La festa di San Calogero Il patrono è San Calogero, la cui festa si tiene il 18 giugno, con una tradizionale processione durante la quale la statua del santo nero, posta su una enorme slitta detta "straula", viene trascinata dai fedeli con delle funi lunghe circa 200 metri,

lungo le vie della città per circa un chilometro, dal Santuario di San Calogero fino alla chiesa madre. Il periodo dei festeggiamenti ha inizio il 15 giugno con "l'acchianata" del simulacro dalla grotta al Santuario e termina il 25 giugno con la cosiddetta ottava di San Calogero. Durante questi dieci giorni in città si svolgono diverse processioni con il simulacro del Santo oltre a manifestazioni artistiche e culturali, le vie principali inoltre sono allestite a fiera e mercato.

La cappella dove è conservato il simulacro di San Calogero all'interno del Santuario di Naro.

Durante tutto l'anno il Santuario è meta di molti fedeli che vengono a ringraziare il Santo per le molteplici grazie ricevute, uno dei modi più caratteristici di ringraziare il Santo consiste nel portare al Santuario delle forme di pane modellate come le parti del corpo guarite per intercessione del patrono, San Calogero è infatti venerato come Santo taumaturgo (che guarisce dalle malattie). Queste forme di pane vengono benedette dai padri guanelliani e poi distribuite ai fedeli. Il flusso di persone devote al Santo nero si fa più copioso a partire dal 18 maggio, inizio del mese di San Calogero, e culmina con la festa del 18 giugno.

Secondo la tradizione l'eremita sarebbe apparso, durante la grave pestilenza dell'anno 1626, a suor Serafina Pulcella Lucchesi, bizzoca cappuccina, sepolta nella grotta del Santuario di San Calogero, vissuta e morta in odore di santità. Nella su apparizione il Santo annunciò che Dio si era placato per le sue preghiere e che la peste sarebbe presto cessata. Le cronache inoltre narrano che nel 1693 Naro, sempre per intercessione del Santo, sarebbe stata preservata dal terribile terremoto dell'11 gennaio, il fatto viene ricordato ogni anno con una processione del simulacro per le vie cittadine. Ai tradizionali festeggiamenti del 18 giugno e dell'11 gennaio da qualche anno si è aggiunto un terzo appuntamento: la festa di "San Calò per gli emigrati" che si svolge durante una delle domeniche di agosto con lo scopo di permettere ai tanti emigrati che tornano durante le ferie estive di poter festeggiare il Santo patrono.

La statua del santo venne realizzata nel 1566 dallo scultore Francesco Frazzotta di Militello, che morì prima di poter ultimare l'opera che venne conclusa dalla figlia.[11]

Cultura

Mostre e musei

 

  • mostra permanente dell'abito antico, situata nelle sale del castello medievale, ospita 18 abiti d'epoca (di cui 16 femminili), una divisa militare della prima guerra mondiale e 33 accessori, tra borsette, scarpette, mantelle, ventagli, e guanti.
  • Mostra permanente dell'arte grafica, situata nel palazzo Malfitano, ospita numerose litografie, acqueforti e acquatinte. Sono presenti opere di Bruno Caruso, Ugo Attardi, Emilio Greco, Guido Crepax, Domenico Faro, Gianbecchina e Domenico Purificato.
  • Dal 16 al 25 giugno 2011 il museo della grafica di palazzo Malfitano ha ospitato, in occasione dei festeggiamenti in onore del santo patrono San Calogero, una mostra, promossa dall'associazione Indàra, dal titolo Pelle d'Angelo con le opere dello scultore palermitano Pietro D'Angelo[12].

