Altre architetture civili Torre dell'Orologio (XIX secolo), fu costruita dopo il crollo, nel 1775, del campanile della chiesa di San Giovanni, che ospitava l'orologio civico almeno dal 1588. La torre, a base quadrata, presenta facciate in pietra tripartite da cornici marcapiano[88].Magazzino del duca (XVI secolo), utilizzato come magazzino ducale in prossimità della Torre dell'orologio e qualche decina di metri più a nord del Palazzo ducale. Prima del 1847, vi scorreva davanti il fiume Alba, attraversato da un ponte.
  • Villa comunale, sistemata negli anni trenta del Novecento in piazza Guglielmo Marconi, al posto della Piazza Fiera, la principale piazza del paese. Un tempo circondata da cancellate, vi si trova una fontana circolare, ex abbeveratorio, il monumento dei caduti e un monumento dedicato a Cesare Sermenghi; ospita melia, robinie e alcune piante esotiche.
  • Condotto di irrigazione (XIX secolo), realizzato in occasione dell'apertura dell'acquedotto di Bivona, nel 1889, risistemato nel 1894 dagli ingegneri Compagno e Messina di Palermo e ancora restaurato tra l'ottobre 1928 e il settembre 1932.
  • Il Casino (XVII secolo), probabile residenza di caccia sita in prossimità del monte Il Casino; conserva i ruderi di una cappella e di altri ambienti con arcate.
  • Ruderi delle "case Cirriè", una grande masseria a corte centrale.
  • Resti del teatro comunale, sito nell'omonima via; fu costruito nel 1834 e terminato dopo il 1847. Nel 1864 il teatro divenne di proprietà comunale. Nonostante esso fosse suddiviso in due piani, dotato di logge e ben illuminato, numerosi fattori negativi, come le ridotte dimensioni del paese e la lontananza dai validi circoli culturali delle città, non lo fecero emergere[90] e pertanto ne rimane solo il nome della via (via Teatro) e qualche rudere.
  • Carceri, un tempo poste nel quartiere di San Domenico e nel 1714 trasferite nel quartiere di Santa Rosalia e infine, con l'istituzione del carcere distrettuale (divenuto in seguito circondariale), disposte presso il piano terra del palazzo ducale.
  • Architetture militari

    • Resti del bastione e rovine del castello (XIV secolo).
    • Torre di guardia, o Turris Bibonae, citata nel 1299 in un documento di cessione del castello di Bivona, in cui era stata inglobata.
    • Torre difensiva, presso il "Ponte Pisciato" facente parte della cinta muraria cittadina, i cui ruderi erano visibili fino agli anni sessanta.
    • Mura cittadine, costruite nel Trecento, il cui circuito è ricavabile dalla posizione dei vari edifici sacri che esistevano all'epoca e da alcuni documenti e toponimi del tempo. Nel tratto occidentale si apriva la Porta dei Cavalieri; il tratto meridionale si trovava poco a valle della chiesa madre chiaramontana; il tratto orientale seguiva il corso del fiume Alba che attraversava il paese.

    Altro

    Statue ed altri monumenti

    Quattro monumenti decorano piazze e vie di Bivona: il monumento ai caduti di tutte le guerre, inaugurato nel 2009 e situato in piazza San Giovanni; il monumento a Cesare Sermenghi, posto all'interno della villa comunale; il monumento al movimento operaio e contadino, posto in piazza San Paolo, nelle vicinanze dell'ex monastero delle benedettine, ed il monumento dei donatori di sangue, inaugurato negli anni novanta, sito nelle vicinanze del Palazzo Ducale.

    Nel 2011, alla presenza dell'assessore alla sanità della Regione Siciliana Massimo Russo, è stato inaugurato un bassorilievo in memoria di Falcone e Borsellino nell'omonima via, opera dell'artista Lorenzo Reina di Santo Stefano Quisquina.

