LA POSTA PUÒ FARE MIRACOLI
22 Settembre 2023 Un espresso impiega tre giorni da Piacenza a Belluno. Grazie al ritardo delle poste italiane… Mi chiamo Lidia Bergonzi. Avevo diciannove anni nel 1956 quando venni a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera. Tramite amici conobbi un bellunese, Giuseppe De Biasi, detto Peppino.
Ci frequentammo e ci piacemmo, promettendoci mille cose. Nel ’58, all’arrivo delle vacanze estive, ognuno partì con la propria famiglia, con il progetto che Peppino venisse a conoscere mia mamma, per poi ripartire con me verso la Svizzera. Arrivata a Settesorelle, nel mio paese, mia sorella mi propose di trascorrere con lei una settimana nella residenza della sua padrona, sul lago di Como. Scrissi subito a Peppino di non venire a Settesorelle, spiegando che avevo dei dubbi sulla nostra relazione: io non mi sentivo pronta e invece Peppino, avendo sette anni più di me, era molto più maturo e prendeva la nostra storia troppo sul serio. Nella lettera spiegavo che era meglio lasciarsi. Questa famosa lettera arrivò a Belluno poche ore dopo che lui aveva preso il treno. Dopo un lungo viaggio e un paio di scarpe nuove rovinate sul sentiero che portava a casa mia, arrivò finalmente in un paesino sperduto nelle colline piacentine. Mia mamma lo accolse per la notte e gli disse di lasciar perdere perché io ancora non sapevo cosa volevo. Ma lui, da buon testardo bellunese, voleva avere la mia versione a viva voce. L’indomani s’incamminò di nuovo, riprese la corriera, il treno e il battello e arrivò da me a fine giornata, dopo un viaggio sotto un sole soffocante. Per me fu una sorpresa vedermelo davanti. Ci spiegammo e capii che mi voleva bene, e che il sentimento era reciproco. Tornammo in Svizzera il giorno dopo. Ci fidanzammo l’anno seguente e, recandomi per la prima volta a Belluno, conobbi la sua famiglia. Nel ’61 ci sposammo e un anno dopo nacque nostra figlia Daniela, che ci ha portato tante gioie. Lei ha sposato un bravo ragazzo svizzero e ci ha regalato due meravigliose nipoti, Giulia e Nella, che vengono con piacere a Belluno e cantano tutt’ora le canzoni degli Alpini imparate dal nonno. Nonno in ricordo del quale hanno espresso il desiderio di tenere la casa a Belluno. Pur con due caratteri diversi, il nostro percorso è stato felice. Assieme facevamo parte di diverse attività ed eravamo bene integrati in questo paese, a cui abbiamo dato tutto ciò che abbiamo potuto. Abbiamo avuto la gioia di festeggiare sessant’anni di matrimonio e i novanta di Peppino. Il 23 maggio 2021, Peppino ci ha lasciato dopo quattro anni di malattia. Per noi tutti è stata una grande perdita, però i suoi passi hanno lasciato delle belle impronte. Sono fiera di avere sposato il miglior “Belumat”. Se dovessi rifarlo, partirei da capo. Anche lui diceva che ne era valsa la pena, aver rovinato quel paio di scarpe. Cosa sarebbe successo, se la lettera fosse arrivata in tempo? Mistero. A volte la posta può fare dei miracoli. (FONTE: aletheia)