ARCHITETTURE RELIGIOSE
CHIESE
 (XV SECOLO)
Chiesa rurale SS. Madonna Odigitria (Klisha Shën Mëria e Dhitrjes te mali)
Sorge ai piedi del Monte Pizzuta, poco distante dal centro abitato. Costruita in onore della Vergine nel 1488,

anno in cui furono stipulati "I Capitoli di fondazione", la cui immagine era giunta in Sicilia con i primi esuli albanesi e che avrebbe indicato lì vicino il luogo dove la comunità albanese avrebbe dovuto insediarsi. A pianta quadrata, con abside rivolto a oriente e un altare centrale del XVIII secolo, in marmi mischi, custodisce una immagine su tela della Madonna Odigitria, opera del 1612 di Pietro Antonio Novelli, padre del più celebre pittore monrealese. La chiesa custodisce una lapide, posta nell'ingresso centrale, che rammenta ai visitatori le vicende dell'insediamento. In due diversi periodi dell'anno, ossia a maggio e ad agosto, per tradizionale devozione secolare gli arbëreshë si recano prima dell'alba in questo santuario sacro per partecipare alla Divina Liturgia e infine intonare rivolti verso l'Albania canti sacri e popolari nostalgici per la Madre Patria.
Parrocchia San Giorgio Megalomartire (Famullia Shën Gjergji i Madhi Dëshmor)
Edificata nel 1493, è la più antica del centro urbano. Si accede alla chiesa mediante una scalinata che, prima della costruzione del convento adiacente avvenuta nel 1716, scendeva direttamente in piazza. Costituito da un'unica navata, con volta a botte, troneggia un affresco di San Giorgio in gloria, opera settecentesca di Cristodoro. Chiusa ad ovest da un'abside sul cui catino un affresco bizantino raffigura Cristo Pantocratore, riportante la scritta albanese "U JAM DRITA E JETËS KUSH VJEN PRAPA MEJE NGË KA TË JETSËNJË NË TË ERRËT". Assai pregevole è il gruppo scultoreo di San Giorgio, titolare della chiesa, che trafigge con la sua lancia il drago, simbolo del male. Opera di Jeromus Bagnasco, il quale si ispira alla raffigurazione in argento della fibula del costume femminile albanese, brezi. La chiesa è arricchita da numerose icone di iconografi contemporanei dei Balcani e locali.
Cattedrale San Demetrio Megalomartire (Kryeklisha Shën Mitri i Madhi Dëshmor)
Situata nel Corso Giorgio Kastrota, vi si accede mediante una scalinata di stile tardo-barocca. La facciata è abbellita da mosaici. L'interno, a tre navate separate da due file di otto colonne di marmo ed archi a tutto sesto, contiene un'imponente iconostasi lignea, la più grande di Sicilia, con icone del monaco cretese Manusaki, che ricopre le tre absidi. Arricchiscono le pareti laterali della cattedrale affreschi dell'iconografo greco Eleuterio Hatsaras e trittici di icone che raffigurano la vita della Vergine, le feste principali e i padri della Chiesa ortodossa, quella centrale da affreschi del Katzaras raffiguranti feste Despotiche. Tra il 1641 ed il 1644, il monrealese Pietro Novelli eseguì gli affreschi delle absidi. L'opera più antica e di maggior rilievo artistico è l'icona della Madre di Dio con il Cristo di scuola senese del 1500, dipinta con tempera all'uovo. Sulla parete destra dell'entrata principale si trova una pala raffigurante San Demetrio e San Nestore, e il sepolcro del Servo di Dio P. Giorgio Guzzetta, illustre personalità arbëreshë vissuta intorno al XVIII secolo, che difese il rito orientale. Dal 1784 la chiesa fu sede del vescovo ordinante di rito greco-bizantino in Sicilia. Fino al 1924, in Piana degli Albanesi, la chiesa di San Demetrio era la sola parrocchia con un Collegio di quattro papàs.
(XVI SECOLO)
Parrocchia Santuario SS. Madonna Odigitria (Famullia Shejtërore Shën Mëria e Dhitrjes)
Fu ricostruita ed ampliata nel XVII secolo su progetto di Pietro Novelli. L'interno conserva ancora oggi tale struttura, l'unica a pianta centrale con un'ampia cupola. In esso si conserva la grandiosa artistica statua della vergine Odigitria sorretta da due monaci, realizzata verso la fine del Seicento, in legno stuccato e dorato. Incassato nella statua si trova la venerata icona dell'Odigitria, portata dall'Albania nel XV secolo dagli esuli albanesi fondatori di Piana degli Albanesi. Di molto pregio è anche l'antica icona bizantina del XVI secolo, raffigurante la dormizione di Maria Vergine. Nelle navate laterali si trovano due piccole iconostasi e quattro altari in marmo rosso Kumeta con antichi stemmi delle famiglie albanesi Schirò, Matranga, Schiadà.