    Anfora con decorazione a spirale rinvenuta in contrada Millaga (museo civico di Cianciana)

    Siti archeologici

    Parte del territorio bivonese ricade all'interno della riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, in cui sono stati trovati i più antichi reperti fossili della Sicilia.

    Diversi ritrovamenti archeologici attestano la frequentazione del luogo a partire già dall'età del rame: cocci di ceramica Serraferlicchio, cocci di ceramica madreperlacea nera, alcune monete puniche, un'anfora vinaria romana, un fondo di orcetto aretino, una moneta di Marco Vipsanio Agrippa e necropoli musulmane. A questi si aggiungono una necropoli rupestre preistorica, la necropoli in contrada Millaga, nei pressi del centro abitato di Cianciana, e resti di muri interpretati senza dati certi come i resti di una necropoli sicana ed altri scarsi reperti di superficie.

    Una campagna di scavi effettuata da un team dell'istituto archeologico dell'Università di Gottingen nel biennio 2009-2010 ha messo in luce circa 200 siti archeologici rinvenuti nei territori di Bivona e di alcuni comuni limitrofi.

    Aree naturali

    Bivona è una delle due sedi principali del parco dei Monti Sicani, il quinto parco regionale della Sicilia, istituito definitivamente nel 2012.

    Parte del territorio di Bivona ricadeva all'interno della riserva naturale orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, istituita nel 1997 e successivamente inglobata nel parco stesso.

    Nella parte orientale del territorio bivonese, in direzione di Santo Stefano Quisquina, è sita l'"Area attrezzata demaniale Canfuto", un'altura boscata prevalentemente a conifere.

    Società

    A partire dalla seconda metà del Quattrocento Bivona ebbe una crescita sia demografica che economica: ciò fu dovuto soprattutto alla presenza della comunità ebraica e ai numerosi ordini religiosi che si stabilirono nella cittadina (in particolar modo nel XVI secolo, subito dopo l'elevazione a ducato).

    A causa della fondazione di nuovi comuni feudali nella zona di Bivona, nel Seicento cominciò per il paese il declino demografico, fino a raggiungere un minimo di 2.000 abitanti nel 1806; in seguito si ebbe una nuova ripresa demografica.

    Con l'unità d'Italia il borgo di San Ferdinando, con una cinquantina di abitanti, fu staccato da Bivona (alla quale apparteneva dal 1814) e assunse il nome di Filaga, poi divenuto frazione del comune di Prizzi. Nella seconda metà del XX secolo la popolazione riprese a diminuire in seguito al fenomeno dell'emigrazione.

    Etnie e minoranze straniere

    La presenza straniera a Bivona è piuttosto esigua: al 31 dicembre 2012 erano residenti 64 stranieri, pari all'1,65% della popolazione, dato di gran lunga inferiore alla media nazionale. Nel corso dei secoli la popolazione di Bivona è stata composta da diverse etnie: fu un pagus Saracenorum (villaggio di Saraceni, come lo definì lo storico Tommaso Fazello), quindi abitato da gente araba che lasciò notevoli tracce sia nella toponomastica bivonese sia nel dialetto. Successivamente la popolazione del paese crebbe con la venuta dei Normanni. Il paese subì l'influenza sia delle popolazioni che dominarono in Sicilia (Angioini, Aragonesi) sia, soprattutto, dei signori (e successivamente dei duchi) che esercitarono il potere nella cittadina, quasi tutti di origini spagnole.

    Alla fine del XIV secolo si stanziò nella cittadina una comunità ebraica, che diede vita alla giudecca di Bivona.

