(Antonina Cascio) - Domenica 3 ottobre mio padre compirà 90 anni. Nato nel 1920, certe volte ho fatica a pensare a quante cose ha vissuto e quante volte ha superato momenti difficili. Se credessi ai miracoli, mio padre potrebbe essere il riflesso di uno vero. Sei anni di guerra, interventi urgenti sul filo della morte, cadute da tanti metri di altezza ( era, é,muratore)...

Infine...credo che per qualche motivo speciale lui doveva arrivare a questa etá. Penso anche a come il mondo é cambiato in tutti questi anni, dei quali ne condivido 64 (non sono mica pochi), fatto che me lo fa sentire piú come un fratello che come un padre ormai. E’ cambiato il mondo ed é cambiata l’Italia. Quell’Italia fascista che lui ebbe la fortuna di rivedere negli anni ’80 credendo che aveva superato il razzismo, la povertá, la miseria, dopo la crudeltá e la distruzione della guerra, é tornata oggi indietro e quasi assomiglia a quella che lo ha visto nascere. Sui giornali, su internet, alla TV , si parla delle simpatiche stupidaggini del cavaliere Berlusconi, quelle che io chiamo con un nome piú grossolano che non riporto qui e che gli servono per far dimenticare alla popolazione quanto di , distruttivo e ingiusto ha il suo governo. Quando mio padre racconta qualche vicenda della sua gioventú, quando ricorda episodi della guerra e della fame che ha dovuto subire nascondendosi dai tedeschi nel nord, dove i “polentoni” sono stati tanto generosi da proteggerlo ed accoglierlo nelle loro case rischiando anche la morte, quando guardando indietro cammina ancora per la via Appia e dorme dentro il Coloseo durante il suo lungo ritorno a casa a piedi, trovo che c’era qualcosa come una speranza di migliorare il mondo, la vita delle persone che sono rimaste vive, di migliorare il futuro dell’Italia in quel giovane, in tutti quei giovani che sono tornati a casa a piedi dopo il ritiro dei tedeschi e una volta che il fronte di battaglia si spostó verso l’Est d’ Europa. E mi domando ché speranza hanno i giovani italiani in questo momento? Ché può aspettarsi un immigrante in Italia, uno che arriva a cercare lavoro credendo di trovare un paese dove si rispettano i diritti degli essere umani, uno che arriva in un paese dal quale i giovani debbono emigrare per trovarsi un futuro? Certamente il posto che l’Italia occupa nel Mediterraneo, tanto vicina all’Africa ed al Medio Oriente l’ha trasformata nel porto obbligato di quelli che fuggono dalla miseria e dal terrorismo di stato, una specie di pentola dove si trovano a bollire persone di tutti i colori e di tutte le regioni del mondo, una sfida troppo forte e troppo acuta per un solo e piccolo paese che si trova alla deriva nel mare delle vergogne berslusconiane. Ed invece questa pentola potrebbe far uscire dal suo ventre un saporito e meraviglioso ragú che potrebbe dar da mangiare a tutti. Basterebbe soltanto rispettare la costituzione, cercare alternative di soluzione tra paesi amici e tra emigrati italiani in altri paesi, ricordare il passato ed onorarlo. Basterebbe, come unico ed insostituibile atto di valore, cacciare fuori dalla politica il cavaliere Berlusconi, i suoi amici della Lega Nord e tutta la mafia che li circonda, tenendo fermamente presente quae punto di riferimento sia la costituzione che le leggi utilizzandole in maniera corretta ed adeguata. Ma sopratutto, basterebbe la volontà di farlo di compiere uno sforzo unitario del popolo italiano, per raggiungere la soluzione positiva dei tanti problemi sociali che oggi affliggono la nostra società. Dei 150 anni d’Italia, mio padre ne ha vissuti 90. Forse potrebbe essere utile la sua testimonianza assieme a quella di tanti altri italiani, per capire che certe cose si devono fare prima che sia troppo tardi.