Parrocchia San Vito (Famullia Shën Viti)
Comunemente detta Sëndu Viti, è un esempio dell'arte tardo-barocca del paese, ricca di fregi, di altari intarsiati in marmi policromi. La chiesa, appartenente inizialmente ai fedeli di rito bizantino, fu ceduta da questi ai latini. Possiede una grande scalinata barocca risalta il portale settecentesco, composto dalle statue marmoree di S. Pietro e S. Paolo, da due putti e un medaglione. Nella chiesa a tre navate con l'abside e l'unica cappella laterale, poiché l'altra è stata adibita a sacrestia, si conservano importanti opere d'arte: la statua dell'Immacolata e la statua di S. Vito Martire.
Chiesa San Nicola di Mira (Klisha Shën Kolli)
Fu eretta sul luogo dove già esisteva un'antica chiesetta dedicata allo stesso santo. La chiesa ha particolare rilievo artistico per le pregevoli icone del Seicento e del Settecento dell'iconostasi. La chiesa è ad una sola navata; le pareti sono arricchite da icone di scuola cretese e siculo-albanese del Settecento, che si differenziano dalle altre per l'uso di una tempera grassa e per il fondo in argento a mecca. Annesso alla chiesa vi è il Seminario greco-albanese e la sede dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.
Chiesa Madonna del Rosario (Klisha Shën Mëria e Rruzarjit)
Rimaneggiata nel tempo, il sacerdote Papàs Antonino Costantino, nel 1741, proprietario della chiesa di S. Venanzio, la donò alla Confraternita del Rosario. Fornita di iconostasi, è abbellita da mosaici e icone neo-bizantine. Nel mese di ottobre, dedicato alla Madonna del Rosario, vi si svolgono interessanti funzioni religiose in albanese[38](Moi i Otuvrit).
Parrocchia Sant'Antonio il Grande (Famullia Shën Gjoni i Madh)
Edificata nel 1562 per volere del sacerdote Papàs Teodoro Parrino, è l'unica che ha mantenuto l'altare ad oriente così come è in uso nell'architettura bizantina. La chiesa, a forma di croce greca mancante di un braccio, nasconde l'altare con una semplice iconostasi da cui emerge dal Vima l'antico l'affresco del XVI secolo raffigurante la Madonna con S. Giovanni Battista e l'Arcangelo Gabriele, a cui sono molto devoti gli albanesi. Le pareti laterali sono abbellite da due mosaici di Michele Dixitdomino, cui figurano S. Caterina e l'altro S. Antonio il Grande, e icone bizantine con scene bibliche varie. Fu restaurata, con la costruzione degli annessi locali, nella prima meta del XX secolo da Papa Sotir Prence, sacerdote albanese esule della estrema dittatura atea in Albania.
(XVII SECOLO)
Parrocchia Santissima Annunziata (Famullia Shën Mëria e Lajmëruar)
Nota come Patret per l'attiguo Convento, l'interno presenta una forma anomala, una navata centrale e una navata destra. L'altare in marmo quadrato bizantino, sorretto da quattro colonne che rappresentano i quattro Evangelisti, è preceduta come dai canoni bizantini da un'iconostasi, con icone di Josif Droboniku. Rilevanti sono le opere del Novelli, una tela raffigurante San Pietro liberato e l'affresco dell'Annunciazione del 1646 nell'abside, ultima opera dell'artista, eseguito per interessamento del sacerdote Papàs Tommaso Petta.
(XX SECOLO)
Chiesa conventuale Santissimo Salvatore alla Sclizza (Klisha manastir Shejt Shpërtimtar te Sklica)
Edificata nella prima metà degli anni '50 e situata alla sommità dell'omonima collinetta, in una invidiabile posizione panoramica che domina tutta al valle di Piana degli Albanesi, è inserita in un complesso edilizio-monumentale gestito dai monaci basiliani italo-albanesi di rito bizantino, che fanno capo alla Badia di Grottaferrata. In stile neo-bizantino, l'esterno presenta marmi locali, maioliche con i quattro evangelisti e un mosaico raffigurante la Vergine col bambino. L'interno, a una navata, è arricchito dal mosaico del Cristo Pantocratore benedicente, da un iconostasi in marmi mischi, opera dell'artista locale Spiridione Marino, e da icone.
CHIESE E CAPPELLE RURALI
Oltre alle chiese urbane, vi è gran numero di cappelle e chiese rurali che in genere prendono il nome dalla contrada in cui si trovano. Molte di queste cappelle rurali, la cui costruzione è di difficile datazione, esistono tuttora.