    Il miracolo di Santa Rosalia

    Secondo un'antica tradizione, tramandata anche da Francesco Sparacino, autore nel XVII secolo di una biografia di santa Rosalia, durante un'epidemia di peste che colpì Bivona nel 1245 (data erronea, identificabile con il 1348 o il 1375), santa Rosalia apparve sopra un sasso ad un uomo e gli ordinò di fabbricare una chiesa in quel luogo per far cessare la peste. L'uomo, come gli fu comandato dalla vergine, andò a riferirlo ad alcuni giurati, che tuttavia non dettero molto peso alle sue parole. Un anno dopo, il 28 luglio, la santa apparve ai giurati esortandoli a costruire la chiesa nel luogo in cui apparve l'anno precedente a quell'uomo. I giurati, avendo ricevuto il permesso del vescovo della diocesi, cominciarono a costruire la chiesa sopra quel sasso, e appena cominciarono a rompere la pietra sudetta e fare le mura, il morbo della peste cessò e a Bivona venne costruita la chiesa di Santa Rosalia e si diffuse il culto della santa. Grazie al suo miracolo, qualche secolo dopo santa Rosalia venne nominata patrona di Bivona.

     

    Lingue e dialetti

    Il dialetto bivonese, il cui uso si affianca a quello dell'italiano, appartiene al gruppo dei dialetti occidentali della lingua siciliana; è stato studiato per la prima volta da Paolo Trizzino nel 1920 sotto la guida di Giacomo De Gregorio.

    Il subdialetto bivonese ha subito l'influsso della lingua araba, la cui eredità è presente sia nella fonetica che nel lessico: nella fonetica, dal momento che la fricativa velare sorda h si è estesa in tante voci dialettali di origine non araba; nel lessico, dal momento che la maggior parte dei toponimi locali deriva dall'arabo, ad esempio Magazzolo, che deriva da magzil, "acque vorticose", o xanèa (talvolta scritta anche hanèa, khanèa, hanìa o hanèia), una voce attestata solo a Bivona.

    Religione

    La religione maggiormente praticata a Bivona è il cattolicesimo: Bivona, che fa parte dell'arcidiocesi di Agrigento, ha conservato le proprie tradizioni religiose, in particolare l'antichissimo culto per santa Rosalia, la vergine palermitana che visse gran parte della sua vita sulle montagne di Bivona. I compatroni del paese sono san Francesco d'Assisi e la Madonna dell'Olio.

    Probabilmente la prima religione professata a Bivona fu l'islam. Con l'espulsione musulmana dalla Sicilia, anche a Bivona si diffuse il cristianesimo, benché sia attestata nel XV secolo anche la presenza della giudecca che raccoglieva una piccola comunità ebraica, espulsa poi nel 1492; la comunità, nel 1454, doveva aver superato il numero di quaranta famiglie, numero necessario per l'istituzione della sinagoga locale. Nei secoli successivi, nella cittadina si stanziarono numerosi ordini religiosi, più di una trentina, e furono edificati più di quaranta edifici sacri, evento insolito per una comunità che non superò mai gli 8.000 abitanti[53].

    Oltre alla Chiesa cattolica, che presenta due parrocchie cittadine, è presente una comunità evangelica, fondata nel 1925 e ricostituita nel 1981.

    Tradizioni e folclore

    Durante l'anno, diversi eventi tradizionali e folcloristici coinvolgono la popolazione locale, tra cui:

    Nell'agosto 1998 è stato formato il gruppo folcloristico "Bivona folk"; nel luglio 2010 si è formato il gruppo folcloristico "Sikania folk", che nel 2011 ha organizzato il primo festival internazionale del folklore "Pesca d'Oro". Entrambi i gruppi bivonesi si esibiscono, in tipici costumi siciliani, in occasione delle feste di paese e in diversi saggi di musica tradizionale siciliana.

    Istituzioni, enti e associazioni

    A Bivona la presenza di uffici, servizi, scuole, edifici sacri, enti e associazioni di rilevanza provinciale e regionale confermano il ruolo di centro amministrativo dell'entroterra agrigentino che il paese ricopre da quando fu designato a capoluogo di distretto borbonico (1812). Per quanto riguarda la sanità, fin dal XVI secolo Bivona è dotata di strutture ospedaliere: nel 1540, infatti, con l'aiuto del Senato cittadino venne fondato l'Ospedale degli Incurabili, in prossimità della chiesa di San Bartolomeo[130]. A ricordare quell'edificio rimane solo il nome della via, denominata appunto "via Ospedale".

