Chiesa di San Giovanni Evangelista

La chiesa fu costruita nel 1229 dai Cavalieri templari,in seguito alla concessione di Federico II Imperatore su una costruzione realizzata precedentemente dagli stessi Templari. Con la chiesa venne concesso il mulino di Chiuppi

sottano con alcune rendite e la testimonianza del precettore Fra Germano da Petragnos rilevata dal Rocco Pirri conferma che in Aidone trovavano accoglienza parecchi cavalieri provenienti dalla Terrasanta. La presenza dell'Ordine è testimoniata dagli stemmi (Cipro-Rodi) che coronano il portale e dalla ripetizione della croce di Malta. Dell'originario aspetto medievale, poco è conservato. Il portale e il campanile sono costruiti con pietra locale bianca e rossa.

Chiesa ed ex convento di San Domenico

La costruzione del complesso monumentale fu iniziata nel 1419 per volontà del beato fra Vincenzo da Pistoia,su progetto dell'architetto aidonese Vincenzo Di Luca. Il tempio fu dedicato a san Vincenzo Ferreri, come si rileva dall'iscrizione posta sulla facciata, che recita: «in questo tempio o sommo Dio sono giunto angosciato con clemente bontà accogli i voti delle mie preghiere e fondi qui sempre una copiosa benedizione per i meriti di san Vincenzo a cui fu dedicato». In questa chiesa si venerava la reliquia della spina del Signore. Il tempio è notevole per la facciata bianca a punta di diamante, che è molto rara in edifici religiosi, ma si trova soprattutto in edifici politici come Lo Seri Pinto di Sciacca, e il Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Ai lati della facciata sorgono due alti e slanciati cantonali in pietra arenaria (provenienti dalla contrada montagna), in cui si trova lo stile plateresco diffusosi dalla Catalogna nella seconda metà del Quattrocento. I cantonali culminano in un timpano ribassato, scandito da metope e triglifi. Molto bello e accurato e il portale, ai cui lati sorgono due lesene in cui si trova di nuovo lo stile plateresco. Le lesene culminano con un capitello corinzio abbellito da volti di angeli. La chiesa è a navata unica, completata da un'abside. Gli architetti quando restaurarono la chiesa dopo il terremoto del 1693, lasciarono la parete destra in pietra viva e l'altra con stucchi settecenteschi. Nell'abside si trovano poche tracce di un rosone quattrocentesco. Ai lati dell'abside sorgono due cantonali (sempre in pietra arenaria) che terminano con un capitello corinzio.

Il convento sorto a ridosso della chiesa visse per 4 secoli un'intensa vita religiosa, fino alla scomparsa dei domenicani da Aidone.[12] Successivamente fu adibito a scuola elementare maschile fino a quanto non fu abbandonato e crollò.[13]

Chiesa e chiostro di Sant'Anna

Secondo la tradizione la chiesa era originariamente una moschea. La forma attuale risale tuttavia al XVII secolo, sebbene i muri sul lato occidentale siano probabilmente il resto di un edificio più antico. Nel 1623 fu iniziata la costruzione dell'adiacente convento di Santa Maria del Gesù da parte dei Padri osservanti e contemporaneamente la chiesa fu ingrandita ed arricchita, anche per merito di ricche elargizioni da parte di notabili locali. Nel 1660 la chiesa rinnovata venne riaperta al culto e intanto i Padri osservanti nel 1640 avevano ceduto il posto ai Padri riformati i quali dedicarono la chiesa a Santa Rosalia: nella tradizione popolare rimase tuttavia l'antica denominazione. Del convento dei Padri riformati non restano che i ruderi del chiostro, con il porticato con arcate sagomate da mattoni in cotto e poggianti su esili colonne in stile dorico.

La chiesa, ad una sola navata, presenta l'interno semplice e disadorno, ma è arricchita dall'altare centrale barocco, decorato con tarsie marmoree in bicromia, bianche e nere, e dall'altare laterale di Sant'Anna, copia del primo con una più economica decorazione pittorica. Accanto all'altare principale dedicato al nobile Joseph Savina morto il 1655 con lo stemma della sua casata imparentata con la famiglia Colonna. Accanto c'è il quadro di S.Francesco da Paola dei F.lli Vaccaro di Caltagirone. Secondo l'ipotesi di Umberto Digrazia la tela di Sant'Anna - S.Gioacchino - S.Giuseppe con la Madonna(raffigurante S.Rosalia) con il Bambino Gesù " del 1632 , posta sull'altare di Sant'Anna è un'opera di Pietro Novelli il Monrealese , con il suo autoritratto a destra. All'interno della chiesa si conservano altre tele, un'acquasantiera cinquecentesca di scuola gaginiana, e, nella sacrestia, un armadio intarsiato, opera di frà Innocenzo da Petralia. La chiesa ospita inoltre il Crocefisso in legno di frate Umile Pintorno da Petralia, del 1635, capolavoro di questo artista.

