di Massimo Franco - CORRIERE DELLA SERA - La lettera è indirizzata all’«Excelentísimo señor Nicolás Maduro Moros, Caracas», e porta la data del 7 febbraio 2019. «Señor», non «Presidente». È lunga due paginette e mezzo, e reca in fondo la firma minuscola, quasi invisibile, di «Francisco».
Si tratta della risposta del Papa all’ennesima richiesta di mediazione arrivatagli un paio di giorni prima, sempre per iscritto, dal capo del regime comunista del Venezuela. E chiarisce che cosa intendesse il segretario di Stato Vaticano, cardinale Piero Parolin, quando l’8 febbraio scorso ha parlato di «neutralità positiva» della Santa Sede rispetto a una guerra civile neanche troppo strisciante. Seppure con toni garbati, ricordando i ripetuti tentativi chiesti dal regime e compiuti dalla Santa Sede negli ultimi anni, Francesco non concede molto. Ce ne sono stati altri «per tentare di trovare un’uscita dalla crisi venezuelana», scrive Jorge Mario Bergoglio. «Purtroppo, tutti si sono interrotti perché quanto era stato concordato nelle riunioni non è stato seguito da gesti concreti per realizzare gli accordi», osserva il Pontefice. «E le parole sembravano delegittimare i buoni propositi che erano stati messi per iscritto». Il senso è chiaro. Maduro ha cercato il dialogo, utilizzando anche lo schermo vaticano, per poi disattendere gli impegni presi. E il Papa glielo fa presente. (lwgi la notizia) https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwi32fPF_LjgAhWG_aQKHTr2BkcQFjADegQIBBAB&url=https%3A%2F%2Fwww.corriere.it%2Festeri%2F19_febbraio_13%2Flettera-papa-signor-maduro-83dd87e6-2f07-11e9-9800-d9788a74058f.shtml&usg=AOvVaw2vGmTAYV-0CjY8yrfHPX-R
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