Cappella Maria SS Odigitria (Shën Mëria e Dhitrjes), in zona Kryqa e Palermës. Presenta la scritta albanese Falem o Mërì (Ave o Maria)
•    Madonna delle Grazie o della Scala (Shën Mëria e Hirevet o e Shkallës), del 1560, alle falde del monte Maganoce
•    Santa Caterina (Shën Katarina), in contrada Fusha
•    Madonna dell'Udienza (Shën Mëria e Godhencës), sul poggetto omonimo
•    Madonna dello Stretto (Shën Mëria e Stritit), della metà del XVI secolo, in contrada Shën Ëngjëlli
•    San Giovanni (Shën Jani), nella contrada omonima, all'interno dell'abitato. È prevista la sua costruzione in stile neo-bizantino, sempre nella stessa contrada.
•    San Mercurio (Shën Merkuri), in contrada Brinja
•    Madonna Nascosta (Shën Mëria e Fshehur), contrada Argomezët
•    Madonna della Pietà (Shën Mëria e Boshit), a pochi chilometri dal centro abitato in località Argomezët
•    Maria Addolorata (Shën Mëria e Dhëmbur), alla sommità dello Sheshi
•    Cappella Maria SS Odigitria (Shën Mëria e Dhitrjes), in zona Kryqa e Palermës
•    Cappella San Michele Arcangelo (Shën Mikelli Arkëngjëll), nello Sheshi
EDICOLE SACRE

Edicola sacra in marmi e pietra locali dedicata all'Odigitria in zona Arku Zallapiut, con scritta votiva in albanese
Numerose edicole votive sono erette nel centro urbano. Le edicole sacre di Piana degli Albanesi testimoniano la forte tradizione religiosa orientale della popolazione e rappresentano veri e propri luoghi di culto. La maggior parte non si è conservata, alcune si trovano in uno stato di mediocrità strutturale ed estetico; altre ancora conservano affreschi della scuola del Novelli.
Sono state censite trentaquattro edicole dedicate prevalentemente alla Madonna Odigitria, le altre sono andate perdute. Un'altra tipologia comprende le edicole realizzate sul prospetto delle case per devozione delle famiglie albanesi. Molte di queste sono andate distrutte dopo il rifacimento dei prospetti delle abitazioni, quando sono state operate trasformazioni non rispondenti ai giusti canoni. Molteplici sono quelle riportanti scritte in albanese, di solito Falem Mëri (Ave Maria). Alcune presentano ricche decorazioni in marmo Rosso Kumeta. Una delle particolari edicole è quella inserita su un masso denominato Pietra di Maria (Guri i të mjerës Mas Marës).
ALTRI EDIFICI SACRI

Palazzo vescovile di Piana degli Albanesi, con annesso il Seminario eparchiale Italo-Albanese