    Nel 1936 è stato costruito un ospedale nei quartieri più alti del paese: la struttura divenne presto un tracomatosario, luogo di cura del tracoma, malattia che imperversò in Sicilia soprattutto nel secondo dopoguerra e colpì maggiormente i bambini. L'edificio ospita il Distretto Sanitario di Bivona, facente parte dell'Azienda sanitaria provinciale Nº 1 di Agrigento.

    Nel febbraio 2012 è stata aperta a Bivona la sede di Legambiente "Monti Sicani".

    Cultura

    Istruzione

    Biblioteche

    La biblioteca comunale "Romano Cammarata", intitolata al letterato locale, ha sede presso l'ex convento delle suore agostiniane, in piazza San Giovanni. Dispone di un fondo librario di oltre 8.000 volumi, cui si aggiungono oltre 1.000 unità di materiale audiovisivo.

    Scuole

    La presenza della comunità ebraica prima e della Compagnia di Gesù in un secondo momento assicurò a Bivona un continuo processo di crescita culturale già a partire dal XVI secolo. Nel 1767 i gesuiti furono espulsi dalla Sicilia e il sistema scolastico, qualche anno dopo, fu gestito direttamente dal governo dei Borboni, che dispose l'istituzione di una scuola apposita in ciascuno dei conventi dell'Isola: fu una fortuna per Bivona, sede, all'epoca, di quattro conventi. Sotto il governo dei Savoia, a Bivona fu istituito un ginnasio, con decreto di Garibaldi, nel 1860: tuttavia l'apertura si ebbe solo il 9 febbraio 1863.

    Nel periodo fascista l'istituto fu sostituito da un istituto tecnico (intitolato a Francesco Crispi, originario della zona), in cui veniva insegnato anche il latino. Il liceo classico fu attivato alla fine degli anni quaranta grazie alla collaborazione tra l'avvocato bivonese Edmondo Trizzino, il ministro della Pubblica Istruzione Guido Gonella e l'avvocato bresciano Ludovico Montini, fratello di Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. Il liceo-ginnasio statale di Bivona, intitolato a Luigi Pirandello, ottenne l'autonomia il 18 marzo 1953; alla fine degli anni settanta fu attivato l'istituto tecnico commerciale; negli anni novanta furono attivati nuovi corsi liceali tra cui il bio-socio-sanitario, unico in Italia, sostituito nel 2011 dal nuovo indirizzo socio-sanitario con articolazioni "ottico" e "odontotecnico"[141]. L'istituto di istruzione secondaria superiore "Lorenzo Panepinto", invece, presenta gli indirizzi di istruzione tecnica (settore economico e tecnologico) e professionale (settore dei servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera e settore industria e artigianato, con sede nel comune limitrofo di Cianciana).

    Università

     Bivona era sede decentrata dell'Università degli Studi di Palermo: per i corsi di laurea in scienze forestali e ambientali della facoltà di agraria dal 1991 al 2001. Ospita tuttora il corso di laurea in tecniche erboristiche della facoltà di farmacia, sebbene dall'anno accademico 2004/2005 siano state chiuse le immatricolazioni, e pertanto a breve non sarà più attivo; il corso, che dipende logisticamente dal consorzio universitario della provincia di Agrigento (CUPA), si tiene in una struttura sita nel comune limitrofo di Santo Stefano Quisquina, priva di strutture di sostegno.

    Musei

    La casa museo Carmelo Cammarata ospita alcune opere dello scultore locale (1924-1999), realizzate secondo tecniche tipiche della scultura siciliana. (continua/ 2 di 3)