LERCARA FRIDDI: LA STORIA
Lercara Friddi sorge quasi alle falde di Colel Madore e del suo sito archeologico sicano, tra il vallone del Landro e la vallata di Fiumetorto e del Platani. Si trova sulla direttrice Palermo – Agrigento, ad un'altezza media di 670 metri s.l.m.


È stata fondata, nell'ambito delle nuove città istituite dall'amministrazione spagnola per ripopolare i feudi abbandonati, con la licenzia popolani del 22 settembre 1595 concessa a Baldassare Gómez de Amezcua che avendo sposato Francesca Lercaro, figlia di Leonello, gli portò in dote matrimoniale i feudi Friddi, Friddigrandi e Faverchi.
Leonello Lercaro era un imprenditore genovese di origine armena venuto in Sicilia in cerca di migliore fortuna e grazie alla cui intraprendenza il paese sorse. La famiglia di costui era cattolica di rito greco, e in tale fatto si giustifica la presenza a Lercara dell'icona della Madonna di Costantinopoli ritrovata dall'undicenne Oliva Baccarella nel 1807: l'effigie graffita recante la data del 1734 presumibilmente proveniva da una chiesa lercarese che seguiva il rito dei Lercari; andata possibilmente smarrita per la rovina di dette chiese fu ritrovata all'aperto nei pressi di un vicino torrente: la tradizione popolare tramanda come miracoloso quell'evento, e da qui trassero origine la festività patronale e la chiesa di Maria Santissima di Costantinopoli (che conserva il graffito, dipinto alla fine del XIX secolo).
Per lungo tempo le maggiori testimonianze urbanistiche di Lercara Friddi furono soprattutto luoghi di culto: dopo la chiesa di San Gregorio d'Armenia, edificata da Leonello Lercaro tra il 1573 e il 1580, ci furono la chiesa della Madonna del Rosario, edificata da Baldassarre Gomez de Amezcua tra il 1595 e il 1604; la chiesa di Sant'Anna, edificata da Francesca Lercaro tra il 1605 e il 1610; e la chiesa di San Gregorio Traumaturgo, inizialmente edificata da Raffaella Lercaro de Amezcua tra il 1627 e il 1640, e poi riedificata più volte sino ai primi dell'Ottocento (tutte scomparse nel tempo).
Nel libro Della Sicilia Nobile, scritto nel 1754 da Francesco Maria Emanuele Gaetani, "Lercara delli Friddi" risulta "Terra Baronale col mero e misto Impero (...) abitata da 1536 anime, per cui vi sono 483 case (...) sei Chiese".
Nel 1801 il poeta Giovanni Meli cita Lercara Friddi (col toponimo di Alcara de’ freddi), in un passaggio delle sue Riflessioni sullo stato presente del Regno di Sicilia intorno all'agricoltura e alla pastorizia: "...Quei pochi, che restano ne’ villaggi, attaccati alle loro famigliole, trovandosi deboli, e mal nutriti, o cadono nella rafanìa (morbo terribile, descritto prima dal cel. Linneo) che fra la debolezza, e contrazione lor toglie l’uso delli ginocchi, e delle gambe o non hanno la forza di resistere alle aeree vicissitudini dell’autunno, od ai rigori dell’inverno, quindi le frequenti epidemie, che spopolano i villaggi, e le campagne; come si è veduto in quest’anno che nella sola Alcara de’ freddi fra lo spazio di pochi mesi ne sono mancati mille, metà morti e metà fuggiti per la miseria, ed i debiti. Ed oh la gran perdita, che è questa per lo Stato!..."
Con la Costituzione siciliana del 1812 e l'abrogazione della feudalità, a Lercara Friddi viene anche attribuito titolo di "Libera Università". Ma è la scoperta dello zolfo a cambarne le sorti, rendendolo un importante centro minerario, l'unico in Provincia di Palermo per l'estrazione e la lavorazione dello zolfo siciliano, incentivandone la crescita a partire dal 1829. Nelle imprese estrattive furono coinvolti anche gli imprenditori angloamericani Rose-Gardner, imparentati con la famiglia. Lo sviluppo portò a un boom demografico senza precedenti, e le valse l'appellativo di "Piccola Palermo".