Monastero basiliano (Sklica)
Oratorio S. Filippo Neri (Rritiri)
Accanto alla Parrocchia di San Giorgio, sorse per opera del Servo di Dio Padre Giorgio Guzzetta nel 1716 per i sacerdoti celibi di rito bizantino, i quali dal 1759 arricchirono la chiesa di decorazioni e di affreschi. L'Oratorio funzionò fino alla soppressione del 1866; l'ultimo sacerdote, morto nel 1900, fu Papàs Filippo Guzzetta. Oggi è sede del Museo civico etnoantropologico, una piccola parte è ancora legata ai locali per uso parrocchiale della chiesa.
Seminario Eparchiale (Seminari i Eparhisë)
Collegato alla chiesa di San Nicola e annesso, peraltro, alla sede della Eparchia di Piana degli Albanesi, costituisce un polo di grandissimo interesse culturale e storico. Trasferito a Piana degli Albanesi a causa dei bombardamenti aerei del 1945, che distrussero il venerabile Seminario Italo-Albanese di Palermo (1734) sito nell'omonima via, faucina dei più grandi religiosi e intellettuali arbëreshë, sono di particolare importanza il Museo e la Biblioteca Eparchiale. Nel salone di rappresentanza del Seminario hanno trovato collocazione un busto dello scultore I. Marabitti raffigurante Padre Giorgio Guzzetta, fondatore del Seminario Italo-Albanese, e la tela ottocentesca di grandi dimensioni, dipinta ad olio di A. D'Antoni e raffigurante San Nicola di Mira in paramenti vescovili orientali che dona i suoi averi ai poveri. I paramenti indossati in questo quadro da San Nicola ed il pastorale sono custoditi presso il Museo Eparchiale di Piana degli Albanesi. Di recente avvio di un progetto di fondazione del Centro Polivalente di Cultura Albanese, presso di esso allocato, che costituirà di fatto il nucleo operativo più importante, sul territorio nazionale, per lo studio, la ricerca e l'attività di documentazione, divulgazione e promozione della identità della etnia albanese.
Collegio di Maria (Kulexhi i Shën Mërisë)
Sorse addossato alla preesistente chiesa dedicata a Maria Santissima Odigitria, ricostruita, poi, su disegno di Pietro Novelli (XVII secolo). Il Collegio di Maria accoglie le suore Collegine di rito bizantino. Fu fondato nel 1733 ad opera di zelanti sacerdoti, da Papàs Antonio Brancato con la cooperazione del Servo di Dio Padre Giorgio Guzzetta, che tenevano molto alla formazione delle ragazze del paese, visto che per i ragazzi si era provveduto attraverso la fondazione dell'oratorio S. Filippo Neri, che era preludio dell'opera più vasta del Seminario Italo-Albanese di Palermo. Nel corso dei secoli le suore Collegine, insieme alle giovani studentesse, hanno coltivato l'arte del ricamo patrio, sia dei costumi femminilli italo-albanesi che per i paramenti sacri, inoltre, le suore arbëreshe hanno aperto scuole di ogni ordine e grado (alla scuola di stampo antico, che ha formato schiere di generazioni di ragazze provenienti da tutte le comunità albanesi di Sicilia, le religiose hanno sostituito quelle legalmente riconosciute e poi quelle paritarie. La scuola media risale al 1953-1954 ed è stata chiusa nel 1968 quando è subentrata quella statale. Negli anni sessanta emerse l'esigenza di dar vita ad una scuola superiore locale, l'apertura nel 1962 dell'Istituto Magistrale L.R. “Padre Giorgio Guzzetta", tuttora funzionante. Continua, fin dalle origini, l‘attività della scuola dell'infanzia). La comunità collegina ha dato un valido contributo alla storia della chiesa italo-albanese di Sicilia, sia nella conservazione del rito bizantino, sia nel versante della cultura e dell'insegnamento, un contributo che continua tuttora.
Convento SS. Annunziata (Patret)
Accanto alla Parrocchia omonima, nacque dopo il 1673 quando Benef. Francesco Petta ne cedeva l'uso ai Padri Cappuccini, diventato, dopo la soppressione del 1866, un Ricovero di agricoltori invalidi amministrato da un'apposita commissione e diretto dalle suore basiliane albanesi.
Monastero dei Padri Basiliani (Sklica)
Sorto per iniziativa dei monaci basiliani dell'abbazia di Grottaferrata -i cui monaci sono provenienti dalle comunità albanesi di Sicilia e Calabria- che, avendo acquistato nel 1949 una grande proprietà (dell'arbëresh Sclizzi), vi avevano impiantato una fattoria scuola per i figli dei lavoratori agricoli. Ospita una piccola biblioteca relativa alla cultura albanese e uno studio di un artista locale del mosaico e di icone.