Chiesa di Maria Santissima delle Grazie

La chiesa è situata accanto a quella di Sant'Antonio Abate, all'ingresso orientale del paese; deve la sua nascita al leggendario ritrovamento nel 1618 di un'immagine della Madonna, che allatta il Bambino, dipinta su una lastra di pietra. L'icona, raffigurante la Madonna delle Grazie, secondo le recenti acquisizioni documentarie reperite dalla storica dell'arte Susanna Sportaro, è assimilabile al dipinto, che il pittore Pietro Antonio Novelli (Monreale 1568+1625), padre del più famoso Pietro, detto il Monrealese, dipinse, su lastra di ardesia, per il Convento degli Agostiniani Scalzi di Caltanissetta.[14]

Conserva all'interno un altare barocco, in legno intarsiato, in cui è incastonata la teca, con l'immagine ritenuta sacra, chiusa da due sportelli su cui sono dipinte le immagini di San Leone e San Lorenzo. Su un altare laterale si ammira un pregevole dipinto che raffigura il Corteo delle Sante Vergini siciliane, datato 1642.

Chiesa di San Marco

Fuori dal centro abitato, nella zona Scalazza, in direzione del Baccarato, si trova la chiesa con l'"Ospidale" annesso, fondata nel 1140, da alcuni cavalieri templari di ritorno dalla Terrasanta. L'esterno ricorda la Commenda dei cavalieri di san Giovanni della vicina Piazza Armerina.

Convento e chiesa dei Cappuccini

Oggi sede del Museo archeologico regionale, risale ai primi decenni del "600(1612-18). Il complesso, dalle linee sobrie e chiuse, quasi severe, era dedicato a San Francesco d'Assisi.

La chiesa è a navata unica, con due cappelle sul lato sud, e conserva arredi e dipinti secenteschi. L'altare centrale, con ciborio di legno intarsiato, è sormontato da un trittico ottocentesco rappresentante al centro la Natività. Negli altarini laterali, con casserizi in legno intarsiato di marca umbro-toscana, sono conservate due statue, una delle quali, in terracotta, rappresenta la Madonna delle Grazie. Nelle cappelle sono esposti: un reliquiario a forma di croce e il busto ligneo dell'Ecce Homo, attribuito a fra' Umile da Petralia. Dalla seconda cappella si accede ad una cripta e ad un antico sottopassaggio che la tradizione vuole sia collegato, attraverso un complesso sistema di cunicoli, agli altri conventi aidonesi. Il chiostro si presenta porticato su un solo lato e da questo si accede al Museo archeologico regionale dei reperti archeologici di Morgantina. All'interno c'è un affresco a medaglione nel quale è stata ritratta S.Isabella del Portogallo la figlia di re Pietro III d'Aragona che lasciò la corona per diventare terziaria dell'Ordine Francescano.. Infine c'è una pregevole statua lignea che raffigura il santo Fra Felice da Nicosia.

Museo archeologico regionale

Il museo archeologico di Aidone è ospitato nella convento dei Cappuccini annesso all'omonima chiesa. È stato inaugurato nell'estate del 1984 e custodisce i reperti di oltre trent'anni di scavi a Morgantina, ordinati secondo criteri cronologici e tematici.

Nelle tre sale sono presenti materiali della preistoria e della protostoria della città, provenienti dal villaggio castellucciano: asce di pietra basaltica levigata, minuscoli fuseruoli e frammenti di ceramica lavorata senza l'uso del tornio, con essenziale decorazione lineare incisa. Alla successiva città sicula, della prima età del ferro, appartiene invece, la ceramica acroma in forme carenate, d'impasto rosso e marrone, che trova riscontri nella cultura di Ausonio a Lipari.

