“Il sostegno al Venezuela di Maduro segna una linea di cesura netta tra chi si oppone realmente alle forze globalista dell’ingiustizia sociale e al modello del neo-liberalismo con chi fa solo chiacchiere. Esattamente come fu uno spartiacque il sostegno al Cile di Allende negli anni ’70”.

Partiamo nell’intervista proprio da questo parallelo che non va giù a molta ex sinistra. (di Alessandro Bianchi – da l’Antidiplomatico)

Intervista

Intervenendo in Aula subito dopo l’informativa di Alfano, il senatore del Partito Democratico Sangalli ha dichiarato anche abbastanza alterato: “Il Venezuela di oggi non è il Cile di Pinochet. Smettetela”. E’ un paragone che non si può fare?

E’ la falsa coscienza di certa pseudo sinistra che fa parlare il senatore del PD. La situazione del Cile del 1973 è esattamente uguale a quella del Venezuela di oggi. E io, personalmente, la ricordo benissimo perché l’ho vissuta in prima persona come giovane attivista che insieme ad altri 20 mila andarono ad assaltare la sede della Democrazia Cristiana di Bologna gridando contro il golpe.

E come andò all’epoca? La costruzione del colpo di stato contro Allende in che modo è paragonabile a quello che sta accadendo oggi in Venezuela?

Sono esattamente le stesse identiche dinamiche. Il Parlamento cileno era controllato da una maggioranza di destra fascista e Democrazia cristiana che aveva un unico obiettivo: far fallire il paese (come oggi in Venezuela). Il golpe fu preceduto da un’immensa campagna di disinformazione mondiale contro il governo di Allende e le destre nazionali e internazionali iniziarono un immenso boicottaggio per i beni di prima necessità e medicinali (esattamente come oggi in Venezuela).

E Allende nella fase di guerra economica e mediatica precedente al golpe tenne comunque fede alla questione sociale come Maduro oggi…

Esattamente. Allende conservò tutte le tutele sociali per lavoratori e fasce meno abbienti della popolazione. Tutte. E questo fece ancora di più arrabbiare le classi alte della popolazione cilena che aumentarono l’accerchiamento economico e le manifestazioni. Manifestazioni che, come il caso del Venezuela oggi, partivano tutte dai quartieri ricchi delle città.
Particolarmente deprecabile e in linea con quello che sta accadendo in Venezuela ci fu il famoso sciopero dei camionisti che affamò il paese vista la geografia del paese. Fu organizzato da Cia e mafia, oggi lo sanno tutti.
Esattamente come il Venezuela di oggi, infine, i terroristi di destra protagonisti di vari attentati passavano negli Usa e in Europa come “martiri”, “combattenti per la libertà”. Mi ricordo bene una vignetta che circolava all’epoca con uno di questi terroristi cileni con un coltello insanguinato in mano che davanti all’ambasciata degli Stati Uniti gridava: “Sono perseguitato per le mie idee politiche”. Esattamente come il Venezuela di oggi, cos’è cambiato?

Ma Allende alla fine cadde.

Allende cadde l’11 settembre 1973 perché commise un errore grave. Si fidò della Democrazia cristiana cilena per un accordo di normalizzazione del paese e permise la sostituzione del generale Prats con Pinochet alla guida dell’esercito. Mentre Prats, da lealista democratico, aveva salvato il paese dal primo golpe tentato nel giugno del 1973, Pinochet fu il protagonista diretto del secondo tentativo che andò a buon fine. E il potere non lo spartì poi con nessuno. I media, esattamente come oggi in Venezuela, hanno giocato un ruolo importante. Ricordo ancora la Rai come diffusore della menzogna del fatto che “Allende si fosse suicidato con la mitragliatrice di Fidel”. Allende è stato ucciso, ma si portava quella mitragliatrice che Fidel gli regalò in una visita molto sentita e emozionato di due anni prima con queste parole: “Ti servirà. Gli Stati Uniti non permetteranno mai che tu possa portare avanti queste politiche che hai in mente”.

E la storia del Cile con Pinochet prese subito un indirizzo chiaro, così come non è difficile immaginare le politiche che perseguirebbero le destre venezuelane al potere…

Il Cile fu il topo da laboratorio delle politiche che viviamo oggi in tutto il mondo. Il paese fu dato in mano ai Chicago Boys che lo trasformarono nella prima cavia del noe-liberalismo. Privatizzazioni di massa, macelleria sociale e tutto quello che oggi conosciamo bene fu possibile perché la sinistra fu letteralmente spazzata via con migliaia e migliaia di morti. Quindi chi oggi dice che non c’è nessun parallelo possibile tra il Cile di Allende e il Venezuela di Maduro o è un mascalzone o un ignorante. Ma spesso sono entrambe le cose insieme.

Il Venezuela che resiste non è solo. Ieri a Roma c’è stata una partecipata e importante manifestazione corale a difesa del processo bolivariano che resiste. Manifestazione a cui ha aderito anche la piattaforma Eurostop…

L’adesione di Eurostop al Venezuela chavista è in linea con la nostra lotta alle forze globaliste attuali. Il nostro no ad euro, Unione Europea e Nato è anche un no chiaro ai golpisti venezuelani mossi da Trump e quindi da Bruxelles. Voglio dire di più, il sostegno al Venezuela chavista, come il sostegno al Cile di Allende prima del golpe, segna la linea di cesura netta tra chi contrasta realmente le forze globaliste dell’ingiustizia sociale e chi fa solo chiacchiere.  A differenza dell’Europa dove esistono due destre – quella liberale con i vari Macron, Renzi e Merkel e quella xenofoba della Le Pen e di Salvini – in America Latina e a livello globale ne esiste una sola. Il sostegno e la solidarietà al Venezuela non è certo quello che fu al Cile degli anni ’70 quando partiti di massa come il Pci e il Psi si schierarono contro il golpe, ma qualcosa sta emergendo. Ieri a Roma, oggi a Firenze, domani a Milano. E’ un inizio.

Dal Donbass da dove è tornato recentemente al Venezuela sono tanti i focolai di resistenza che si stanno creando. Come unirli?

Serve una strategia per un nuovo internazionalismo. Un internazionalismo che chiaramente non punti alla suddivisione in campi, ma che sappia unire tutte le forze popolari e democratiche che nel mondo lottano contro la sopraffazione e le ingiustizie del modello neo-liberale. Noi come Eurostop stiamo lavorando a questo. FONTE: l’Antidiplomatico