Il disagio del paese é oggi l’emblema piú recente di un continente in crisi, sociale e politica prima ancora che economica Diciotto morti. Almeno 180 persone ferite gravemente.
Basterebbero questi due dati a darci le proporzioni e la gravita di ció che é successo in Cile negli ultimi giorni. Di fronte ad una protesta spontanea che ha coinvolto tutto il territorio nazionale (in alcuni casi macchiata da atti di vandalismo deprecabili), l’uso sproporzionato della forza e la violazione dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine hanno giustamente destato la preoccupazione della opinione pubblica internazionale. Il governo cileno, così come chiedono le forze democratiche di opposizione, deve immediatamente chiarire le circostanze della morte e del ferimento di tanti cittadini. La protesta è esplosa a causa di una serie di fattori specifici, ma è pressocché unanime il riconoscimento dei gravissimi errori del governo di Sebastian Pinera che con le sue scelte di politica economica ha pesantemente aggravato un quadro di crescente disuguaglianza sociale. Prendo in prestito le parole di Nello Gargiulo, rappresentante del Cile nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero: "Dai sotterranei della metropolitana il popolo pacifico si é riversato sulle piazze invocando anche giustizia e pace, per porre le basi di una società in cui la persona umana e la sua dignità siano effettivamente al centro e in cui i frutti del progresso non rimangano privilegio di pochi". Il disagio del Cile é oggi l’emblema piú recente di un continente in crisi, sociale e politica prima ancora che economica; il Sudamerica soffre ancora, ed é in alcuni casi alla ricerca di un improbabile equilibrio tra gli eccessi di facili e pericolosi populismi che a seconda delle convenienze si tingono di destra o di sinistra. È questa la sfida delle forze progressiste e socialdemocratiche; una scommessa che proprio a Santiago del Cile poche settimane fa avevamo posto al centro di una comune riflessione tra partiti politici europei e sudamericani. Precursori tempestivi di un dibattito che, alla vigilia del voto in Argentina e Uruguay e in un contesto continentale sempre piú instabile e allarmante, si rende oggi quanto mai necessario e attuale. L’Italia e l’Europa, storicamente e naturalmente partners del Sudamerica, non possono piú esimersi da un confronto permanente e a tutto campo su questi temi; anzi, dovrebbero rilanciare con forza una propria strategia di rapporto privilegiato con una regione straordinariamente ricca di opportunitá economiche ma soprattutto interessata a riscoprire e valorizzare la dimensione sociale e politica della relazione con il nostro Paese ed il vecchio continente. FABIO PORTA GIÁ PARLAMENTARE ITALIANO E ATTUALE COORDINATORE DEL PD IN AMERICA MERIDIONALE