LA STORIA E' probabilmente l'antica Hibla Heraia o Galeota o Galatina, poi romanizzata con il nome di Callonania. In epoca normanna l'abitato si chiamò Convincino; divenne feudo della famiglia Barresi, intorno al 1330. Duecento anni dopo, 1529, Convicino assunse l'attuale nome di Barrafranca.Il nome del comune è composto da Barra, derivante dal barone Matteo Barresi di Pietraperzia,

fondatore della città, e da Franca, in quanto la città era un porto franco, ad indicare le franchigie e le esenzioni di servizi e balzelli concesse ai nuovi venuti. In seguito, grazie a un clima di pace e con la libertà garantita ai cittadini, Barrafranca inizia un periodo di costante aumento della popolazione residente sia perché il paese è facilmente accessibile che per l'ampia possibilità di trovare un lavoro nelle miniere di sale. Il paese cominciò ad espandersi attorno al castello dei Barresi, estendendosi prima ad ovest verso il quartiere Sopra Canale poi verso le terre del Convento a est e successivamente a nord. Collocata al centro della Sicilia Barrafranca dista 272 Km da Trapani, 198 Km da Messina, 173 Km da Palermo, 159 da Siracusa, 102 Km da Catania e Ragusa, 101 Km da Agrigento, 40 Km da Enna e 31 da Caltanissetta. Conta 13.084 abitanti (dato del 05-2007). Sorge in una zona collinare interna sul versante sud-ovest dei monti Erei, fra i fiumi Tardara e Braemi ed è posta a 448 metri sopra il livello del mare.

MUSEO BELLICO “BELLI INSTRUMENTUM”

L’Associazione Nazionale Carabinieri di Barrafranca nasce il 16 maggio 1988 per il voler del Cav. Collura C.re "S" Giovanni, Luogotenente Pace Vincenzo e dal Maresciallo D’Auria Giuseppe i quali, assieme ad altri 17 soci con spirito di abnegazione, volontà di immortalare anche attraverso molteplici sacrifici, si sono armati di buona volontà e hanno lasciato una traccia indelebile durante il loro operato. L’origine di realizzare il museo storico di armi e cimeli d’epoca ha inizio da un’idea del Maresciallo Giuseppe D’Auria e dal C/re “S” Giovanni Cav. Collura. Dediti sempre per passione e amore alla loro gloriosa Arma, hanno ferrea volontà di recuperare, restaurare e porre all’attenzione di un vasto pubblico il materiale in loro possesso. Nei commenti del Direttore del Museo C.re Francesco D'Auria si evince che l’ammirevole indagine nell’individuare luoghi dimenticati e roccaforti sperdute ha portato alla luce veri e propri tesori, non d’oro o argento, bensì oggetti fatti di un materiale molto più umile che segnò, con il loro utilizzo, la storia di varie generazioni.Frammenti di foto, ormai logorate dal tempo, ricomposte diventano pagine di storia, espressione di sensocivico e amor di patria. A volte sembra che sì fa di tutto per togliere valore e significato a quanto sa di Patria e di tricolore ma questo impegno nel costruire un museo permanente darà la possibilità, visitandolo, di fare riflettere, ricordare e generare sentimenti di gratitudine e di esaltazione. E’ dalla ferma perseveranza e dalla tenacia che “si leva” un lavoro veramente notevole come pochi altri, fatto di passione e cultura, di cura nell’allestimento delle sali museali, fino alla loro consacrazione come “pezzi rari”.

LE TRADIZIONI

A Vasacra

Una manifestazione a livello popolare da tenere in grande considerazione è "La Vasacra", un dramma sacro sulla Passione e morte di Gesù Cristo. Ha avuto inizio nel 1983 in seguito all'interessamento e all'entusiasmo del "Gruppo Arcobaleno". La manifestazione si svolge, il pomeriggio del Mercoledì Santo, su scenari allestiti in località diverse del paese, in quattro parti: Getsemani, Caifa, Pilato e Crocifissione. Ispirati e sentiti sono i testi composti in vernacolo barrese dal Prof. Carmelo Orofino e dal compianto Sac. Alessandro Bernunzo. Le scene sono state realizzate dall'ins. Gaetano Orofino e dal Prof. Gino Faraci. I costumi sono stati creati dall'atelier Costa, mentre le musiche sono state composte ed eseguite da Sandro Gulino e Angelino Paternò. I saburca Un giorno chiave della Settimana Santa è certamente il Giovedì, Durante questo giorno, in un clima di attesa e di trepidazione si rinnova l'ultima Pasqua che Gesù Cristo celebrò insieme agli Apostoli. Il Sepolcro viene allestito con particolare cura, utilizzando estro e fantasia per renderlo quanto più sontuoso possibile. Fiori e piante di varie specie contribuiscono ad abbellirlo ed il barbaglio delle delle luci che smaglianti si irradiano sui drappi di svariati colori, che si riflettono sull'oro dell'urna, e sui ricchi candelabri, che vibrano e traspaiono dai veli i quali mollemente vengono adagiati intorno all'urna, vi crea contrasti .