I reperti esposti appartenenti ad periodo che va dal IX alla metà del V secolo a.C. testimoniano la coesistenza delle culture sicula e greca nella cittadina: (antefisse degli edifici religiosi, “pithoi” "piumati", un'arula domestica su cui è raffigurato un cinghiale, un “kernos” a tre coppette ed il grande cratere di Eutimide, con scene di simposio e amazzonomachia, usato per banchetti pubblici).

I reperti di epoca classica ed ellenistica, fino alla distruzione della città (211 a.C.), consistono prevalentemente di terrecotte provenienti dalle necropoli e dai santuari urbani di Demetra e Persefone, tra cui diversi busti di quest'ultima, a cui si aggiungono una grande lucerna a "vernice nera" con tre beccucci ed un piatto da pesce, di provenienza forse siracusana. Il Museo

Una statua in pietra calcarea,senza testa, molto probabilmente della dea Demetra ritrovata nel santuario centrale nel 1955 ha fornito il materiale per dimostrare che la famosa AFRODITE.

Di recente in una sala sono stati collocati alcuni reperti delle Terme Nord di c.da Agnese (dedicato ad AFRODITE e/o a CIBELE) progettato dal geniale ARCHIMEDE con una volta a sesto acuto composta da tubuli in terracotta vuoti,adatti a sostenere il peso e la spinta laterale.

Nell'ex sacrestia del convento sono esposti gli oggetti d'uso comune domestico, agricolo e religioso, che offrono un quadro della vita quotidiana degli abitanti della città (oggetti d'uso comune, stoviglie da cucina, giocattoli per bambini, ninnoli femminili, attrezzi per l'agricoltura).

Biblioteca comunale

La biblioteca comunale di Aidone, è ospitata nei locali dell'ex convento dei Carmelitani, molto vicino alla Piazza Cordova; è dedicata a Gaetano Scovazzo(Aidone 1782-Palermo 1868) , Ministro del Regno delle Due Sicilie nel 1848, il quale nel 1868 legò i suoi 9600 volumi al Comune che gli aveva dato i natali perché costituisse una biblioteca a lui intestata. L'edificio che ospita la Biblioteca, in origine era un convento annesso alla chiesa della Madonna Del Carmelo; ora è occupato quasi per intero dalla Biblioteca ma fino a qualche decennio fa oltre alla biblioteca era sede delle Scuole femminile e poi della Scuola Media "F. Cordova". Oltre ai preziosi manoscritti, ai due incunaboli ed a numerose cinquecentine, conserva una divisa di C. Benso Conte di Cavour,che lo stesso aveva regalato all'amico Filippo Cordova; poi altre divise di Cordova e Scovazzo.

Nel 1934 vi si contavano oltre 15.000 volumi provenienti da varie donazioni, infatti nell'anno di fondazione l'esempio dello Scovazzo era stato subito emulato dal Reverendo Francesco Ranfaldi, che legò alla biblioteca i suoi 800 libri, tra cui si trovavano le copie manoscritte dei Capibrevi di Giovanni Luca Barberi. Vi confluirono inoltre 1500 volumi, provenienti dalle librerie dei Domenicani, dei Cappuccini e dei Padri Riformati, in seguito alla soppressione delle congregazioni e all'abbandono dei conventi; e i 1700 libri che avevano costituito la biblioteca popolare circolante fondata nel 1884 da alcuni benemeriti cittadini. Ad arricchire ancora di più la biblioteca intervennero le donazioni del Commendatore Domenico Minolfi e l'intera biblioteca privata di Filippo Cordova che era stata ereditata dal Dottore Teodoro Siebs. In tal modo essa è venuta in possesso di opere di gran pregio, oltre ai preziosi manoscritti, conserva circa trecento cinquecentine e cinque incunaboli, i più antichi dei quali risalgono al 1493; sono due opuscoli di Alberto Magno il "De duabus sapientiis et de recapitulatione omnium librorum astronomiae", in tutto 12 pagine, e il "De natura ac immortalitate animi cum commento compendioso", in tutto 81 pagine, entrambi stampati a Norimberga da Gaspare Hochfever nel 1493. Questo ricco patrimonio è stato lasciato per decenni in stato di abbandono, costretto in stanze piccole e umide; nei vari trasferimenti molti tra i volumi più antichi sono rimasti confinati in casse di legno. Solo le operazioni di recupero eseguite nei locali dell'ex Scuola Elementare Femminile, poi Scuola Media, hanno permesso finalmente di portare alla luce, sottoponendoli ai dovuti restauri, quasi tutti i volumi conservati, ma molti ormai erano stati irrimediabilmente distrutti dall'umido, le muffe e i topi. Oggi finalmente è possibile consultarli agevolmente e vi si contano oltre 30.000 volumi.

