Cerda: la Storia

Calcusa era un casale facente parte dell'allora Contea di Golisano dalla quale, nel 1430, ne fu distaccato dal Re Alfonso V, il Magnanimo, figlio di Ferdinando I D'Aragona, mentre era conte Gilberto Centelles,

il quale, autorizzato dallo stesso re, lo cedette al conte di Geraci Giovanni Ventimiglia. L'erede di quest'ultimo, Luciano Ventimiglia, signore di Castronuovo nel 1453, vende il feudo ad Antonio de Simone Andrea, con diritto di riscatto entro 20 anni. Da questa data e per circa due secoli il feudo appartenente alla famiglia Bardi. Ed è il nipote Salvatore che, nel dicembre del 1526, ottiene dal re Carlo V l'autorizzazione a riunire gente, tramite bando, nei feudi di Calcusa, presso il "Fondaco nuovo". Anche se questa data potrebbe rappresentare l'inizio effettivo della comunità di Cerda, la licentia populandi ottenuta rimase senza esecuzione. Un primo nucleo di case, con una chiesa e alcuni magazzini, è documentato solo nel 1626, come testimonia un atto di vendita rinvenuto. Un borgo, quindi, forse chiamato "Taverna nuova" o appunto "Fondaco nuovo", probabilmente per indicarne la funzione di stazione di sosta per coloro che dovevano inoltrarsi verso le Madonie o l'interno della Sicilia. Dalla famiglia Bardi il feudo passò alla famiglia San Esteban y de la Cerda (y oppure e, nei paesi di cultura spagnola precede il cognome materno) signore di Calcusa Vallelunga e di Fontana murata. Giuseppe Santostefano, capitano di ventura a riposo, fu nominato dal Re Filippo IV Marchese, ottenendo la "licentia populandi". Giuseppe Santostefano nel 1636 promosse le prime fabbriche, da lui e da Giuseppa Bertola, Alessio conseguì le signorie nel 1674 che con Antonia Notarbartolo generò Giuseppe, Tribuno della regia milizia, prefetto del castello di Palermo, sposò Eleonora Vanni e da lei generò Alessio. La popolazione cerdese ebbe un notevole incremento raggiungendo circa 2000 abitanti, che diventarono oltre 3000 intorno al 1860 e superarono le 4000 unità nel 1870 per attestarsi, negli anni successivi, sui 5000 abitanti. Ma nel secolo successivo a causa dell'emigrazione di molte famiglie in cerca di lavoro, si ebbe un freno all'aumento della popolazione, che si stabilizzò attorno a 5000 abitanti. Nel XIX secolo Cerda si elevava alla dignità di Comune.

Origini del nome

  • Il significato è da attribuire alla nobile famiglia spagnola de la Cerda, discendenti di Ferdinando de la Cerda, erede del regno e reggente di Castiglia e León, furono diseredati e scavalcati nella successione al trono dallo zio Sancho. Per generazioni i de la Cerda lottarono con i re di Castiglia e si calmarono solo con il Ducato di Medinaceli. Il soprannome, de la Cerda, di Ferdinando deriva dal fatto di esser nato con del pelo nel petto, simile a delle setole di maiale, che in spagnolo si dice de la cerda. Il suo soprannome fu assunto come cognome dai suoi discendenti.
  • Il nome Cerda è una parola spagnola che si può tradurre come scrofa.
  • Cerdà è un comune spagnolo.

I de la Cerda in questo comune

Giuseppe San Esteban y de la Cerda (y oppure e, nei paesi di cultura spagnola precede il cognome materno) barone di Calcusa e Fontana Murata, cavaliere dell'Alcantara, fu governatore del Monte di Pietà di Palermo negli anni 1646, 1659, 1660, e, con privilegio dato a 13 febbraio 1659 esecutoriato a 16 gennaio 1663, ottenne la concessione del titolo di marchese.