Tuttavia, dopo l'Unità d’Italia le condizioni di gran parte della popolazione del Mezzogiorno (e in particolare della Sicilia), restavano ancora ampiamente insoddisfacenti. La questione meridionale vide l'impennata del brigantaggio che nel 1863 e nel 1876 interessò anche due membri dei Rose-Gardner, rapiti e liberati dietro pagamento di un riscatto. Nel 1893, anno d'inizio crisi dell'industria dello zolfo, diversi minatori lercaresi lamentarono gravi ritardi dei salari. E durante i Fasci siciliani, Lercara pagò un tributo di undici vittime nella protesta del giorno di Natale.
Nel 1951 Lercara Friddi salì nuovamente agli onori delle cronache nazionali a causa del prolungato sciopero dei minatori, scaturito da un tragico episodio documentato dallo scrittore Carlo Lvi nel suo libro Le parole sono pietre:
"il 18 giugno, un ragazzo di diciassette anni, Michele Felice, un "caruso" che lavorava nella miniera, venne schiacciato da un masso caduto dalla volta di una galleria, e mori. È un fatto frequente: anche il padre del morto aveva avuto una gamba schiacciata da una frana. nella zolfara. Alla bustapaga del morto venne tolta una parte del salario, perché, per morire, non aveva finito la sua giornata; e ai cinquecento minatori venne tolta un'ora di paga, quella in cui avevano sospeso il lavoro per liberarlo dal masso e portarlo, dal fondo della zolfara, alla luce. Il senso antico della giustizia fu toccato, la disperazione secolare trovò, in quel fatto, un simbolo visibile, e lo sciopero cominciò.”
Anche il giornalista e poeta Mario farinella nel suo "pamphlet" La zolfara accusa - lettera da Lercara Friddi, documentò coraggiosamente le lotte degli zolfatari contro i gretti ed avidi proprietari delle miniere. Le attività del bacino minerario chiusero definitivamente nel 1969. Nel 1993, la Regione Siciliana istituì il Parco archeologico-industriale e del Museo delle zolfare, che ha sede nella residenza dei Rose-Gardner – Villa Lisetta – in stile vittoriano, recentemente restaurata.
Lercara è ricca di aspetti artistici ed architettonici, e ospita diversi monumenti pubblici che, tra i vari, celebrano il ricordo di illustri personalità locali (alcuni sono opera di artisti di pregio del passato come Mario Rutelli, Antonio Ugo, Cosmo Sorgi e Domenico De Lisi.
La Biblioteca comunale “Giuseppe Mavaro” (insigne lercarese studioso di letteratura e storia municipale) ospita il “Costume nel pupo” di Vito Giangrasso ed il museo archeologico. La stagione dell'archeologia antica si aprì nel 1992 quando il cittadino Antonino Caruso consegnò al Comune un gruppo di pregevolissimi reperti – recuperati accidentalmente – provenienti da Colle Madore. Su questo Colle vicino all'abitato si trovava “il tempio di Afrodire / sepolcro di Minosse” secondo la tesi di Danilo Caruso, studioso che ha anche attribuito delle tele anonime, custodite al Duomo ed in San Matteo, allo “Zoppo do gangi” (nome d'arte di due artisti siciliani di fine Cinquecento-inizio Seicento) ed al pittore ottocentesco Giuseppe Carta.
Sul Colle Croce, addossato all'abitato, si trovano pregevoli ottocentesche architetture: la “Santa Croce” ed il serbatoio idrico che alimentava le fontanelle pubbliche (“la vasca”). Meritevoli di attenzione sono i prospetti del Plesso Sartorio e della Matrice per via dello scontro semiotica tra Chiesa cattolica e massoneria locale nel periodo di fine Ottocento-inizio Novecento.
Uno spazio urbano è stato dedicato al servo di Dio Padre Pino Puglisi.
Lercara Friddi è nota anche per aver dato i natali al famigerato gangster Lucky Luciano, e per essere il paese d'origine del ramo paterno di Frank Sinatra.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architettura sacra
•    Duomo di Maria Santissima della Neve o Chiesa Madre (1702-1721)
•    Chiesa di Sant'Antonio (XVII secolo)
•    Chiesa di San Matteo (fine XVII sec.)
•    Chiesa di San Giuseppe (1756)
•    Chiesa di San Francesco Saverio (1800)
•    Chiesa di Maria Santissima di Costantinopoli (1840)
Architettura civile
•    Palazzo Miceli (XVII sec.)
•    Palazzo Palagonia
•    Palazzo Riso-Ferrara
•    Palazzo Sartorio
•    Palazzo Scammacca (XVII sec.)
•    Villa Lisetta / Villa Rose-Gardner (1840)
Siti archeologici
•    Colle Madore