CENNI STORICI I primi insediamenti umani nel territorio di Calascibetta sono da far risalire al periodo preistorico; la nascita dell’attuale centro storico è, invece, legata alla presenza di Arabi e Normanni: l’etimologia evidenzia l’origine araba del nome Calascibetta, da Kalat Schibet, dall’arabo Kalat, che significa “castello eretto su un monte” e Xibet, l’altura su cui la città sorge.

Gli storici attribuiscono l’origine della città al Conte Ruggero d’Altavilla, che nel 1062 iniziò la sua opera di fondazione: edificò un castello, denominato “Marco”, fortificò il sito con una cinta muraria e, dopo la vittoria sugli infedeli fece edificare un tempio dedicato a all’Apostolo San Pietro. La città ospitò, quindi, Pietro II d’Aragona, Re di Sicilia, che fece erigere un’altra chiesa più ad ovest della prima Matrice, intitolandola a Santa Maria Maggiore e dichiarando regia la Cappella di Calascibetta. Si tramanda che il sovrano aragonese morì a Calascibetta all’età di 37 anni, il 15 agosto 1342; la sua salma venne poi traslata a Palermo e sepolta insieme a Federico II nella Cappella Palatina di Palazzo dei Normanni. Nel 1428 re Alfonso il magnanimo cedette agli Ebrei della zona l’abitato detto Borgo, che, anche dopo l’espulsione degli Ebrei mantenne il nome di quartiere della Giudea. Sotto il governo di Carlo V, nel 1535, Calascibetta, città demaniale, venne data in pegno a Ludovico Vernagallo per la somma di 27.000 fiorini, ma i cittadini, animati da indomito orgoglio e spirito di libertà, furono pronti a riscattarsi, offrendo la somma del riscatto all’imperatore; egli, come ricompensa, concesse alla città la libertà, i privilegi delle città libere e il glorioso titolo di Città Vittoriosa. Nel 1629 la città venne nuovamente data in pegno per 12.000 scudi al mercante genovese Ottavio Centurione. La risposta dei cittadini non si fece attendere: fu pagata la somma per il riscatto della città e per questo nobilissimo atto la città ottenne il titolo di Fedelissima dal re Carlo II di Spagna e dalla regine madre Maria Anna, con lettera da Madrid del 2 aprile 1668. Il terribile terremoto che devastò la Sicilia l’11 gennaio 1693 colpì anche la città di Calascibetta, provocando il crollo del tempio di San Pietro e costringendo i canonici ivi presenti a trasferirsi per gli offici liturgici in quello di Maria SS. Assunta. Dopo il Congresso di Vienna del 1815 la città fu governata, sotto i Borboni, da un sindaco e da quattro giurati con il titolo di Rispettabili. Nel 1818 la nuova divisione del Regno di Sicilia spodesta Calascibetta dal ruolo di leader della Comarca, cui erano soggetti sette paesi. Con i moti del 1848 si ridesta il grande entusiasmo del popolo xibetano, ansioso di liberarsi dal giogo della tirannide e in perenne rivolta contro i dazi sul macinato, nonostante il presidio della guardia civica posta a tutela dell’ordine pubblico. Calascibetta prende parte con orgoglio e spirito risorgimentale all’insurrezione popolare e all’epopea garibaldina per l’indipendenza e l’unità nazionale.