ARCHITETTURE CIVILI

Viadotto te Tozia sul fiume Gjoni (1950)
Il contesto urbano di Piana degli Albanesi è punteggiato da numerosi palazzi di notevole interesse architettonico. Alcuni degli edifici storici più significativi (Ospedale, Albergo Ricovero per gli agricoltori, Teatro, Mulini, Palazzo Manzone) sono stati descritti dallo storico arbëresh Giorgio Costantini (1838 - 1916), che nel 1915 scrisse una "Monografia di Piana dei Greci"[8].
Il centro storico è collegato alla nuova zona cittadina in contrada Shën Jani da un imponente Ponte-viadotto costruito sul fiume Gjoni, in zona Tozia, dall'ingegnere Mario Umiltà (1950), per volere dell'onorevole arbëresh Rosolino Petrotta (1894 - 1969). Sempre su volere di Petrotta fu costruito in quegli anni, alle pendici di Pizzo Garrone in contrada Ogiditria, ai piedi del monte Pizzuta, un grande complesso architettonico a tre elevazioni, inizialmente nuovo ospedale di Piana degli Albanesi, poi abbandonato, e da poco struttura destinata ad attività residenziale per anziani non autosufficienti (R.S.A. di Piana degli Albanesi) con necessità di cure integrate sanitarie e socio-sanitarie.
Tra le attuali architetture civili si menzionano: il Palazzo Manzone (Pallaci Mancuni), in zona Sheshi; l'Ospedale (Spitalli) in Corso Kastriota; la Casa del Vicario Foraneo (Shpia e Vikarit), in zona Sheshi; la Sede Municipale del Comune (Bashkia), in contrada Shën Jani; la ex-pretura, oggi sede del Giudice di Pace (Gjykatësi për Paqen) in Corso Kastriota; la Scuola elementare Skanderbeg (Skolla fillore Skënderbeu) in contrada Shën Jani; la Scuola materna M. SS Odigitria" (Skolla fëmijësh Shën Mëria e Dhitrjes) e la Scuola media Demetrio Camarda (Skolla e mesme Dhimitër Kamarda), in contrada Guri Mas Marës; l'Auditorium Portella della Ginestra (Auditori Purtelja e Jinestrës), contrada Tozia (Tocja); la ex-Sede Comunale (Bashkia e vjetër), oggi Biblioteca Comunale Giuseppe Schirò; il Museo civico Nicola Barbato, sito nell'ex-Oratorio S. Filippo Neri, contrada San Giorgio. Uno degli antichi mulini cittadini, in Piazza San Rocco (Shën Rroku), è oggi trasformata in un autofficina. La grande ed elegante struttura del cine-teatro ed ex Carcere mandamentale (Kine-teatëri e Fëlaqi) in Corso Kastriota è abbandonato.
FONTANE
Le tipiche fontane (kronjet) in pietra locale, distribuite nei quartieri del centro storico, contribuiscono ad arricchire il patrimonio artistico di Piana degli Albanesi e costituiscono un'importante testimonianza storica. Oltre ad assolvere al loro compito di rifornimento idrico, erano un luogo sociale dove si ritrovavano gli abitanti del quartiere, e quanti di passaggio, a discutere e a scambiarsi notizie e informazioni.
Tra le molteplici fontane, di particolare importanza vi sono:

Fontana dei Tre Cannoli/Bocche (Kroi Tre Kanojvet)
Tre Kanojvet
In Piazza Grande, è una tipica fontana secentesca. A forma di "tempio", fu costruita nel 1608-1609 su commissione dei Giurati e dietro autorizzazione del Vescovo di Monreale da un architetto arbëresh. La data impressa sulla lapide conseguentemente (riporta sulla parete una lapide del 1659, anno in cui i Giurati e il Sindaco commissionarono la sua costruzione) si riferisce ad ulteriori interventi, ovvero quando alla fontana fu aggiunto il timpano triangolare, ancora oggi presente. Qui si rievoca il 6 gennaio - secondo il rito bizantino - il battesimo di Gesù nel Giordano.

Fontana Fusha e Pontit
Fusha e Pontit
In corso Umberto I, recante lo stemma in rilievo di Piana degli Albanesi e la sigla "SPQA 1765", data della sua edificazione.
Kroi me një gojë
Nella parte alta del Corso Castriota, vicino alla Cattedrale, è una delle più antiche dalla tipica forma cinquecentesca e riporta su una lapide la data di costruzione 1567. A differenza delle altre che riportano lo stemma di Piana degli Albanesi (due spighe legate da un nastro con la stella a otto punte) questa riporta uno stemma diverso a forma di giglio, simile a quello fiorentino, affiancato dallo stemma cardinalizio dell'Arcivescovado monrealese. Restaurata nel 1989 e in esercizio.
Kriqja e Palermës
In via Fra.sco Crispi, monumentale fontana ottagonale in pietra locale del XVII secolo, recante una lapide commemorativa ormai persa; trasformata nella metà del XX secolo.
Sëndu Roku
Nel quartiere San Rocco, con lapide storica del XVII secolo.
Shën Kolli
In Piazza S. Nicola, restaurata e in esercizio.