Feste e folklore

Festa e "tavole" di San Giuseppe

 

Tavola di San Giuseppe, allestita alla Pro-loco,2008

La festa di San Giuseppe è la prima vera festa dell'anno nuovo. Cade il 19 marzo e in Aidone, come in gran parte dei paesi siciliani, è celebrata, oltre che con il novenario e le messe solenni celebrate nella piccola chiesa dedicata al Santo, padre putativo di Gesù, anche con le tavolate. Le tavole e le tavolate, altari ricolmi di ogni ben di Dio, erano allestite nelle case private come ex voto per grazia ricevuta. Nei mercoledì di marzo si allestivano le tavole chiamate anche "virginedd'". Erano più piccole, con tre o sei commensali che rappresentavano la Sacra Famiglia, erano meno costose ed in genere le famiglie, che a volte le ripetevano tutti gli anni, chiedevano la collaborazione o addirittura il sostegno economico alla collettività (a volte questa forma di mortificazione era voluta e la padrona di casa faceva la colletta casa per casa). La vigilia di san Giuseppe invece le famiglie che ne avevano fatto voto allestivano la tavolata, più grande e ricca richiedeva un rilevante impegno di spesa e di lavoro che si protraeva per più giorni. Sulle tavole dominava il pane lavorato nelle forme più fantasiose, tra cui però non poteva mancare il bastone fiorito, un braccio, il viso della Madonna, il pesce...; poi abbondavano le frittate di verdure, il finocchio, i dolci tipici (oltre ai cannoli le sfingi delle frittelle di pasta di pane) e poi primizie varie: dalle fave alle fragole. Le tavole sono pronte la sera della vigilia e fino all'indomani sono visitabili; a mezzogiorno in punto del 19 sono benedette e cominciano ad essere serviti i commensali istituzionali, ragazzi e/o anziani poveri in rappresentanza della Sacra Famiglia; ai visitatori viene offerta la pasta condita con legumi misti e il pane. Le tavolate erano una occasione di collaborazione e solidarietà di vicini ed amici nei confronti di chi allestiva, ma anche di generosità verso i non abbienti a cui si destinava la maggior parte del cibo. Oggi che sono diventate sempre più rare, allo scopo di recuperare e valorizzare la tradizione, è allestita dalla Proloco locale, e vede il contributo e la collaborazione di gran parte della popolazione.

Settimana Santa e "Giunta di Pasqua"

