Oggi vogliamo parlare del Cile, dove da tempo si susseguono disordini e dove da tempo la popolazione sta manifestando contro la politica di Pinera, che sta cercando di applicare un neoliberalismo dannoso per la popolazione amministrata.

Il popolo sta reclamando una nuova costituzione che sia in maggiore misura garante delle libertà individuali delle persone e che permetta più democrazia in un stato dove ancora echeggia la figura di Pinichet. Vogliamo parlare , quindi, di questo popolo e delle sue esigenze e lo facciamo attraverso una lettera che il Professore Nicolas Freire Castello dirige all’Ambasciatore cileno in Italia (SA) Signor Direttore, in riferimento alla lettera inviata a l Tempo, l’11 novembre scorso, dall’Eccellentissimo Ambasciatore cileno Sig. Sergio Romero, riguardante la “messa in discussione della legittimità della Costituzione politica vigente in Cile”, mi sento in dovere di aggiornare Lei e i suoi lettori di alcuni fatti. Innanzitutto, appare chiaro che la difesa ad oltranza eseguita dall’Eccellentissimo Ambasciatore sia stata superata dai fatti: non solo tutti i settori politici, ma anche lo stesso presidente della Repubblica, Sebastián Piñera, hanno riconosciuto l’ormai illegittimità sociale (perché riguardante, come qualsiasi Costituzione, al patto sociale) della Costituzione nata nel 1980, durante la Dittatura di Pinochet. Sebbene sia vero, come segnala l'ambasciatore, che la Costituzione è stata più volte riformata (e persino “rifirmata” nel 2005 dall’allora presidente Lagos), è anche vero che nulla è cambiato circa il ruolo sussidiario dello Stato (principio che concepisce il ruolo dello Stato come valido solo qualora il mercato fallisca) e nemmeno circa i lucchetti istituzionali inseriti per la riforma di alcuni titoli della stessa. Per questi e per altri problemi evidenti della costituzione cilena basterebbe la lettura di noti sociologi come Manuel Antonio Garreton e scienziati politici come Peter Siavelis. Di questo se ne sono resi conto ora i settori politici e persino lo stesso Presidente, che è passato da dichiarare alla BBC “la disponibilità a dialogare sulla Riforma della Costituzione” a concepire come urgente e necessaria una “nuova Costituzione”. Ma, ad essere sinceri, tanto i partiti come lo stesso Presidente, non sono giunti a questa conclusione grazie alla maturazione di un’idea propria. Sono stati spinti a ciò dalla strada, dal popolo, e sono arrivati a questa “concezione di necessità” proprio perché hanno smesso di concepire la democrazia come la concepisce l’Ambasciatore Romero, e cioè capendo che quando le forze sociali non sono ben rappresentate dai partiti e dai parlamentari (molti dei quali irregolarmente finanziati, come scoperto dal Pubblico Ministero anni fa), i movimenti sociali acquisiscono rilevanza e centralità nelle democrazie del XXI secolo. È stato in virtù di una gigantesca mobilitazione sociale senza colore politico che oggi possiamo avviare un processo costituente. Ma, purtroppo, è stato possibile anche a causa di 30 anni di abusi ed ingiustizie guidate da un modello ultra-liberale e dell’incapacità istituzionale di correggerlo. I fatti che si sono cominciati a verificare il 18 ottobre hanno permesso al mondo di conoscere il livello di precarietà e disuguaglianza presente nel “miracolo cileno”, nel quale sebbene il PIL per capita si attesta intorno ai 25 mila dollari, lo stipendio minimo sfiora, invece, i 380 dollari. Miracolo economico nel quale lo stipendio parlamentare (la dieta mensile) supera più di 30 volte lo stipendio minimo e 11 volte il PIL per capita (in Italia raggiunge poco più di 5 volte), mentre metà della popolazione guadagna circa 500 dollari al mese. Tutto ciò in un paese dove, per esempio, il segretario generale del Senato guadagna più di 20 mila dollari al mese. Qualora volessimo analizzare dati non strettamente economici, per spiegare il “miracolo economico”, basti segnalare la speranza di vita in due comuni della città di Santiago, Vitacura e La Pintana (distanti circa 15 km l’uno dall’altro), che si attesta a livelli di Svezia (82) e Bangladesh (73). Si deve capire quindi (e non nascondere o confondere) le ragioni che spiegano la furiosa ma pacifica e più che giustificata mobilitazione sociale. E non si deve confondere, certamente, con la violenza e la delinquenza che si nasconde ed agisce dietro, approfittandone del logorato malessere sociale. Il problema di confondere la delinquenza con la mobilitazione sociale si spiega laddove si fanno difese ad oltranza della Costituzione e s’innalza la necessità di riportare l’ordine, la sicurezza e la libertà (diritto umano fondamentali, come segnala l’Ambasciatore), anche con l’utilizzo non proporzionale della forza, il mancato rispetto dei protocolli della polizia e, persino, con la violazione dei diritti umani che -come studiano oggi inviati dall’UNHCHR, dal Human Rights Watch e dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani- sembra essere in atto.

Santiago del Cile, lí 19 novembre 2019 Dr.(c)

Nicolás Freire Castello

Professore associato Facoltá di Governo e Comunicazione