Fontana Shën Jani, distrutta
Shën Jani
Del XVIII secolo, antistante al plesso della scuola elementare Skanderbeg, fu inesorabilmente distrutta per la costruzione di quest'ultima e dismessa. Rimangono rare testimonianze fotografiche e una ripresa della stessa nel film "I fuorilegge" di Aldo Vergano (1949).
Fovara e Shën Gjonit
Ormai interrata, si trovava a ridosso della chiesa di Sant'Antonio il Grande.

Fontana Kanalli i ri
Kanalli i ri
In via Fonte Padre Giorgio Guzzetta, costruita intorno al 1700 per volere proprio dell'Apostolo degli Albanesi di Sicilia.
Kroi Kastriota
Tipica fontana in pietra e marmi posta nella parte bassa del Corso Castriota.
Kroi Mashili
In Piazza Mashilli, trasformata e in esercizio.
Kroi Arkuleuni
Sotto l'omonimo arco.
Fovara e Rrugaçit
Sotto il viadotto Tozia, ricostruita e in esercizio.
Tek Ulliri
Antistante il convento SS. Annunziata, ristrutturata.
Shën Mëria e Ghodhencë
Nei pressi del macello comunale, dimessa. Riporta lo stemma comunale.
Ancora intatta è una fontana in pietra locale e marmo Rosso Kumeta posta nella parte bassa di Corso Castriota.

MASSERIE

Nel territorio collinoso del comune di Piana degli Albanesi si possono scorgere tredici masserie, aziende agricole di medie dimensioni condotte da un massaro. Le masserie, comprensive di podere, casa colonica e servizi, erano destinate ad uso abitativo di proprietari baroni e massari. Questi sistemi di edilizia rurale ebbero inizio a partire dal Seicento, e si sviluppavano in genere perimetralmente lungo un ampio cortile ai cui lati erano poste, fino alla prima metà del XX secolo, le abitazioni dei contadini, i granai, i depositi di derrate alimentari e le stalle; e in alcune di esse, come a Duku e Rusela, si trovano chiese rurali.
Le colture prevalenti erano, e in gran parte lo sono ancora, i seminativi e i vigneti, oltre agli allevamenti di bovini e ovini. La costruzione era generalmente in muratura portante con frequente uso di archi in blocchi di pietra calcarea. La casa padronale, posta al primo piano, dominava tutta la masseria e presentava rifiniture più accurate, come il pavimento in cotto, mentre nel resto della costruzione la pavimentazione era in lastricato di pietra. Solo alcune delle tredici masserie pervenute sono riuscite a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente. Dove sono state eseguite ristrutturazioni, le masserie hanno subìto profonde modificazioni che in qualche caso ne hanno stravolto l'impianto originario.
Questi piccoli centri di vita agricolo-pastorale hanno perso dopo la riforma agraria del secolo scorso gran parte della loro importanza. Alcune sono in semi stato d'abbandono, ma molte altre ancora in funzione e divise in miniproprietà tra gli arbëreshë degli ex feudi o trasformate in aziende agrituristiche. Le masserie prendono in genere il nome dalla contrada in cui sono ubicate.
•    Masseria Casalotto (Masaria Kazalloti)
•    Case Dingoli (Shpitë Dinguh)
•    Masseria Rossella (Masaria Rusela)
•    Masseria Ducco (Masaria Duku)
•    Masseria Giuhai (Masaria Xhuhai)
•    Masseria Kaggiotto (Masaria Haxhioti)
•    Masseria Baglio Maganoce (Masaria Maganuçi)    •    Masseria Guadalami (Masaria Guajdhallam)
•    Masseria Sant'Agata (Masaria Shën Arhta)
•    Masseria Portella della Ginestra (Masaria Gryka e Spartavet)
•    Masseria Costa Mammana (Masaria Kosta Mamana)
•    Masseria Cannavata (Masaria Kanavata)
•    Masseria Jancheria (Masaria Jankeria)
•    Masseria Scala delle Femmine (Masaria Shkalla e Femravet)    
Altre masserie, adiacenti al territorio comunale, appartengono storicamente e tradizionalmente alla comunità di Piana degli Albanesi: Masseria Kaggio (Masaria Haxhi); Masseria Montaperto (Masaria Mëndhapert); Masseria Manali (Masaria Manali); Masseria Duccotto (Masaria Dukoti); Masseria Lupotto (Masaria Llupoti); Casa dell'Aquila (Shpitë i Aikullës).  (2/ continua)