  • Domenica delle Palme - La Settimana Santa in Aidone si apre con la festa delle Palme. La processione delle confraternite, che si snoda di mattina per le vie del paese, è caratterizzata dalla presenza dei Santoni, i simulacri dei dodici Apostoli, con grandi teste di cartapesta, che raggiungono quasi i 3 metri di altezza. Le "gabbie", dentro cui si introducono i portatori (santar' ), sono rivestite con tuniche dai colori vivaci; ciascun Santo è identificato da uno o più oggetti simbolo; gli Apostoli sono raffigurati sul modello delle statue che coronano la facciata della Basilica di San Pietro in Vaticano. La processione percorre tutte le vie principali del paese e si conclude davanti alla porta chiusa della chiesa Madre di San Lorenzo, dove si celebra un rito molto antico e suggestivo.
  • Il precetto - Nella prima parte della settimana il paese è percorso dalle confraternite che vanno in processione per raggiungere la chiesa dove faranno il precetto Pasquale, e si accompagnano con la banda musicale ma anche con le caratteristiche lamentazioni.
  • Il mercoledì santo: U signur' a mucciun - Il mercoledì sera si svolgeva uno dei riti più controversi e amati dagli aidonesi: Il signore nascosto o rubato. Dei confratelli prelevavano dalla chiesa dell'Annunziata la Statua del Cristo che, avvolto in un lenzuolo e su una scala di legno, veniva portato in processione nella Chiesa Madre; qui durante la tarda serata affluiva tutta la popolazione per prestargli omaggio. L'ambiguità dell'adorazione del Cristo apparentemente morto ha decretato da qualche anno la sospensione della processione.
  • Giovedì Santo: i Sepulcr - Nella serata di giovedì santo e nella mattinata del venerdì i componenti delle varie confraternite visitano le diverse chiese dove è stato allestito il sepolcro, l'altare della Deposizione o meglio del Sacramento, adorno di grano germogliato al buio, piante e pani. Le processioni sono accompagnate dalla banda musicale, di sera i confratelli portano delle torce, ma ciò che più caratterizza le processioni nel corso della settimana è l'esecuzione dei lamenti, si tratta del canto delle Quarantore, lamentazioni per la morte di Gesù, di origine medievale, nelle quali ogni "ora" è scandita da una voce principale che inizia il brano in una scala ascendente e viene accompagnata delle seconde voci in scala discendente.
  • Venerdì Santo: A scisa a Cruci - Dopo il tramonto nella Chiesa Madre ha luogo un rito molto suggestivo: a scisa a Cruci (la deposizione dalla Croce). Dopo una lunga preparazione fatta di letture e preghiere davanti a Cristo inchiodato sulla croce, giungono i membri della confraternita della Santissima Maria Annunziata, incappucciati e vestiti di bianco, che portano una bara di cristallo adorna di fiori. Con il sacerdote celebrante schiodano dalla Croce la statua del Crocefisso e la depongono nell'urna, che viene portata in processione per buona parte della notte. Alla processione si sono aggiunte, nel tempo, ragazze che portano la statua di Maria Addolorata e altre che rappresentano le pie donne. Il corteo silenzioso si snoda per le strade di Aidone, anche le più impervie, accompagnato dai lamenti dei confratelli che recitano Le quarantore alternati alle musiche funebri della banda musicale.
  • A Giunta d'Pasqua - Il giorno di Pasqua, in piazza Cordova ha luogo la Giunta, l'incontro. Si svolge in piazza Cordova con la partecipazione di tutti i Santoni e un gran numero di confratelli appartenenti a tutte le confraternite. San Pietro viene portata in giro per le vie cittadine alla ricerca di Gesù mentre gli altri santoni, divisi in due gruppi, fanno la spola correndo e saltando tra la statua della Madonna con il velo nero, posta nei pressi della chiesa di Santa Maria, e la statua del Cristo risorto, nascosta alla vista in una strada secondaria: riportano le incredibili notizie della sparizione di Gesù dal sepolcro, dell'apparizione alle donne e infine della Resurrezione. A mezzogiorno i due gruppi, raggiunti da San Pietro, accompagnano le due statue verso il centro della piazza dove avviene l'incontro, tra la Madre, a cui viene strappato il velo nero, ed il Figlio Risorto. Le campane suonano a festa e i Santoni sono fatti saltellare dai portatori in segno di gioia, tutti poi, accompagnati dalla banda che ora suona canti gioiosi, si uniscono in processione e accompagnano nelle loro chiese i Simulacri.

Festa di san Filippo apostolo

Processione di San Filippo, il primo maggio

La chiesa di Santa Maria Lo Plano conservava reliquie degli apostoli san Filippo e san Giacomo, la cui presenza è attestata a partire dal 1633. Il 1º maggio di ogni anno la statua di san Filippo, custodita insieme alle reliquie e ritenuta miracolosa, viene portata in processione per le vie del paese. La statua attuale venne realizzata nel 1801, con grande spesa, in ebano e con la veste rivestita di foglia oro. Quando esce dalla chiesa, la statua viene portata girata di spalle, per evitare che lasci il paese in direzione di Piazza Armerina: ciò a causa di un'antica contesa con tale paese e della tradizione secondo la quale il santo concederebbe più facilmente miracoli ai forestieri.

I fedeli, provenienti da tutta la provincia di Enna e oltre, effettuano lunghi pellegrinaggi a piedi per chiedere grazia o ringraziare di grazie ricevute e, secondo l'usanza si presentano davanti alla statua con un cero acceso. Si narra che l'apostolo scacci con il suo bastone chi richieda insistentemente una grazia senza fede.

