famiglie e contrastare l’esclusione sociale, cominciando ad investire sui bambini e sugli asili nido. Ora il Governo, deve compiere i suoi primi passi. Come può essere rafforzato da una scissione che avviene senza alcun fondamento politico? Come può diventare un fattore di stabilità il fatto di chiedere che il tavolo delle “trattative” si allarghi per dare voce ad un nuovo partito? Inevitabilmente una forza politica che cerca di nascere per affermarsi andrà in cerca di visibilità e questo comporterà - ahimè - la ricerca di ciò che distingue piuttosto che di ciò che unisce... Un film già visto, troppe volte. Insomma credo sia grave quello che è successo, che in particolare i parlamentari che hanno abbandonato i gruppi del Pd stanno dando una delusione ai tanti elettori e militanti che li hanno sostenuti, che sia necessario battersi perché sul territorio non si guardi con indifferenza - ancor meno con sollievo - ad un fatto che è e resta traumatico nella vita della nostra comunità politica. Occorre reagire, ovviamente, e lo faremo già lunedì con la riunione della Direzione nazionale del partito e con le giornate di mobilitazione che sono già state programmate dal 3 al 6 di ottobre. Chi pensa che il Pd sia il “vecchio” da buttare o che sia già scritta una deriva a sinistra sarà deluso. Oggi Beatrice Lorenzin, che con noi ha partecipato alla discussione di Cortona, ha deciso di entrare nel Partito Democratico. E lo ha fatto sapendo di poter contare su una casa ampia, aperta al contributo di tutte le culture democratiche e riformiste. È il segnale più chiaro di quello che dobbiamo fare: aprire una fase costituente in cui possano entrare nel Partito democratico tutte quelle persone che credono nei valori della Costituzione, dell’eguaglianza tra le persone, della responsabilità verso le nuove generazioni e verso il pianeta, dell’Europa come luogo dei diritti e delle libertà ma anche dei doveri e della solidarietà. Un partito aperto e plurale dove moderati e radicali possono convivere perché hanno una visione comune del futuro da costruire per i nostri figli e nipoti. Siamo già andati oltre le famiglie politiche del Novecento ma non possiamo e vogliamo perdere ogni ancoraggio ad una dimensione ideale, progressista e riformista. I partiti non sono saponette, non si creano a tavolino come prodotti da lanciare sul mercato trovando un buon pubblicitario. Devono essere soggetti collettivi radicati nella vita delle comunità, devono saper distinguere tra chi predica e semina odio e chi promuove convivenza e integrazione, tra chi alimenta egoismi e chiusure e chi riesce a dare risposte concrete e innovative guardando al futuro. Questo è lo spazio del Pd, in Italia e anche in Europa, dove le tradizionali famiglie politiche - come ha giustamente sottolineato in questi giorni Orlando - devono cercare nuove forme di dialogo e di unità per battere i sovranisti con una proposta politica nuova. Ecco perché penso che la scissione sia un colpo che non ci voleva. Noi dobbiamo saper reagire con un di più di apertura e innovazione. Per tre giorni a Cortona abbiamo parlato di questo e da lì in tanti abbiamo sentito di essere parte di una comunità più grande che vogliamo contribuire a tenere unita e a rendere sempre più grande. P.S. Il Pd mi ha indicato nei giorni scorsi come Vice Ministro degli Esteri e della cooperazione e da lunedì con il giuramento sono entrata a far parte del nuovo Governo. Un grande onore per me, una responsabilità che cercherò di portare avanti con il massimo rigore e impegno. Anche questo Blog e questa newsletter forse dovranno cambiare un po’ forma e argomenti. Ci lavoreremo nelle prossime settimane. (Marina Sereni)