In momenti come questo, momenti che tutti sappiamo arriveranno e che mai aspettiamo, ritenendo sempre remoto il passo finale, non c’é molto da dire a livello umano. E’ morto un uomo. Uno che era ammalato da tempo e che lo sapeva, uno ch’era stato operato poco tempo fa di una arteria ed al quale i medici dicevano di cambiare vita e stare a riposo,

uno che come tanti uomini e donne, per motivi diversi ma tutti importanti, non volle cambiare vita né riposarsi, né abbandonare quello che amava fare. Poteva essere sbagliato o no. Chi lo sá? Con ché misura si può catalogare la vita delle persone e le loro decisioni? Non siamo noi a dirlo, giustamente. La mia scelta e quella di tante persone che amai e che amo, é la stessa di Néstor Kirchner, ex presidente dell’Argentina, marito dell’attuale presidente e capo del Partido Peronista Nacional. Kirchner é morto oggi, 27 ottobre 2010, alle 9.30, a Calafate, la sua città dove iniziò la prima esperienza politica, dove forse andava a rasserenarsi ogni tanto e ad avere un momento di pace. Là il suo cuore si é fermato a sorpresa – ma non tanto- per noi e la sua famiglia. Oggi, la giornata disposta per il Censimento nazionale delle persone 2010 in Argentina, un giorno che doveva essere il più calmo dell’anno, é invece il giorno in cui è stato preso di commozione tutto il paese con questa notizia che non sappiamo ché conseguenze avrá a livello politico per tutti noi. E’ logico aver paura in Argentina, per di piú quando muore un condottiero. Quelli della mia etá ed i piú vecchi, che abbiamo vissuto il “dopo la morte di Eva Perón”, una vera condottiera accanto ad un personaggio pieno di contraddizioni come fú Perón, ma che senza dubbio cambió la politica nazionale e la storia di questo paese, non possiamo che avere preoccupazione. Io, piccola com’ero, ricordo chiara la frase di mio padre con le mani alla testa: ché cosa sará ora di questo paese! In quei tempi la guerra era vicina e mio padre veniva di soffrirla per sei anni e di crescere in un mondo fascista che si sgretoló davanti ai suoi occhi e che era ancora un rudere. Kirchener, invece, spero, speriamo tutti , muore in una Argentina piú adulta, piú lontana dalla terribile conseguenza della guerra di stato e lontana ormai da quegli anni di crisi economica che ci regaló Menem e la sua amicizia stretta con il FMI. Questo uomo che oggi scompare , che lascia la moglie un pó senza muro dove appoggiarsi ( chissá sia per questo che mi fanno paura i “matrimoni” tra condottieri , che in tanti casi sono l’unica uscita), ha governato l’Argentina in un momento che é stato cruciale, ha portato avanti il Paese, lo ha messo in condizioni di presenza mondiale e di unitá sufficiente per affrontare la crisi. Certamente, sono stata una critica costante di Kirchner, ma mai maliziosa. Ho grandi differenze di criterio con lui e la moglie. Ma sono stati scelti dalla popolazione di questo paese per governarci. E alla luce dei fatti, sotto un aspetto generale, non l’hanno fatto tanto male, se li paragoniamo con altri che avrebbero voluto quel posto per continuare la vecchia storia o per peggiorarla. Il tempo e la storia, da una parte e dall’altra, ne faranno l’interpretazione corrispondente. Noi, oggi, come argentini, cresciuti sotto il paternalismo alcune volte piú mite, come quello di Alfonsín ed altre tanto massacrante come quello delle Forze Armate Argentine, sentiamo che ci é morto il” padre” , un padre all’usanza dei padri attuali, discutibile, imperfetto agli occhi dei figli –anzi uno di quelli che si mostra com’é e non nasconde le imperfezioni- ma finalmente un personaggio sempre pronto ad accudire ai problemi della nazione e dei suoi abitanti.