Festa patronale di San Lorenzo martire

La festa di San lorenzo si svolge il 10 agosto. Nella processione, viene portato oltre alla statua di S.Lorenzo,una osso del santo. Il culto del santo è stato portato ad Aidone, dalla famiglia romana dei Colonna Gioieni i quali avevano ricevuto il feudo del paese. Si narra che negli anni in cui la Sicilia era invasa dalla peste, un mercante ammalato si era sistemato vicino alla chiesa madre di San Lorenzo. La sera una monaca del vicino convento di Santa Caterina (ormai diroccato)vide le porte della chiesa madre aprirsi e San Lorenzo incendiare la bancarella del mercante e in questo modo impedì la diffusione della malattia nel paese.

San Lorenzo venne istituito come patrono della cittadina con un documento del 9 agosto del 1531 firmato dal papa Clemente VII e da 15 cardinali, aderendo all'espressa volontà del barone Gian Tommaso Gioeni. Nel 1751 il papa Benedetto XIV permise che venisse fondata una collegiata di 18 membri e i portatori che conducono la statua in processione hanno i colori giallo e rosso della casata del papa (Lorenzo Lambertini). Nel 1790 venne inoltre concesso l'uso di una mazzetta violacea.

  • La festa patronale venne istituita nel 1810 dal parroco della chiesa madre, Lorenzo Maria Scopazzo (1756-1826) che fondò anche l'"Accademia di San Lorenzo martire" e scrisse una biografia del santo ("Grandezze del glorioso martire levita San Lorenzo arcidiacono della Chiesa, protettore amorosissimo della città di Aidone"). Il parroco scrisse inoltre ogni anno un sonetto dedicato al santo: il primo verso di ciascun sonetto si ricollegava all'ultimo verso del componimento dell'anno precedente.
  • La festa di S.Lorenzo, che si celebra il 10 agosto; veniva celebrata fino agli anni 1930 in diversi giorni dell'anno:
  • 9 febbraio: il "Patrocinio"
  • 7 maggio: "Li santi cangianti"
  • 10 luglio: l'"Invenzione"
  • 6 agosto: rievocazione dell'incontro con san Sisto
  • 10 agosto: "Trionfo di san Lorenzo martire"
  • 17 agosto: "Coronazione"
  • 23 ottobre: nascita del santo.
  • 30 ottobre: celebrazione del "Santo nome"
  • 29 novembre: l'"Apparizione" con rievocazione di un miracolo che sarebbe avvenuto nel 1627, quando una suora del vicino convento di Santa Caterina da Siena avrebbe visto il martire uscire dalla chiesa madre con una torcia accesa per andare presso un commerciante forestiero a bruciargli i vestiti ed evitando in tal modo la diffusione della peste nel paese
  • 29 dicembre: l'"Ordinazione" nella chiesa madre.

Carnevale

Della ricca tradizione carnascialesca di Aidone restano solo i festini , feste da ballo private a cui gli estranei, non invitati, sono ammessi per lo più vestiti in maschera. Entrati al grido "Gghj' n-è f'stingh?" (c'è una festa?), hanno diritto a due balli a loro scelta. In genere si sceglie di ballare uno scotz, un ballo tipico aidonese ballabile a coppie o a gruppi.

La maschera tipica del Carnevale aidonese è "ù c'ddazz" "l'uccellaccio" la cui unica caratteristica è l'essere irriconoscibile sia nell'aspetto che nella voce.

La tradizione fa risalire i festini al 1300, quando i contadini, per riuscire ad entrare nelle case dei "padroni", avevano l'unica possibilità di creare una situazione di ilarità trasfigurando la propria immagine e guadagnando così un po' di vino.

La consuetudine prevede che il "capo maschera" chieda al "padrone" due balli, e successivamente si tolga la maschera per farsi riconoscere ed avere in premio un bicchiere di vino.

Rievocazione storica del battimento, "u batt'ment"

