by Attilio L. Vinci (foto accanto) - Tra Tunisi e Trapani in materia di emigrazione e di immigrazione c’è storia che alligna radici profonde, antiche. Il fenomeno migratorio è assai agevolato dalla vicinanza dei due porti che collocano le due città quasi dirimpettaie.

Gli scambi commerciali e i movimenti delle persone sono fatti che avvengono, tranne in momenti particolari come questo, a cadenza quotidiana. Come si sa (allargando il discorso, proiettandolo nei tempi remoti, anche per capire meglio il fenomeno) è sin dalla preistoria che il Mar Mediterraneo rappresenta una delle principali rotte per le migrazioni marittime nonché centro delle relazioni commerciali e delle invasioni. Una vera chicca storico-culturale viene da uno studio di ricerca sui geni viventi originari ed ereditari del Mediterraneo ( ancor oggi la storia genetica delle isole di questo bacino è poco documentata, nonostante i recenti sviluppi nello studio del DNA antico). Da un nuovo studio internazionale, nato dalla collaborazione tra ricercatori della Sapienza di Roma, dell'Università di Vienna, dell'Università di Harvard, dell'Università di Firenze insieme alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le provincie di Sassari e Nuoro, col quale è stato analizzato il DNA di 66 individui preistorici per ricostruire la storia genetica delle antiche popolazioni delle isole del Mediterraneo, in particolare Sicilia, Sardegna e isole Baleari, operando un’analisi del DNA antico su un gruppo di individui, risalenti al Neolitico, all’Età del Bronzo e all’ Età del Ferro, ha portato alla luce un modello complesso di migrazioni dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa che varia in dinamiche e tempistiche per ciascuna delle isole del Mediterraneo. In Sicilia, ad esempio, è stata riscontrata una nuova discendenza a partire dalla media Età del Bronzo (2000-1550 a.C.), che si sovrappone cronologicamente con l'espansione della rete commerciale greco-micenea. I risultati di questa ricerca aiutano a comprendere e inquadrare i movimenti degli individui nel Mediterraneo occidentale durante periodi di alta intensità commerciale, come l'Età del Bronzo e del Ferro. Tutto ciò apre la strada a studi futuri sui movimenti migratori al tempo delle espansioni greca, fenicia e persino romana. Tornando ai tempi moderni è molto utile per avere un quadro storico completo è la classificazione dell’emigrazione italiana in Tunisia in diverse fasi. La prima fase che va fino alla metà del XIX secolo quando la comunità italiana era costituita da ricchi mercanti ebrei toscani e italiani catturati dai corsari tunisini. Dal 1815 al 1861 invece vi si trasferirono soprattutto attivisti, politici ed intellettuali. In particolar modo dal 1861 al 1881, si trasferirono immigrati non qualificati dalle isole (soprattutto dalla Sicilia, da Pantelleria, dalla Sardegna, e da Procida). Dal 1870 al 1885 l’emigrazione siciliana si intensificò, a tal punto che nel 1901 vi erano ben 72 mila italiani, mentre i francesi erano solo 24 mila, ed i siciliani erano considerati il trait d’union tra colonizzatore e colonizzato. Tra il ‘43 e il ‘70, dopo la seconda guerra mondiale, la comunità italiana, con larghissima rappresentanza siciliana, scomparve del tutto a causa dei provvedimenti a favore dei tunisini adottati dopo l’ottenuta Indipendenza della Tunisia nel 1956, che produsse la perdita del lavoro innanzitutto per i piccoli braccianti. La colonia italiana era multiforme ed eterogenea, spesso combattuta tra la fedeltà alla nazione italiana e l’assimilazione francese imposta dal colonialismo. Leggendo o ascoltando le storie dei vari siciliani di Tunisia, ormai memorie in fase di estinzione, emerge la questione identitaria: alcuni si considerano italiani anche se non hanno mai vissuto in Italia, altri considerano la Tunisia come la loro vera Patria. La Tunisia è comunque da definire un Paese dalle radici multiculturali. Una multiculturalità che era molto evidente alla Goulette, città costiera a pochi chilometri da Tunisi, dove salta agli occhi il mélange comunitario, culturale, religioso e linguistico. E’ lì che si trova il quartiere della “piccola Sicilia”, nato attorno alla chiesa della Madonna di Trapani, dove, fino a non molti anni fa, il 15 agosto la processione con la Madonna veniva seguita da tutte e tre le comunità religiose. La stessa tradizione pasticciera siciliana delle uova di cioccolato e le bambole di zucchero si ritrova ancora oggi nella città di Nabeul . Alla Goulette e a Mahdia si fanno i dolci di pasta di mandorla. I siciliani arrivavano in Tunisia come ora i migranti arrivano in Europa, con le stesse condizioni, le stesse paure e speranze. E’, quella dei fenomeni migratori, storia che si ripete e si rassomiglia in quasi tutti gli aspetti”. Nella storia attuale l'Italia "è il secondo partner commerciale della Tunisia con oltre 890 imprese” un volume di scambi commerciali tra i due paesi di 16 miliardi di dinari nel 2018 e un tasso di copertura di circa il 70%. Questo dato, è stato ufficializzato da una nota del ministro tunisino dello Sviluppo, dell'Investimento e della Cooperazione Internazionale, Zied Ladhari, in occasione di una sua visita in Italia nel 2019, fatta per promuover il Tif (Tunisia Investment Forum) ossia un importante incontro economico organizzato per presentare le molteplici opportunità d'investimento, nonché le vantaggiose agevolazioni e le favorevoli garanzie oggi offerte dalla Tunisia agli investitori esteri. In termini di investimenti, anche l'Italia è al secondo posto, con 871 aziende italiane o miste che operano nei settori tessile, alimentare, della pelle, delle calzature, elettrico, meccanico, delle costruzioni e dei lavori pubblici (delle quali un buon potenziale è siciliano e in particolare trapanese). Da una nota ufficiale del Ministero si sa che queste aziende hanno realizzato un investimento complessivo di un miliardo e 784 milioni di dinari e hanno consentito la creazione di circa ben 68 mila e 700 posti di lavoro. Proprio la cooperazione finanziaria tra i due paesi è stata potenziata negli ultimi anni con la firma del Memorandum of Understanding del 9 febbraio 2017 a Roma, in occasione della visita del Presidente della Repubblica in Italia. Questo memorandum definisce un programma di cooperazione per il quale sono stati concessi dall'Italia 165 milioni di euro per l'attuazione di progetti di sviluppo in Tunisia. Le due istituzioni ministeriali statali con tutti gli enti interessati (Camera di Commercio, Associazioni industriali e le altre categorie interessate) stanno operando affinché nei prossimi anni si possano potenziare e migliorare i rapporti fino a dare la possibilità di lanciare la Tunisia verso una evoluzione socio economica capace di portare migliori standard di vita ai tunisini e favorire un maggiore inserimento italiano (con massiccia presenza siciliana) nel tessuto produttivo e commerciale del paese nord africano. (Attilio L. Vinci)