(SA) - Ci lasciamo alle spalle Capo d’Orlando, per proseguire alla volta di Palermo. Lungo la strada, incontriamo il grosso centro di Sant’Agata di Militello. Che vide i natali nel lontano 1371, ad opera della famiglie Vinciguerra d’Aragona, che avevano ottenuto la baronia da Federico IV d’Aragona.

I proprietari, a difesa del litorale, fecero costruire la “Torre Marina”, una struttura costruita nel XIII secolo, per potere avvistare eventuali nemici prima che si avvicinassero alla costa. Nella seconda metà del cinquecento, considerata insufficiente per la difesa la torre, ad essa venne affiancato un fortino. Fu nel 1573, che nacque il primo nucleo abitativo sul quale i Gallego aveva ottenuto la Signoria del luogo. Nel 1628 i Callego ebbero la licenza per potere costruire il palazzo intorno alla torre, mentre nel 1663, il figlio Luigi che ebbe la nomina di marchese e poi quella di Principe di Sant’Agata, fece costruire il castello attorno a cui si sviluppò l’abitato avendo il Principe ottenuto nel 1657 la “Licenza Populandi”. Nel 1820, tutta la proprietà venne venduta al principi di Travia. La descrizione del castello e di tutti gli annessi, venne descritto da Vincenzo Consolo nel suo libro “Il sorriso dell’ignoto marinaio”. Nel 1857, caduti i privileggi feudali, il comune ebbe l’autonomia amministrativa e da lì partì un consistente incremento demografico, favorito anche dalla nascita della ferrovia e della rotabile Palermo – Messina che sarebbe diventata la SS 113. Sant’Agata di Militello è ricca di manifestazioni religiose in onoro di San Giuseppe patrono del paesi che si svolge il 19 marzo e si ripete la seconda domenica di agosto. Di grande rilevanza anche le processoni e le feste dell’Assunta, di Santa Lucia, del Sacro Cuore. Infine la “Fiera Storica” che vi svolge due volte l’anno: il 14 e 15 aprile ed a Novembre, ha assunto grande rilevanza ed arriva ad accogliere fino a 500 stand espositivi. Sant’Agata che si fregia anche di un importante Museo dei Nebrodi, ha dato i natali anche allo scrittore Vincenzo Consolo. Lasciamo Sant’Agata di Militello, e sempre proseguendo sulla SS 113, dopo avere incrociato San Fratello e Caronia, arriviamo a Santo Stefano di Camastra, piccolo comune del parco dei Nebrodi, che ha una sua interessante storia. Il nome originale era Santo Stefano, dal nome del convento dei benedettini che ne avevano la proprietà, per lungo tempo rimase unito al comune di Ristretta fino a quando, dopo la ricostruzione avvenuta dopo la distruzione a causa di una imponente frana, staccandosi da Mistretta, assume il nome di Santo Stefano di Camastra in onore del Duca di Camastra Giuseppe Lanza che finanziò la ricostruzione. Il comune di Santo Stefano di Camastra,. È conosciuto per la sua ceramica che arriva in tutto il mondo. Grande risonanza ha avuto le loro famose Giare a Milano nel corso dell’Expo 2015, esposizione apprezzata da milioni di visitatori. La strada principale del comune, che coincide con la SS 113, è punteggiata di laboratori di ceramica, dove i maestri ceramisti creano le loro ceramiche artistiche. L’aperrtutra dell’autostrafìda, purtroppo ha penalizzato questo comuni costieri a causa della deviazione del traffico automobilistico. Dopo il successo all’Expo 2015, nasce la “Biennale Stefanense” celebrata il 7 agosto all’interno dello storico Palazzo Travia. Interessanti e piene di opere degne di essere visitate le dodici chiese che costellano il comune. Degne di nota sono anche il Museo della Ceramica già citato, le terre cotte che si producono in paese unitamente alle ceramiche artistiche, il Plazzo Aramo e la Fiumara d’Arte nata da un’idea dell’artista Antonio Presti ed iniziò nel 1982 portando negli anni un folto nucleo di famosi artisti che hanno costruito le loro opere all’interno della fiumara di Tusa. Un’opera diffusa che coinvolge i comuni di Castel di Lucio, Ristretta, Motta d’Affermo, Pettineo e Reitano. Lasciamo Santo Stefano di Camastra e dopo avere fatto una doverosa deviazione per visitare il comune di Ristretta, ricco di palazzi, di fontane, di ville e di storia, ci dirigiamo verso Cefalù, grande comune di cui parleremo lunedì prossimo. (Salvatore Augello - continua/6)

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