PROCESSIONE DELL’ADDOLORATA

Il Venerdì Santo è il giorno in cui si commemora la morte di Gesù sulla Croce. Per i Barresi è la festa che "non si tocca", la quale, anche se con lievi cambiamenti dovuti all'evoluzione dei tempi, è rimasta integra nel suo significato dove fede e folklore riescono a fondersi in una simbiosi inimitabile , che non consente il prevalere di un aspetto sull'altro. La mattina del Venerdì Santo si svolge la processione dell'Addolorata. Alcuni spari di mortaretti annunziano l'inizio della processione. Ad essi fanno eco il rullio cadenzato dei tamburi e il suono delle "scattiole". Questa processione rappresenta la ricerca del Figlio da parte della Madonna, accompagnata da S. Giovanni, apostolo prediletto di Gesù, che di tanto in tanto, si volta verso di Lei in segno di protezione e conforto, con gesto carico di simbolismo religioso ed umano. Ad arricchire la processione contribuiscono le "monachelle". Queste sono delle bambine , che indossano alcune, un abito bianco che si usa di solito per la Prima Comunione, con appeso al collo un nastro nero da cui pende un Crocifisso;altre, "le addolorate", una lunga veste nera e un nero mantello ornato di stelle e lune argentate; altre ancora, si presentano vestite allo stesso modo delle "addolorate" con la sola variante del grembiule in cui è raffigurato il volto di Cristo, per cui si potrebbero denominare "veroniche". La processione si conclude verso le ore quattordici e da quel momento l'attenzione del popolo si rivolge alla processione del Crocifisso che sarà l'avvenimento centrale del pomeriggio e della serata.

U TRUNU

Si tramanda che il Crocifisso, che viene portato in processione, sia stato rinvenuto in contrada Rastrello in modo miracoloso. Si racconta infatti che l'impiegato di un cotadino, mentre arava il podere, si accorse che il vomero dell'aratro non riusciva ad andare avanti, poichè aveva incontrato un ostacolo. Volendo liberarlo, scoprì che si trattava di una lastra di pietra con un grosso anello di ferro al centro. Con stupore, dopo averla rimossa, si trovò davanti un Crocifisso al centro di una raggiera con lucerne incredibilmente accese. In quale data collocare tale ritrovamento è difficile stabilire. La notizia più antica del ritrovamento sarebbe un atto del 1662 e quindi arguisce che il suo ritrovamento sia avvenuto in data antecedente. Offrire oggetti d'oro in ringraziamneto di una grazia ricevuta è una caratteristica diffusa nel Meridione e in particolar modo in Sicilia. Tra gli ex-voto, particolare attenzione merita una pallottola; si narra, infatti, che durante una delle processioni sia avvenuta una sparatoria ma che miracolosamente nessuno sia rimasto ferito e che una pallottola sia stata ritrovata nella tasca del "giubbino" di uno dei portatori. Gli ex-voto tipici di questa festa sono le cosiddette "scocche". Esse rappresentano grandi fiori e sono usate allo scopo di attaccarvi le banconote offerte dai fedeli. La macchina processionale viene portata a spalla tramite due grosse e lunghe travi di legno che vengono chiamate "baiarde". Esse, per la loro larghezza, consentono ai portatori di disporsi in doppia fila, una esterna e l'altra interna. Le "baiarde" vengono inserite nel "firrizzu". La vera protagonista però è la "spera" che viene addobbata con grande quantità di "scocche" selezionate tra le più vistose dove, all'interno, si possono vedere solamente le mani, i piedi e il volto del Cristo Crocifisso; volto dalle linee e dal modellato delicato e raffinato. Una corona d'oro (non di spine, ma da Re) ricopre il suo capo. E' il Cristo che vince il dolore. Quanto tutto è pronto, un immenso clamore si eleva dalla folla e al grido di "a misilicordia" il "Trono", accompagnato dalla marcia funebre e allo scoppiettio dei mortaretti, si avvia e percorre la "Via dei Santi".