I de la Cerda in Sicilia

  • Juan de la Cerda Viceré di Sicilia 4º duca di Medinaceli, e le figlie entrambe divenute Contesse di Sclafani e Baronesse di Caltavuturo.
  • María de la Cerda (c.1542-c.1575), che sposò Antonio Moncada d'Aragona, quarto duca di Montalto e Conte di Sclafani e da questi ebbe Luigi Moncada Aragona e La Cerda risulta essere: duca di Montalto, duca di Bivona, Principe di Paternò, conte di Caltanissetta, di Sclafani, Collesano, Adernò, Caltabellotta, Centorbi, barone di Melilli, della Motta, di Santa Anastasia, di Bilici, di San Bartolomeo, signore di Belpasso, della Guardia, di Camporotondo, di Biancavilla, dei boschi e del monte Etna, Pugidiana, Villa Aragon, San Sisto di Vaccherizzo, delle Marre, della riviera di Moncada, delle due Petralie, di Scillato, Caltavuturo, Fenicia, dei monti e boschi di Mimiano, Marchese di Los Velez, Molina e Martorel e altre terre nel principato di Catalogna e titolare di numerosissimi altri titoli in Spagna. Inoltre è gentiluomo di camera di sua maestà, presidente del real consiglio di Aragona, tenente generale del regno, capitano generale della cavalleria del Regno di Napoli.
  • Angela de la Cerda, che ha sposato Pietro de Luna, fu il primo duca di Bivona, 10º Conte di Caltabellotta, Conte di Calatafimi e Sclafani, e Barone di Caltavuturo da cui ebbe un solo figlio, Giovanni de Luna e de la Cerda.

 

Monumenti e luoghi d'interesse

A circa 7 km dal centro abitato si trovano le "Tribune", ricordo della mitica Targa Florio (comune di Termini Imerese) la gara automobilistica su strada più antica del mondo. La realtà architettonica è rappresentata da una delle più antiche costruzioni: il Palazzo baronale (Chiamato il palazzo "Marchese"), databile intorno al 1626. L'edificio ha un impianto austero, tipico delle costruzioni del territorio madonita e mostra evidenti segni di rifacimenti. Interessante è anche la chiesa madre, dedicata a Maria SS.Immacolata, costruita tra il XVI e il XVII secolo e rimaneggiata nell'Ottocento. Altri palazzi di rilievo sono: il palazzo Russo ed il palazzo Coniglio. In particolare, 'nel palazzo Russo', che sorge sul lato destro della piazza, si possono ammirare nel salone delle feste affreschi, in buono stato di conservazione, realizzati dai pittori Cavallaro e Brusca nel 1892, gli stessi che curarono, sotto le direttive dell'architetto Ernesto Basile, gli affreschi del Teatro Massimo di Palermo.

Tradizioni religiose

La santa patrona di Cerda è la Madonna Addolorata la cui ricorrenza cade il16 agosto. Tradizione religiosa particolarmente rilevante riguarda la processione del venerdì santo, in cui viene rappresentato l'incontro tra Gesù, adagiato su una bara e la Madonna Addolorata che per tre volte va incontro al Figlio e solo alla terza volta lo riconosce. Le rispettive vare vengono mosse dai confratelli, che animati da un deciso spirito religioso, ripropongono questo suggestivo episodio volgarmente appellato come u riscontru. La santa patrona di Cerda, l'Addolorata, è rappresentata in processione da una statua portante un manto nero intessuto in filigrana di oro zecchino, donato come ex voto alla fine dell'Ottocento, dalla signora Maria Russo, nuora di Antonio Russo, sindaco di Cerda, e dalla stessa pazientemente ricamato. Attualmente è in corso un acceso dibattito riguardo alle sorti di tale manto: il parroco ha decretato, a causa delle cattive condizioni dell'oggetto, di trasportare il contenuto d'oro dello stesso su un altro manto, ma trattandosi di un ex voto si rendeva necessaria una consulta alla curia e ai familiari eredi della donatrice del tutto ignari delle decisioni prese riguardo al voto. Anche i fedeli sono contrari a questa asportazione e gli eredi sono inoltre disposti a realizzare a proprie spese una teca in cui custodire il prezioso, se non più rappresentativo oggetto votivo a disposizione della parrocchia.

Culto minore, ma non meno rilevante, riguarda la Madonna della Catena, la cui chiesa, edificata a fine Ottocento, è situata in contrada Baiata distante dal centro abitato, che viene omaggiata con festeggiamenti e processioni religiose l'ultima domenica di agosto. Altre tradizioni religiose riguardano: la Madonna dei Miracoli (cui è intitolata la chiesa posta nella parte alta del paese), San Giuseppe, Santa Lucia, San Pio, la Madonna Assunta.

Gemellaggi

Il comune di Cerda è gemellato dal 2014 con il comune di Cerdà, piccolo comune della Spagna, fin  dal 2014

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