La biblioteca feliciana

La biblioteca comunale, sita nei locali dell'ex convento dei frati francescani (l'attuale municipio), custodisce pregevoli opere; le più antiche provengono dalle biblioteche dei conventi, ormai soppressi, che esistevano a Naro. Numerose opere furono comprate a Roma e Parigi, nel 1711, dai Padri Francescani che ottennero - con atto del 26 giugno 1705 - dalla nobile Felice Milazzo una donazione di 600 opere da destinare all'incremento della libreria conventuale, da qui il nome di biblioteca feliciana. In atto la biblioteca custodisce 56 manoscritti, 23 incunaboli, 460 cinquecentine, 3.800 libri editi tra il 600 e l'800 e circa 11.000 volumi del secolo XX.[13]

Manifestazioni

  • Dal 18 al 21 ottobre 2010 la città è stata coinvolta nella settimana della cultura d'impresa 2010 organizzata dalla confindustria della provincia di Agrigento con la collaborazione dell'amministrazione comunale e dell'associazione Indàra.[14]

Naro e il cinema

Naro è stata il set di:

Naro e la letteratura

Kermesse

Nel libro Kermesse di Leonardo Sciascia è presente una voce dedicata e Naro ed ai naresi dal titolo "Narisi" di seguito riportata:

"Narisi. Di Naro, grosso comune in Provincia di Agrigento: distante da Racalmuto circa venticinque chilometri ma molto frequentato dai racalmutesi e perché andavano a vendervi il sale (e infatti a Naro i racalmutesi sono semplicemente chiamati "salinari") e perché ogni anno molti vi si recavano (e vi si recano) in pellegrinaggio per rendere omaggio a un miracolisissimo santo cui i naresi dedicano un fanatico culto.

Nero di volto e di veste, bianca la lunga barba, un lungo bastone in mano, San Calogero Eremita è considerato in tutta la provincia il Santo che sa meglio intercedere per la guarigione delle ernie. L'altro San Calogero venerato ad Agrigento, e ancor meno quello venerato a Sciacca, nessuno che non sia di Agrigento o di Sciacca li prende sul serio: Si dice: "San Caloriu di Girgenti / fa li grazi e si nni penti / San Caloriu di Naru / fa li grazi a cantaru" (San Calogero di Agrigento / fa le grazie e se ne pente, / San Calogero di Naro / fa le grazie a quintali: con generosità, con abbondanza).

Su Naro e sui naresi ci sono a Racalmuto tre detti: Il primo riguarda la festa di San Calogero: "A Naru ca c'è la riebbrica" ( a Naro che c'è la replica). La "riebbrica" della festa: poiché il 18 giugno c'è la festa grande; otto giorni dopo, il 25, la replica. Ma più dimessa, senza l'accorrere dei devoti dai paesi vicini. La frase si usa dire ai bambini quando tornano a chiedere un dolce o la ripetizione di un gioco. Ai grandi quando, non soddisfatto il primo, ricorrono per un secondo prestito: di denaro, di utensili. Spesso abbreviata in "A Naru", ed esclamativamente.

Il secondo detto è alquanto, per i naresi, offensivo: "aviri du porti comu li narisi". Avere, cioè due porte come i naresi: poiché tale era, secondo i racalmutesi, la rilassatezza dei costumi a Naro, il libertinaggio in cui si viveva, che le case tutte venivano funzionalmente costruite con due porte: una da cui entra il marito ed una da cui esce - al rientro del marito - l'amante. Si dice di chi ha la moglie amante. Si dice di chi ha la moglie infedele e finge di non sapere; ma anche di chi ha doppiezza di carattere.

Il terzo, "a iddu ca è narisi" (letteralmente: a lui, poiché è Narese), vale: dategli addosso, picchiatelo; oppure: lo picchiarono tanto, in molti ingiustamente. Ricorda, mi è stato detto a Naro, un momento di rivalità, intorno al 1850, tra Naro e il vicino (e più grande, e più ricco) paese di Canicattì: e scoprire un Narese a Canicattì, era tutt'uno col caricarlo di botte."[15]

Il veleno dell'oleandro

Il castello di Naro è citato nel libro Il veleno dell'oleandro di Simonetta Agnello Hornby:

Mia madre raccontava che, quando i giusti muoiono, i loro spiriti convergono sul cratere per incontrarsi con antichi spiriti di altri giusti, che hanno il compito di scortarli in paradiso. Prima, però, fanno un giro dell'isola per dire addio a sette posti "speciali" della Sicilia: il castello di Naro, battuto dai venti giorno e notte; Caltabellotta, acciambellata intorno alla Rocca; Erice, il monte che guarda verso l'Africa; Ustica, l'isola dal mare verde; Stromboli, il vulcano che si rummulia in mezzo alle onde; Ortigia, l'antica isola greca; e per ultima Pedrara. "Proprio la nostra Pedrara", ripeteva mia madre sorridendo, "il rifugio dei Siculi dagli invasori d'oltremare".[16]

Il mare colore del vino

Nella raccolta di racconti Il mare colore del vino di Leonardo Sciascia, nell'omonimo racconto, viene fatto riferimento alla città di Nisima che è facilmente assimilabile a Naro:

[...] Erano di Nisima, un paese in provincia di Agrigento: un grosso paese contadino ricco di territorio con ricchi proprietari; arioso; amministrato dai social comunisti, patria di un pezzo grosso del regime fascista; senza stazione ferroviaria; con un antico castello. [...][17]

Persone legate a Naro

  • Cecco da Naro, pittore trecentesco che ha firmato alcuni affreschi presso la chiesa di Santa Caterina e nel castello chiaramontano. Fu inoltre incaricato dai Chiaramonte di affrescare la loro dimora a Palermo, il palazzo Steri, assieme a Simone da Corleone e a Darenu da Palermo.
  • Ignazio Di Sortino Specchi Gaetani (Naro, 1º dicembre 1823 – 28 aprile 1899), senatore del Regno d'Italia (nominato primo senatore del regno l'8 ottobre 1865, VIII legislatura).
  • Domenico Riolo Torricelli, deputato del Regno d'Italia all'epoca del governo De Pretis, archeologo, soprintendente ai beni culturali ed archeologici di Agrigento.
  • Amedeo Vella (Naro, 28 agosto 1839 - Vibo Valentia, 5 luglio 1923), compositore.
  • Vincenzo Riolo (Naro, 18 gennaio 1847 - 17 gennaio 1927), senatore del Regno d'Italia (nominato il 21 novembre 1901), gruppo Senato: liberale democratico, poi Unione democratica.
  • Rosario Ferracani, farmacista nato a Naro nel 1883 e morto nel 1936, appartenente alla massoneria e appaltatore, costruì la conduttura idrica ancora oggi esistente, la via Archeologica e la via Dante, realizzata con pietra lavica e pendenze laterali, che si narra abbia resistito anche ad un bombardamento aereo della seconda guerra mondiale. [Oscurato in attesa di fonti] -->
  • Giuseppe Messina, giurista nato a Naro il 20 febbraio 1887, civilistica della prima metà del Novecento. Insieme al tedesco Lotmar e al polacco Rundstein, fu tra i primi ad occuparsi di contratti collettivi di lavoro.
  • Gero Rindone, avvocato, autore della canzone "Naro Fulgentissima" e del libro Naro. Storia e ambiente.
  • Pipino Camilleri (Naro, 1919 – 28 giugno 1946), sindaco socialista di Naro ucciso dalla mafia. Il 28 giugno 1946, a 27 anni, già riconosciuto come capo contadino in una vasta zona a cavallo tra le province di Caltanissetta e Agrigento, fu colpito dalla lupara mentre cavalcava da Riesi (CL) verso il feudo Deliella, aspramente conteso tra gabelloti e contadini.
  • Pietro Ognibene (Naro, 9 novembre 1940), poeta locale che scrive in dialetto narese e in italiano.
  • Piero Barone (Naro, 24 giugno 1993), tenore e cantante Pop-Lirico, nipote di Pietro Ognibene e membro del gruppo musicale Il Volo (gruppo musicale anni 2010).

Economia

La città, meta di turismo, è un importante centro agricolo e d'allevamento ovino e avicolo, con piccole industrie alimentari, del legno e dell'abbigliamento.

In passato era attiva la Solfara Mintinella Virdilio. (fine)