Ogni dieci anni, nei giorni immediatamente precedenti la festa di san Lorenzo (8 e 9 agosto) si teneva la rievocazione storica di un episodio risalente all'epoca della conquista normanna. La tradizione risaliva al XVII secolo e se ha testimonianza fino al 1890. Il torneo in costume rievocava un combattimento tra cavalieri cristiani e saraceni, al quale avrebbero partecipato due contingenti lombardi dell'esercito di Ruggero d'Altavilla. La battaglia si sarebbe svolta presso il cosiddetto "Passo dei Giudei" (l'attuale contrada Ciappino), sulla strada che conduce a Piazza Armerina. Nel torneo storico in costume, denominato il Battimento, un drappello di cavalieri cristiani, partito dalla città, e un drappello di cavalieri saraceni proveniente dalla parte opposta, si scontravano in due separati assalti. Dopo il primo assalto, dall'esito incerto, i cavalieri cristiani si ritiravano nelle tende a pregare e digiunare, mentre i saraceni gozzovigliavano; nel secondo assalto i saraceni venivano nettamente sconfitti e presi prigionieri. Il tutto si concludeva con una pacificazione generale per cui cristiani e saraceni finivano con l'abbracciarsi e muovevano insieme in un unico corteo alla volta di Aidone, dove avrebbero seguito la processione della Madonna delle Grazie. Da qualche anno (2005) ad agosto viene ripresa questa tradizione che si va arricchendo sempre più di figuranti e significati; con una festa medievale nella quale è presente la Contessa Adelasia,nipote del GranConte Ruggero I, con il marito Rinaldo d'Avenel e il corteo storico composto da cavalieri,armigeri,fanti, giocolieri,cantastorie,damigelle e ancelle. Di recente è stata inserita l'Historia dei Normanni tratta dal Goffredo Malaterra e da Fra' Simone da Lentini che viene recitata da un cantastorie e una giovane aidonese scelta fra 20 candidate (5 per ogni quartiere storico) recita la parte della Contessa ADELASIA,la magnifica benefattrice che fece realizzare parecchi mulini sul fiume Gornalunga (Albos) e fece edificare la Chiesa di S.Maria Lo plano nel 1134 d.C. Talvolta in occasione della festa della Madonna delle Grazie (2 luglio), si svolge anche un corteo storico che rievoca l'arrivo di Adelasia al Castello, accompagnata dai gonfaloni dei quattro quartieri storici (San Leone II Papa, San Giacomo, San Giovanni (attuale Sant'Anna) e Santa Maria Lo Plano.

Morgantina rivive

Dall'agosto 2005[non chiaro] l'archeoclub di Aidone, in collaborazione fattiva con le altre Associazioni aidonesi e con la cittadinanza, promuove una interessante, ed unica nel suo genere, manifestazione che si svolge per intero nel sito di Morgantina: giovani, adulti, bambini in costume fanno rivivere i l'agorà, le case, il macellum, la boulè. La manifestazione ha luogo presso il sito archeologico nei giorni 5 e 6 agosto di ogni anno.


Signori di Aidone

Della famiglia Gioieni

  • Perrone I Gioieni Protonotaro del regno (confermato nel 1377 alla morte di Re Federico IV)
  • Bartolomeo II Gioieni, confermato nel 1392 dal re Martino I sposa Giovannella d'Aragona e nel 1405 ottiene definitivamente Aidone con i suoi possedimenti con un versamento di 900 onze a Enrico IV Rosso jumior )
  • Perrone II Gioieni (dal 1407)
  • Bartolomeo III Gioieni (inizialmente sotto la tutela di Giovanni Caltagirone, che firma nel 1427 "Privilegi e Consuetudini degli Aidonesi")
  • Perrucchio I Gioieni
  • Bartolomeo IV Gioieni (confermato nel feudo nel 1492)
  • Giantommaso Gioieni (succede nel feudo nel 1531)
  • Perrucchio II Gioieni
  • Lorenzo I Gioieni (fratello di Perrucchio; nel 1552 sposa Caterina di Cardona e la casata diviene di Gioieni-Cardona)
  • Giovanni I Gioieni (figlio di Lorenzo, sposa Caterina d'Aragona)
  • Alfonso Gioieni (figlio di Giovanni)
  • Tommaso Gioieni (figlio di Lorenzo e fratello di Giovanni, sposa Susanna Marineo e nel 1602 diviene Pari del regno)
  • Lorenzo II Gioieni (sposa Caterina Avarna e la casata diviene Gioieni-Cardona-Avarna)
  • Isabella, figlia di Lorenzo II, nel 1629 unica erede della famiglia sposò Marcantonio V Colonna e il feudo passò alla famiglia Colonna

Della famiglia Colonna

Ultima erede della famiglia fu Margherita Colonna Gioeni (Roma, 1786-1864), che sposò nel 1803 il principe romano Giulio Cesare Rospigliosi, duca di Zagarolo, al quale passò anche il feudo di Aidone. (da vikipedia - 2/fine)

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